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La parabola dei preti influencer: stanno seguendo un copione che i social conoscono bene

Dopo il caso di don Alberto Ravagnani, ora arriva un altro video da un prete influencer. Don Roberto Fiscer ha pubblicato un video in cui dice di voler lasciare i social per i commenti ricevuti. Nulla di nuovo. Anzi. I casi, i commenti negativi e gli annunci sulla fine della presenza sui social sono eventi canonici nella vita di un influencer.
A cura di Daniele Polidoro
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Anche i preti influencer stanno vivendo la loro damned era. Il boom degli ultimi mesi di creator sacerdoti, riconosciuto anche da Papa Leone XIV e celebrato a Roma a fine luglio durante il Giubileo degli influencer cattolici, negli ultimi giorni ha vissuto una brusca inversione. Al pari degli influencer classici, anche i don stanno facendo i conti con i meccanismi diabolici che si nascondono tra like, stories e follower.

L’ultimo, in ordine di tempo, è stato don Roberto Fiscer, sacerdote genovese che da anni su Instagram e TikTok realizza contenuti sul tema della fede, ma non solo: per attirare il mondo dei giovani, il parroco ha sempre sfruttato trend, challenge e balletti adattandoli a quello che poteva essere il suo target di riferimento. Tuttavia, qualche giorno fa, il don su TikTok ha postato un video in cui annuncia di voler lasciare momentaneamente i social. Un video in cui, come da tradizione, sono seguiti subito altri contenuti.

"Questa sera non condivido con voi il solito video, ma volevo comunicarvi una decisione che sto prendendo, che sto maturando in queste settimane: quella di lasciare per un po’ di tempo, non so per quanto, questa famiglia. Perché per me questa è una famiglia. Perché? Perché si è alzato il livello di violenza, di aggressività, nei commenti sotto i miei video. E questo mi ferisce".

Il caso di Rossetto e Cioccolato

Uno dei video più discussi di Fiscer nell’ultimo periodo è stato quello in cui, come spesso ha fatto in passato, cavalcava uno dei trend di TikTok. Vestito con i paramenti liturgici, il don ha scelto di simulare il momento della consacrazione del corpo e del sangue di Cristo con le strofe della canzone “Rossetto e cioccolato” di Ornella Vanoni, che è tornato virale nell’ultimo periodo sulla piattaforma. Un gesto considerato “blasfemo”. Il testo della canzone è una metafora erotica tra le più potenti della musica italiana.

Dopo un mese di critiche per questo e per altri contenuti, dunque, Fiscer ha postato il suo personalissimo video-sfogo soltanto pochi giorni dopo il caso scatenato da un altro collega, Don Alberto Ravagnani. Anche lui attivo da anni come sacerdote digitale. Ravagnani ha promosso sui social un integratore. Un contenuto a pagamento che ha suscitato un mare di polemiche e al quale il parroco ha risposto tramite le pagine di Fanpage.it: “Anche Gesù lavorava. È come se un prete non potesse fare delle cose per sé. Poi è pieno di preti che hanno la bella macchina e il bel telefono. E con quali soldi li prendono? Con quelli dell'8 per mille”, si era giustificato.

Parole che aveva utilizzato anche nelle sue Stories di Instagram ma che avevano convinto poco i follower-fedeli. Ancora meno la curia di Milano, che ha chiarito la sua posizione a RTL: "C'è stata una chiacchierata molto tranquilla in cui gli è stato fatto presente che questa pubblicità sui social non è stata ritenuta opportuna. Nessuna sanzione disciplinare".

Cosa stanno facendo i sacerdoti sui social

Anche i don, quindi, stanno attraversando la stessa parabola dei loro predecessori laici. Da Chiara Ferragni a Martina Strazzer, passando per NewMartina. Ogni influencer che si rispetti, per essere considerato tale, deve attraversare il proprio personalissimo calvario di insulti, attacchi e critiche. A colpa o a ragione, non importa. Si tratta di un qualcosa che fa parte di un sistema ormai noto a chi segue le dinamiche di internet: dopo il picco di popolarità, il successo, i social inevitabilmente arrivano a metterti di fronte a una polemica. Arriva quindi il momento in cui il patto di fiducia, la magia con i follower, in questo caso anche fedeli, si rompe. Ed è qui che si crea il cortocircuito. Seguono video di scuse, allontamento per qualche tempo dalle piattaforme e un confronto più o meno diretto a giustificare le proprie scelte.

Non basta quindi un colletto o un crocifisso per uscire da un mondo infernale, in cui allontanare i mercanti dal tempio diventa sempre più difficile. Gli influencer, come i sacerdoti, sono umani e peccano allo stesso modo, anche se la storia di Fiscer e Ravagnani hanno delle discrepanze evidenti negli episodi ma non nel contesto in cui sono avvenute. Come ogni novità, anche il mondo dei preti social, si sta scontrando con una realtà che, almeno all’esterno, tiene conto di una certa etica.

Come ogni mondo inesplorato, anche quello dei preti influencer e missionari digitali manca di regole. Un po’ perché la Chiesa avrebbe altro di cui occuparsi, un po’ perché evidentemente non ci si aspettava che il mondo dei social portasse a prendere strade inesplorate, che non sempre portano a Roma, ma che anzi vengono scambiate con un’autostrada diretta a Sodoma e Gomorra.

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