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Il libro che Facebook non vuole farti leggere: il caso Carless People

Meta è riuscita a bloccare la promozione e la distribuzione del libro sfruttando un accordo di riservatezza che i dipendenti devono firmare quando entrano in azienda. Il tentativo di censura potrebbe però al contrario puntare i riflettori sul libro di Sarah Wynn-Williams.
A cura di Elisabetta Rosso
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Meta sta cercando in tutti i modi di censurare il libro "Careless People" di Sarah Wynn-Williams. È l'ex direttrice delle politiche pubbliche globali di Facebook che ha deciso di raccontare la della gestione interna di Meta, il risultato è un ritratto critico di una società dove trovano spazio molestie sessuali e mobbing. Meta ha appena ottenuto un'ingiunzione per impedire a Wynn-Williams di promuovere e distribuire il suo libro. Chiunque lo voglia leggere però può acquistarlo, e il goffo tentativo di censura potrebbe paradossalmente puntare i riflettori su Careless People, il libro che Meta non vuole farti leggere.

Williams, ex diplomatica neozelandese, ha lavorato più di sei anni dentro Facebook, poi è stata licenziata nel 2017. Nel suo libro descrive i viaggi internazionali con Zuckerberg e Sheryl Sandberg, allora direttore operativo di Facebook, gli incontri con primi ministri e le serate giochi tavolo dove tutti lasciavano vincere Zuck. Non solo, nel libro ci sono anche prevaricazioni, atteggiamenti misogini, la gestione opaca delle relazioni con il governo cinese e una denuncia di molestie sessuali che avrebbe portato al licenziamento di Wynn-Williams.

Perché Meta non vuole che tu legga Careless People

Meta è riuscita a bloccare la promozione e la distribuzione del libro sfruttando un accordo di riservatezza che i dipendenti devono firmare quando entrano in azienda. Viktorya Vilk, direttrice per la sicurezza digitale e la libertà di espressione presso il gruppo del Primo Emendamento PEN America, ha spiegato a New York Times: "Sono rimasta colpita dall'enorme ipocrisia di Meta che cerca sfacciatamente di sopprimere la libertà di parola attraverso l'intimidazione legale, solo pochi mesi dopo aver abbandonato gli sforzi professionali di fact-checking e le politiche di incitamento all'odio con il pretesto di difendere la libertà di parola".

Il caso arriva in un momento di incertezza normativa, e infatti 2023 il National Labor Relations Board ha stabilito che è illegale per le aziende offrire accordi di buonuscita che impediscano ai lavoratori di rilasciare dichiarazioni potenzialmente denigratorie sui precedenti datori di lavoro, per esempio denunciare molestie sessuali o aggressioni sessuali. Questo è successo però durante l'amministrazione Biden, ora gli stretti legami tra i dirigenti Meta e l’amministrazione Trump, potrebbero offrire all'azienda maggiore protezione. Non è la prima volta che Meta cerca di mettere a tacere una voce dissonante, e anche in questo caso ha portato avanti la sua politica del "chi parla paga".

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