Caso Anna Madaro, le foto prese dai social e commentate sul forum porno: cosa rischiano ora gli iscritti

Il caso del gruppo Facebook "Mia Moglie", dove per anni i partecipanti hanno condiviso le foto intime di quelle che dicevano essere le loro mogli e compagne, trattando i loro corpi e quindi la loro stessa identità come mera merce di scambio, ha scoperchiato il vaso di Pandora. Dopo le tantissime denunce contro il gruppo Facebook, finalmente rimosso da Meta, diverse donne, anche note sui social e non, come la creator Anna Madaro o la cantante Martina Attili, hanno denunciato la presenza di loro foto su un forum pornografico dove terzi le hanno pubblicate senza il loro consenso e completamente a loro insaputa.
Si tratta di foto che vengono prese dai profili social delle dirette interessate e date in pasto a questi forum, dove centinaia di utenti le commentano in modo sessualmente esplicito e senza nessuno rispetto verso i soggetti coinvolti. Questo tipo di condotta può avere anche severe conseguenze da un punto di vista giuridico. Anche quando le foto in questione sono state prese da profili social dei soggetti coinvolti. Anche quando si tratta di personaggi noti con centinaia di migliaia di follower. A Fanpage.it Guido Scorza, avvocato e Componente del Garante per la protezione dei dati personali, ha spiegato quali sono e come ci si può difendere da eventuali violazioni del diritto alla privacy.
Se pubblico una mia foto sul mio profilo social resta mia oppure qualcun altro può prenderla e pubblicarla su un'altra piattaforma?
Naturalmente, da un punto di vista fattuale e tecnologico è possibile, ma giuridicamente no. Anche se pubblico una foto su Facebook o Instagram, o un qualsiasi altro social. Quello che voglio dire è che il mio diritto alla privacy non si esaurisce perché ho deciso di condividerla. Certo, fattualmente mi espongo al rischio che altri la scarichino e ci facciano altro, ma giuridicamente quella foto è pubblica per la finalità e nel contesto in cui io ho deciso di pubblicarla.
Ci sono eccezioni?
Per ripubblicare una foto condivisa da una persona su un suo profilo social serve una base giuridica valida. Un esempio è il diritto di cronaca: i giornali possono ripubblicare una foto presa dai social in caso di fatti di interesse pubblico, come un fatto di cronaca. Ma in questo caso la ripubblicazione non avviene in virtù del fatto che era stata messa su un social dall'interessato, ma in esercizio del diritto di cronaca. Cioè deve esserci un interesse pubblico che giustifichi la pubblicazione di quella foto, sia che arrivi dal cassetto della vittima o del suo carnefice, sia che provenga dal suo account social. Ma, di certo non è legittimo prendere una mia foto da Facebook e usarla in un forum porno.
Allora cosa rischia chi pubblica la foto che un'altra persona ha pubblicato sul suo profilo social senza il suo consenso?
Pubblicare la foto di qualcuno senza consenso rappresenta una violazione della privacy ed è sanzionabile dal Garante, che può ordinare la rimozione del contenuto ma anche sanzionare il responsabile con una sanzione di tipo pecuniario . Questo vale per qualsiasi foto, a prescindere dalla natura del contenuto. Se poi l’immagine è sessualmente esplicita, può venire in rilievo anche il codice penale e configurarsi anche il reato di pornografia non consensuale, ovvero quello che conosciamo tutti come revenge porn.
Queste conseguenze persistono anche quando il soggetto di cui è stata presa la foto è noto, ad esempio un'influencer o un personaggio pubblico?
Assolutamente sì. Non cambia nulla se ho mille follower o duecentomila, resta sempre una violazione della privacy. L'unica eccezione che persiste è il diritto di cronaca: restiamo nell'esempio dell'influencer da 200.000 follower. Chiaramente è un personaggio noto, quindi se un giornalista vuole raccontare ad esempio come è diventato noto, può entrare in gioco il diritto di cronaca, allora può esistere l'interesse pubblico nel condividere una sua foto. Ma chiaramente nel prendere una foto dal profilo di un personaggio pubblico per metterla su un forum porno non c'è assolutamente nessun interesse pubblico che possa legittimare questo comportamento.
E cosa succede ai forum che ospitano questi contenuti?
La responsabilità principale resta sempre di chi pubblica le foto, a prescindere da dove la pubblica. Il fatto che poi dalla responsabilità di quel soggetto si possa passare a quella di un altro non è affatto scontato. Il gestore della piattaforma può ricevere un ordine di rimozione, ma non è automaticamente responsabile della pubblicazione. Diventa responsabile solo se, una volta informato dell’illiceità, non interviene, ma questo deve essere accertato nel corso del giudizio. In generale, possiamo dire che i forum sono più facilmente destinatari di ordini di rimozione di contenuti specifici che non di chiusura totale del sito.
Quali strumenti ha una persona che scopre che la propria foto è stata pubblicata in questi forum?
Può rivolgersi al Garante della privacy o al giudice civile per chiedere che si accerti la violazione della propria privacy e venga quindi ordinata la rimozione del contenuto. In alcuni casi, la persona che ha subito la violazione può anche chiedere al giudice civile il risarcimento del danno. Se la foto è sessualmente esplicita può presentare denuncia alla Polizia Postale o alla Procura. Inoltre, da qualche anno esiste un importante strumento preventivo per chi teme che venga diffuso un contenuto sessualmente esplicito, una foto o un video che lo riguarda, e realizzato per rimanere privato.
In cosa consiste?
Chi ha questo timore può rivolgere al Garante un'istanza di tutela preventiva al garante. Per farlo serve inviare una copia del contenuto in questione e chiedere di ordinare ai gestori delle piattaforme di bloccarne preventivamente ogni tentativo di pubblicazione. Noi traduciamo il contenuto in un codice hash, una sequenza alfanumerica inintellegibile a occhi umani ma che identifica in maniera univoca quel contenuto e lo trasmettiamo alle piattaforme. A quel punto i gestori delle piattaforme devono filtrare tutti i contenuti caricati e sono obbligate a impedire il caricamento di quel materiale corrisponde all'hash segnalato. È una misura tecnologica utile a bloccare preventivamente la pubblicazione di eventuali materiali sessualmente espliciti la cui eventuale pubblicazione non sarebbe consensuale.
Cosa significa “sessualmente esplicito”?
Non c’è una definizione rigida, ma normalmente il Garante lo interpreta in modo ampio, facendo rientrare nella tutela preventiva anche immagini di nudo, se la persona interessata ci dice che non ha mai prestato consenso alla loro diffusione.