700 sviluppatori in un call center indiano: lo scandalo della finta Intelligenza Artificiale di Builder AI

Le bugie hanno le gambe corte, anche quando sei una startup quotata 1,5 miliardi di dollari. In questi giorni ha fatto il giro del mondo la notizia del fallimento di Builder.AI, un'azienda tech con base a Londra, che dopo aver ricevuto per anni milioni di investimenti, anche da colossi come Microsoft, ha dovuto fare i conti con la verità.
Builder.AI è stata fondata nel 2016 come una startup innovativa nel settore dell'intelligenza artificiale. Il suo fiore all'occhiello era "Natasha", un assistente AI in grado di sviluppare software e app in modo del tutto automatizzato. O almeno, questo era quello che prometteva.
La realtà infatti era un'altra: secondo quanto trapelato in queste ore dietro Natasha non ci sarebbe nessuna intelligenza artificiale rivoluzionaria, a lavorare per le richieste dei clienti sarebbe stato infatti un esercito di 700 ingegneri informatici in India. Oggi Builder.AI, dopo aver finalmente gettato la maschera, ha detto di voler dichiarare bancarotta.
Cosa facevano gli sviluppatori indiani per Builder AI: come funzionava il raggiro
Anche se la verità è venuta a gala soltanto oggi, in realtà i sospetti riassalgono a molto tempo fa. Come riporta il giornale Times of India, già nel 2019 un articolo del Wall Street Journal metteva in dubbio l'autenticità del progetto di Builder.AI, accusando l'azienda di nascondere dietro al loro presunto assistente AI il lavoro di programmatori umani.
In sostanza, la promessa era quella di sviluppare per qualsiasi cliente un'app da zero in pochi semplici click. Facendo un rapido controllo sul web, anche se l'azienda ha presentato istanza di fallimento il sito è ancora online. Lo slogan di apertura dell'homepage assicura "Rendiamo così semplice creare un'app, chiunque può farlo. Il tuo progetto, il tuo software. Noi lo costruiamo". Nella sezione di spiegazione dell'assistente di intelligenza artificiale, "Natasha – si legge – è il tuo product manager AI", "Natasha crea un prototipo istantaneo per te, aiutandoti a visualizzare la tua idea".
In realtà, il vero motore di Natasha non era l'intelligenza artificiale, ma le mani e il cervello di 700 ingegneri in India che sviluppavano le app richieste dai clienti. Come riporta il Telegraph, bel 2019 Robert Holdheim, un loro ex dipendente, li aveva denunciati chiedendo cinque milioni di dollari perché la tecnologia utilizzata dall'azienda "non funzionava come promesso" e non era altro che "fumo negli occhi". Aggiungeva che i software e le app chieste dai clienti venivano programmati per l'80% da una tecnologia che avevano appena iniziata a sviluppare.
I bilanci truccati e il fallimento: che fine ha fatto Builder AI e cosa rischia
Nonostante ciò l'azienda ha continuano a vendere i suoi servizi e a raccogliere finanziamenti per un totale di 445 milioni, tra i suoi investitori c'erano anche la Qatar Investment Authority e Microsoft. Gli affari però sono drammaticamente crollati quando a maggio il creditore Viola Credit ha sequestrato dai conti dell'azienda 37 milioni di dollari dopo aver scoperto che le sue proiezioni di entrate per il 2024 erano state gonfiate del 300%. Difatti mentre il fondatore Sachin Dev Duggal aveva dichiarato ai creditori un totale di 220 milioni di dollari di vendite per quell'anno, secondo un audit indipendente il fatturato reale non superava i 50 milioni di dollari.
Ha confermato tutto il nuovo CEO Manpreet Ratia, nominato dagli investitori per salvare l'attività, che ha aperto il vaso di Pandora scoprendo e denunciando le dichiarazioni finanziarie false dell'azienda. Da lì il castello di carte è crollato ed è stata avviata anche un'indagine federale sull'attività dell'azienda. A maggio Builder.AI ha dichiarato di aver licenziato 1000 dipendenti.