Cosa sappiamo su Biohub: l’esperimento di Zuckerberg per eliminare per sempre le malattie umane

Biohub è l’ultima grande scommessa di Mark Zuckerberg. Non è un’azienda tecnologica né una fondazione di ricerca, ma una rete di laboratori che punta ad eliminare per sempre le malattie umane. Il progetto promette di usare l’intelligenza artificiale per analizzare il funzionamento delle cellule e anticipare i sintomi prima ancora che si manifestino. "Quando abbiamo iniziato, volevamo aiutare gli scienziati a curare o prevenire tutte le malattie entro il secolo. Oggi, grazie all’IA, crediamo che questo possa accadere molto prima", ha dichiarato Mark Zuckerberg.
Per questo il miliardario ha deciso di puntare tutto su Biohub: in un comunicato stampa a inizio novembre la Chan Zuckerberg Initiative (CZI) – ente di beneficenza fondato con sua moglie Priscilla Chan – ha annunciato di voler concentrare la maggior parte dei propri investimenti proprio su Biohub, trasformandolo nel fulcro della sua attività filantropica per i prossimi anni.
Biohub non è soltanto una rete di laboratori, ma una nuova forma di filantropia scientifica, che investe sulla tecnologia come principale mezzo per migliorare la condizione umana. È una visione che riflette lo spirito della Silicon Valley — veloce, ottimista, quasi messianico — ma che solleva anche interrogativi etici e culturali.
Intelligenza artificiale e medicina di frontiera: dentro Biohub
Biohub è stata fondata nel 2016 e negli anni è diventata un punto di riferimento per la ricerca interdisciplinare. È infatti un ambizioso esperimento di collaborazione tra scienziati, ingegneri e informatici, che oggi si apre a nuove alleanze strategiche. Proprio in questa direzione, Biohub ha annunciato una partnership con EvolutionaryScale, società specializzata in intelligenza artificiale applicata alla biologia molecolare. L’obiettivo, dichiarano i fondatori, è “accelerare in modo radicale i progressi scientifici per comprendere e affrontare le malattie umane”.
Il programma di Biohub prevede la costruzione di un’infrastruttura di calcolo immensa: entro il 2028, i laboratori dovrebbero disporre di oltre diecimila GPU dedicate alla modellazione cellulare. L’obiettivo non è semplicemente analizzare dati, ma creare un “gemello digitale” della cellula umana — un modello predittivo capace di anticipare come le cellule reagiscono a un virus, a un farmaco o a una mutazione genetica. "Con i progressi compiuti su questo tipo di sistemi, crediamo che alla fine potremmo riuscire a realizzare decenni di scoperte in pochi mesi", ha spiegato Biohub in un comunicato stampa. "Crediamo che questo contribuirà a dare il via alla medicina di frontiera".
Il progetto non è un caso isolato. Il mercato della salute e della longevità e in forte espansione: tra investimenti in intelligenza artificiale applicata alla genomica, medicina rigenerativa e terapie anti-invecchiamento, le aziende puntano sempre più sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce delle malattie. Solo nel 2024, le imprese del settore hanno raccolto oltre 8 miliardi di dollari, segno che la medicina del futuro si sta spostando dalla cura alla prevenzione, cercando di estendere non solo la vita, ma soprattutto la salute.
Il rischio di una scienza privata
Biohub promette diagnosi precoci, trattamenti personalizzati e sistemi immunitari riprogrammati per prevenire le malattie prima che si manifestino. Eppure, in questa corsa verso il futuro, emergono nuovi interrogativi. Da un lato, c'è l'entusiasmo verso intelligenze artificiali che possano rendere la scienza più rapida, accessibile e trasformativa. Dall’altro, la preoccupazione che un numero ristretto di attori privati (come Zuckerberg e Chan) possa decidere in modo unilaterale le priorità della ricerca mondiale, spostando risorse e attenzione verso progetti tecnologici ambiziosi ma lontani dai bisogni immediati.
L’approccio di Zuckerberg e Chan, focalizzato su grandi scommesse tecnologiche, riflette una filosofia “venture” applicata alla filantropia: investire in ciò che può cambiare radicalmente il mondo, anche a costo di trascurare ciò che serve nell’immediato. Siamo di fronte a un esperimento di proporzioni storiche: una coppia di miliardari che decide di trasformare la propria fortuna in una piattaforma per riscrivere le basi della biologia umana. È facile essere scettici, e legittimo chiedersi chi controllerà le scoperte, come saranno condivisi i dati e quali interessi guideranno le priorità.