Microsoft ha bloccato l’accesso a Israele a una sua tecnologia: cosa ha scoperto

Microsoft ha bloccato l’accesso a diversi suoi servizi a un’unità del Ministero della Difesa israeliano dopo aver trovato prove di alcune violazioni messe in atto dal governo israeliano nell'utilizzo dei suoi servizi di archiviazione e delle sua intelligenza artificiale. Tutto è iniziato dalle accuse mosse dal Guardian a inizio agosto secondo cui l'intelligence israeliana, nello specifico l'Unità 820, avrebbe utilizzato la tecnologia di Microsoft per intercettare milioni di telefonate fatte da civili palestinesi ogni giorno a Gaza e in Cisgiordania, violando in questo modo i termini di servizio stabiliti da Microsoft e che tutti i clienti, governi compresi, sono tenuti a rispettare.
Ad annunciarlo è stato lo stesso colosso tech in una nota del presidente Brad Smith ai dipendenti di Microsoft e pubblicata online sul sito di Microsoft. Nella nota Smith ha spiegato come la decisione di bloccare a Israele l'accesso ad Azure, la piattaforma di cloud computing di Microsoft, sia il risultato di loro indagini interne che hanno confermato alcuni elementi riportati dal Guardian. Nell'articolo in questione infatti il giornale inglese aveva segnalato come "più individui hanno affermato che l'Idf (l'esercito israeliano) sta utilizzando Azure per l'archiviazione di file di dati di telefonate ottenute attraverso una sorveglianza ampia o di massa dei civili a Gaza e in Cisgiordania".
Gli stessi civili che l'esercito israeliano continua a sterminare nonostante le innumerevoli richieste da parte della comunità internazionali di un cessate il fuoco. Proprio in questi giorni a New York l’Assemblea Generale dell’ONU si è riunita per discutere della questione palestinese, ma la delegazione palestinese non ha potuto partecipare fisicamente dopo la decisione di Trump di negargli il visto.
La decisione di Microsoft
In seguito alle indiscrezioni rivelate dal Guardian, l'azienda di Redmond – spiega Smith – ha avviato una revisione per verificare le accuse mosse dal giornale, "sulla base di due principi – spiega – entrambi basati sulla protezione della privacy", un diritto fondamentale per l'azienda, oltre che un valore aziendale su cui costruisce la fiducia dei clienti nei servizi offerti. L'altro invece è il rispetto della privacy dei clienti. "Ciò significa, tra le altre cose, che non accediamo ai contenuti dei nostri clienti in questo tipo di indagine", spiega Microsoft.
Cosa ha scoperto Microsoft su Israele
Come aveva spiegato pubblicamente, Microsoft ha ritenuto necessario approfondire le accuse del Guardian sul presunto uso illegittimo da parte del Ministro della Difesa della sua tecnologia: "Dal 15 agosto, abbiamo condotto questa revisione rispettando entrambi questi principi, nonché le politiche, i contratti e gli impegni dei clienti dell'azienda". Questo significa che durante i controlli Microsoft non ha avuto accesso ai contenuti del Ministero della Difesa israeliano, ma si sono concentrati sui "conti finanziari, documenti interni e comunicazioni via e-mail e messaggi", e altri dati.
Durante queste operazioni di verifica Microsoft ha trovato "prove che confermano alcuni elementi riportati dall'articolo del Guardian. Queste prove includono informazioni relative al consumo di capacità di archiviazione Azure da parte dell'IMOD (il Ministero della Difesa israeliano) nei Paesi Bassi e all'uso di servizi di intelligenza artificiale". Da qui la decisione di interrompere e disabilitare diversi abbonamenti acquistati dal Ministero della Difesa israeliano e i relativi servizi, che includono tecnologie di archiviazione cloud e di intelligenza artificiale, all'unità 820.
"Non forniamo le nostre tecnologie per la sorveglianza di massa"
Rispetto all'oggetto delle accuse mosse in primis dal Guardian a Israele, ovvero l'uso illegittimo della piattaforma di archiviazione Azure per monitorare le chiamate dei civili palestinesi, Microsoft ribadisce in modo netto la sua posizione attraverso le parole di Smith:
"Non forniamo tecnologie che facilitino la sorveglianza di massa dei civili. Abbiamo applicato questo principio in tutti i paesi del mondo e lo abbiamo ribadito più volte nel corso di oltre vent'anni. Per questo motivo, il 15 agosto abbiamo dichiarato pubblicamente che i termini di servizio standard di Microsoft vietano l'uso delle nostre tecnologie per la sorveglianza di massa dei civili".