Come funziona Chat Control, il piano sulla verifica dei messaggi di cui si parla in Europa

La Germania si è schierata contro Chat Control e ora la sua posizione inclina il piano. La proposta di legge vuole obbligare obbligare le piattaforme di messaggistica, email e social network — come WhatsApp, Signal, Telegram o Gmail — a scansionare automaticamente i messaggi, le immagini e i file degli utenti per individuare eventuali contenuti illegali, in particolare materiale pedopornografico. Il regolamento ha sollevato preoccupazioni legate alla privacy degli utenti e il no della Germania arriva a meno di una settimana dal voto del Consiglio Ue previsto per il 14 ottobre.
Il Child Sexual Abuse Regulament (Csar) – è questo il nome ufficiale anche se tutti stanno utilizzando Chat Control – per essere approvato necessita di una maggioranza qualificata, quindi il sostegno di almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino complessivamente almeno il 65% della popolazione dell’Unione. Ma con la Germania contrario si apre un nuovo scenario. Per capire meglio abbiamo parlato con Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy.
Il paradosso dell'Unione europea e Chat Control
I critici avvertono che i sistemi di scansione basati sull’intelligenza artificiale previsti dalla proposta europea rischiano di compromettere la crittografia end-to-end, esponendo tutte le comunicazioni digitali a potenziali violazioni e abusi. Come spiega Bernandi, "se il testo proposto dalla Commissione Europea dovesse essere approvato senza che siano apportate le dovute modifiche, le piattaforme di messaggistica e posta elettronica come WhatsApp, Telegram o Gmail scansionerebbero automaticamente ogni nostro messaggio, immagine o video con lo scopo di verificare se contenga materiale pedopornografico o tentativi di adescamento indirizzati a minori".
Un metodo che può avere effetti complessi: "Così facendo verrebbe attuata una sorveglianza di massa indiscriminata che metterebbe sotto controllo tutte le comunicazioni private di centinaia di milioni di utenti per cercare di scovare un numero esiguo criminali". Questo approccio, spiega Bernardi, "violerebbe paradossalmente i diritti fondamentali che la stessa UE ha riconosciuto ai propri cittadini, calpestando così i principi costituzionali e i valori democratici su cui si basa l’Unione Europea."
Perché è così difficile trovare un accordo
Il caso Chat Control va avanti da anni. La Commissione Europea aveva presentato per la prima volta la proposta nel 2022, con l’obiettivo di arginare la diffusione di materiale pedopornografico online. Ora i governi nazionali stanno cercando di trovare una posizione comune da cui partire, ma le divergenze sul tema della sorveglianza digitale e della protezione della privacy continuano a rendere il percorso estremamente complesso.
"La pedopornografia e gli abusi sui minori sono ovviamente fenomeni da combattere con severità, ma occorre agire con buon senso, anche se non è facile trovare soluzioni che siano veramente efficaci e rispettino la privacy degli utenti, e il controllo massivo sugli strumenti comunemente utilizzati dagli utenti non lo è affatto", ha spiegato a Fanpage.it Bernardi. "Innanzi tutto, gli algoritmi non sono infallibili, possono generare molti falsi positivi che porterebbero a indagare su degli innocenti, ma soprattutto i professionisti del crimine non usano certo WhatsApp e Gmail, piuttosto si avvalgono del Dark Web".
Secondo Bernardi è inutile guardare il dito anziché la luna, ignorando che la maggior parte dei contenuti pedopornografici circolano nelle acque torbide dell’Internet più profonde e incontrollate. "Anche se soluzioni perfette probabilmente non esistono, in ogni caso i controlli preventivi dovrebbero essere fatti solo in presenza di un fondato sospetto come avviene per le indagini sulla criminalità organizzata. Ma se proprio si dovesse ricorrere a controlli preventivi e generalizzati, allora si dovrebbe farli sul Dark Web e non sulla rete pubblica, motivo per cui a mio avviso la proposta di Regolamento Chat Control è da stracciare".
Quando la sicurezza diventa sorveglianza: l’UE di fronte al bivio
Secondo i dati raccolti da fightchatcontrol.eu, allo stato attuale la situazione tra gli Stati membri dell’UE appare frammentata: tra i Paesi contrari figurano Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia e Slovenia; tra quelli favorevoli si trovano Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Malta, Portogallo, Romania e Spagna; infine, Belgio, Grecia, Italia, Lettonia, Slovacchia e Svezia restano ancora indecisi.
"La Germania assume una posizione coerente con gli ideali su cui è stata fondata l’Unione Europea e con i diritti fondamentali che per molti decenni hanno accomunato tutti gli Stati membri. Ma se ora quei pilastri fossero messi in discussione o addirittura accantonati, il rischio non è solo quello della privacy dei cittadini, ma della coesione stessa dell’intera UE", ha spiegato Bernardi. "L’auspicio è quindi quello che sia la Germania che gli altri Stati membri che indugiano nell’opporsi fermamente alla creazione di una società del controllo di massa ritrovino l’unità di pensiero tenendo saldi i princìpi fondanti dell’Unione Europea".