Chi si nasconde dietro Boss Miao, la mente di Phica: l’inchiesta di Fanpage.it

Continuano le indagini sul sito sessista Phica. Nella giornata di oggi è previsto un vertice in Procura. Dunque, potrebbero arrivare importanti aggiornamenti. Una delle figure chiave dello scandalo è un uomo che si faceva chiamare Phica Master o Boss Miao. Cosa sappiamo di lui, la storia di Alessandra che ha portato alla luce il giro di soldi su Phica e il commento dell’avvocato Alfredo Esposito.
A cura di Daniela Seclì
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Continuano le indagini sul sito sessista Phica.eu. Oggi, martedì 2 settembre, si terrà un vertice in Procura a Roma per discutere del primo materiale raccolto. Come rivelato da Fanpage.it, una delle figure chiave dello scandalo è colui che si faceva chiamare Phica Master o Boss Miao. Sosteneva di essere l'admin del sito per adulti e quando le donne lo contattavano per chiedere la rimozione di foto pubblicate senza consenso su Phica, proponeva il pagamento di pacchetti da 250 a 1000 euro al mese.

Chi è Boss Miao, l'uomo che chiedeva soldi per rimuovere le foto

Come verificato da Fanpage.it, Boss Miao è il nickname Telegram dell'uomo che proponeva pacchetti da 250 a 1000 euro mensili per rimuovere le foto dal sito Phica. Giustificava quelle cifre sostenendo che si sarebbe occupato di fare sparire i contenuti illeciti e offensivi anche da siti terzi (Nella mail di seguito, il dettaglio di ciascun pacchetto). Boss Miao, che rispondeva anche alla mail phicamaster@phica.net proponeva alle donne che chiedevano la rimozione delle loro foto anche pagamenti a ore: "30 euro all'ora" con proposte complessive che superavano anche i 2000 euro per scandagliare Phica e siti terzi, trovare i contenuti illeciti e richiederne la rimozione. Sosteneva di non occuparsi personalmente del lavoro, ma di avvalersi dell'aiuto di "operatori". Boss Miao, che nel frattempo ha modificato il suo nickname su Telegram, faceva in modo che i pagamenti con Paypal fossero accreditati sul conto di una certa Giulia, mentre quelli con bonifico istantaneo sull'Iban di una donna di nome Giada. L'uomo richiedeva anche pagamenti in bitcoin. La rimozione dei link avveniva dopo la ricezione dei soldi, di una delega scritta e di un documento.

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La storia di Alessandra che ha fatto luce sul giro di soldi su Phica

A fare luce sul giro di soldi su Phica è stata la storia di Alessandra (nome di fantasia), una nota showgirl italiana che ha affidato la sua testimonianza a Fanpage.it. La donna ci ha rivelato che dopo essersi messa in contatto con la mail degli admin di Phica, ha ricevuto il contatto di un profilo Telegram a cui rivolgersi – @bossmiao appunto – e successivamente delle proposte di pagamento per ottenere la rimozione dei contenuti di cui era suo malgrado protagonista. Alessandra, a causa della vicenda, stava vivendo un momento di grande fragilità: "Stavo diventando matta, è stato tremendo, non mangiavo più". Per mettere fine all'incubo in cui era piombata ha deciso di pagare:

Il primo mese ho pagato a Giulia 250 euro per la rimozione dei contenuti su Phica.net. Le ho mandato il mio passaporto e un foglio con la richiesta (una delega, ndr). Poi 700 euro sempre a Giulia e poi altri 700 euro ma a Giada.

Pagamenti di cui abbiamo visionato le ricevute.

Il parere dell'avvocato: "Probabile condotta estorsiva"

L'avvocato Alfredo Esposito di “Difesa D’Autore”, studio specializzato in diritto d'autore e nuove tecnologie, ha commentato la storia di Alessandra ai microfoni di Fanpage.it:

La dinamica, così come è descritta, sembra una condotta estorsiva a tutti gli effetti. Laddove poi ci sia stato anche il pagamento ci troveremmo di fronte a un'estorsione consumata.

L'avvocato ha proseguito: "Ci troviamo davanti a un sistema economico incredibilmente avanzato. Come abbiamo visto attraverso delle indagini, il sito veniva raggiunto da milioni di visitatori al mese. Essendoci delle monetizzazioni tramite Google Ads queste pubblicità venivano poi materialmente pagate. Questo sito era aperto da tantissimi anni, oggi c'è stata un presa di posizione culturale che ha permesso a questo sito di chiudere". E ha concluso: "Oggi il pericolo è che questo sito o siti del genere possano semplicemente aprire su piattaforme extra europee. Il sito potrebbe aprire fuori dal territorio europeo e quindi rendere l'applicazione delle normative più complessa".

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