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Dentro la trappola dello scrolling infinito: perché i video brevi possono danneggiare il cervello

I video brevi di cui si nutrono gli algoritmi dei social possono alterare lo sviluppo del cervello soprattutto nei bambini e adolescenti con effetti sulla capacità di attenzione, concentrazione e regolazione delle emozioni.
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Da tempo gli psicologi esperti di infanzia e adolescenza hanno dato l'allarme: l‘uso non controllato dei social può avere effetti negativi sullo sviluppo cognitivo in tanti modi diversi. Il problema non riguarda soltanto il rischio di contenuti violenti o non appropriati per la loro età, ma soprattutto le modalità di fruizione intrinseche dei social, che permettono di visualizzare una quantità potenzialmente infinita di contenuti senza lasciare all'utente il pieno controllo di cosa effettivamente vedere.

In molti l'hanno definita la trappola dello "scrolling infinito", ovvero il fenomeno per cui l'attesa di un contenuto sempre nuovo ci spinge a scrollare ancora, perdendo quasi il controllo su quello che davvero vogliamo fare o vedere. Soprattutto negli utenti più giovani, questo meccanismo  può rendere davvero difficile stabilire dei confini sani all'utilizzo dei social. Ma cosa significa questo per lo sviluppo cerebrale dei bambini e preadolescenti?

Perché i video brevi rappresentano un rischio

I video brevi di cui si nutrono gli algoritmi dei social, hanno tutti una caratteristica in comune: essere estremamente brevi. E la loro durata è parte centrale del problema, come ha spiegato Katherine Easton, docente di Psicologia dell'Università di Sheffield, in un articolo su The Conversation, perché questi contenuti stanno di fatto plasmando il modo di rilassarsi, comunicare e perfino di pensare dei preadolescenti. Questo può avere sul lungo periodo effetti sulla concentrazione, l'autoregolazione, l'umore e il sonno.

Scrollare costantemente i social sottopone il cervello a stimoli continui, privandolo di quei momenti di pausa che sono necessari per recuperare l'attenzione. Soprattutto nei più giovani questo "può indebolire il controllo degli impulsi e la concentrazione": un vasto studio del 2023 ha infatti collegato la fruizione di video brevi a una peggiore salute mentale e a prestazioni cognitive e livelli di concentrazioni inferiori.

L'impatto sul controllo delle emozioni

Ma i video brevi possono anche modificare la regolazione dell'umore: quando siamo su un social infatti questo ci propone in continuazione video sempre diversi. Si può passare da un video divertente a un video triste senza nemmeno avere il tempo per rendercene conto. Questo è particolarmente vero per i bambini che non avendo nessuna anticipazione o informazione di contesto possono finire a guardare contenuti che non avrebbero voluto vedere. Oltre al rischio di finire esposti a contenuti violenti o inappropriati per la loro età, questi continui sbalzi emotivi possono compromettere il normale sviluppo del loro cervello.

Essere esposti a un flusso continuo di nuovi stimoli potrebbe avere avere un altro effetto collaterale potenzialmente pericoloso, ovvero impedire ai bambini di imparare a gestire la noia o le emozioni negative ."Quando ogni momento tranquillo è pieno di intrattenimento veloce, i bambini perdono la possibilità di sognare a occhi aperti, inventare giochi, chiacchierare con la famiglia o semplicemente lasciare che i loro pensieri vaghino", spiega l'esperta.

Può sembrare un controsenso, ma anche il tempo trascorso apparentemente senza far nulla è utile, perché è in questi momenti che il cervello di un bambino impara – prosegue l'esperta – a calmarsi e a sviluppare la concentrazione interna. A Fanpage.it lo psicologo Giuseppe Lavenia aveva spiegato come gli schemi possano attivare un "circuito di gratificazione immediata" fatto di mi piace, notifiche, scroll, commenti, a cui il cervello si abitua facilmente. Il rischio è così quello di sviluppare una dipendenza comportamentale. Quando infatti questo meccanismo viene improvvisamente spezzato l'adolescente può vivere una vera e propria crisi comportamentale con sintomi che nei casi più gravi assomigliano a quelli di una crisi di astinenza, come ansia, scoppi d'ira, tremori o agitazione.

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