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La Sindone non ha mai avvolto un corpo umano: “Vi spiego per cosa potrebbe essere stata usata”

Un’analisi digitale 3D condotta da Cícero Moraes mette in discussione la tradizionale interpretazione della reliquia torinese. Lo abbiamo intervistato per capire come è stato condotto lo studio e quali implicazioni potrebbe avere.
Intervista a Cícero Moraes
Designer e specialista di ricostruzioni forensi
A cura di Elisabetta Rosso
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Cicero Moraes | Le analisi sulla Sindone
Cicero Moraes | Le analisi sulla Sindone

Secondo Cícero Moraes la Sindone potrebbe non aver mai avvolto un corpo umano. Il designer brasiliano e specialista di ricostruzioni forensi ha analizzato la forma dei segni impressi sul lenzuolo di lino custodito nel Duomo di Torino. Secondo lo studio, intitolato Image Formation on the Holy Shroud – A Digital 3D Approach e pubblicato sulla rivista Archaeometry, le tracce lasciate sulla Sindone non sarebbero compatibili con un corpo umano tridimensionale, bensì con un bassorilievo.

“Questo lavoro ha cercato di evidenziare l'origine piatta o a bassorilievo della fonte della stampa, nota come Sindone di Torino. Questo studio corrobora l'approccio di Dale, che indicherebbe che l'opera potrebbe essere riconosciuta come uno dei capolavori dell'arte cristiana”, si legge nello studio. Una tesi che potrebbe cambiare radicalmente la percezione della Sindone: non più reliquia miracolosa, ma straordinaria opera d’arte medievale.

Questo non è il primo studio scientifico sulla Sindone. Una serie di analisi incrociate realizzate nel 1988 hanno collocato la reliquia molto dopo gli anni in cui è fissata la vita di Cristo, nello specifico tra il 1260 e il 1390. Per capire meglio come è stata condotta l'analisi e quali implicazioni potrebbe avere, abbiamo intervistato Cícero Moraes.

Come mai ha deciso di studiare la Sindone?

L’anno scorso è iniziato un dibattito sulla Sacra Sindone in un gruppo WhatsApp della Mensa (una società internazionale composta da persone con alto potenziale cognitivo), di cui faccio parte. Ho avuto così l’opportunità di leggere alcuni articoli e fonti condivise dai membri. Analizzando questo materiale, ho notato delle incongruenze strutturali nel corpo rappresentato. Da quel momento ho iniziato ad approfondire l’argomento, e poi ho deciso di pubblicare l'articolo.

Quali procedure ha seguito?

Ho realizzato simulazioni digitali, affiancate da un esempio realizzato con un metodo analogico.

E così ha capito che le impronte lasciate sulla Sindone di Torino non sono compatibili con un corpo umano?

Nel mio caso, lavorando da molti anni con il 3D e con la conversione di oggetti tridimensionali in immagini bidimensionali, cioè da superfici volumetriche a superfici planari, so bene che questo processo comporta inevitabilmente un certo grado di deformazione. Così, osservando l'immagine della Sindone, mi è apparsa subito evidente la sua natura ortogonale.

Si spieghi meglio.

L’immagine somiglia più a una fotocopia che a un’impronta lasciata da un corpo reale. Nel 3D, ad esempio, utilizziamo una tecnica chiamata UV mapping per generare mappe facciali, ovvero un’immagine piatta di un volto che viene poi proiettata su un modello tridimensionale. Alcune persone trovano questa proiezione inquietante, perché sembra che un rullo compressore abbia appiattito il viso.

Credito: Park et al. (2005) – Creative Commons
Credito: Park et al. (2005) – Creative Commons

Quindi cosa avrebbe coperto la Sindone?

Dalle mie analisi, l’origine sembra essere un basso rilievo, probabilmente derivato da un’opera funeraria, perché la deformazione dell’immagine ottenuta da un basso rilievo è altamente compatibile con quella osservata sulla Sindone. Inoltre, la "posa modesta”, con le mani incrociate sui genitali per coprirli, è già presente in fonti pittoriche cristiane dell’XI secolo e in bassorilievi funerari a partire dallo stesso periodo.

Tomba di Giovanni Carbone (XIV sec.) – Creative Commons
Tomba di Giovanni Carbone (XIV sec.) – Creative Commons

Quando ha capito che era impossibile che avvolgesse un corpo umano? Mi spiega il processo?

Ho effettuato due simulazioni: una con un tessuto che si adagia su un corpo 3D e un’altra con il tessuto che si adagia su un basso rilievo. Nel software ho attivato un sistema di posizionamento per prossimità e ho potuto osservare una “mappa di contatto” che disegnava l’immagine risultante. Nel caso del corpo umano, l’immagine risultante era fortemente deformata, molto diversa da quella della Sindone. Invece, l’immagine prodotta dal basso rilievo era altamente compatibile. Alcuni sindonologi hanno cercato di criticare il mio lavoro dicendo che avrei dovuto avvolgere il corpo con il tessuto, ma se lo avessi fatto, la deformazione sarebbe stata ancora maggiore.

La Diocesi di Torino ha definito la sua ricerca superficiale e l’ha smentita. Come risponde a queste “accuse”?

Ho letto la lettera del Cardinale Roberto Repole, e ho visto un leader religioso che protegge la Sindone con cautela. Non ho trovato critiche tecniche dirette, poiché, a quanto pare, le ha delegate al Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS), che ha pubblicato una nota stampa. Ho risposto a quella nota, dimostrando che non affrontava realmente il contenuto del mio articolo e che conteneva varie inesattezze. Inoltre, citava estratti di articoli giornalistici come se fossero parti del mio studio pubblicato, cosa che non è vera. Ho parlato con uno degli autori della nota e ho potuto verificare che effettivamente si erano sbagliati su diversi punti.

Hanno anche citato l’effetto “Maschera di Agamennone”, secondo il quale l’immagine della Sindone sarebbe una proiezione ortogonale. Come risponde?

Non ho mai sostenuto che il mio studio fosse innovativo nel dimostrare che l’immagine è ortogonale. Forse la novità risiede nel carattere didattico con cui è stato illustrato il processo, nell’uso di software libero e gratuito, e nella condivisione delle fonti, così che chiunque possa replicare lo studio.

Un metodo che è stato criticato dai sindonologi…

Sì, hanno criticato l’uso di questo tipo di software come se non fossero strumenti scientifici. In realtà queste tecnologie vendono utilizzate nella pianificazione di interventi chirurgici umani e veterinari, e che la soluzione che ho creato è usata da chirurghi in 33 paesi e pubblicata ampiamente. Basta una semplice ricerca su PubMed, un aggregatore di articoli scientifici medici  o su Google Scholar  per verificare che il software che ho creato è ben documentato e applicato in casi clinici complessi. Il fatto che sia open source e gratuito dimostra quanto sia trasparente.

Sta lavorando ad altri progetti ora?

Sì, molti. Attualmente sto sviluppando un sistema di misura tripla per la determinazione del volume cerebrale o della capacità cranica in neonati, bambini e adulti. Questo approccio consentirà lo screening di casi di microcefalia e megalencefalia in modo gratuito, non invasivo e facilmente utilizzabile da parte dei professionisti della salute.

Intende continuare le sue ricerche sulla Sindone?

Per ora no, sono impegnato in altri lavori nei campi della medicina, odontoiatria, antropologia, archeologia, statistica e discipline affini. Ma chissà, forse in futuro.

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