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UE approva raccolta firme per togliere i sussidi agli allevamenti e incentivare la carne vegetale

Il 5 giugno partirà la raccolta firme dell’iniziativa “End The Slaughter Age” approvata dalla Commissione europea, volta ad eliminare i sussidi agli allevamenti.
A cura di Andrea Centini
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Lo scorso 27 aprile la Commissione europea ha deciso di registrare e approvare un'iniziativa dei cittadini europei (ICE) denominata “End The Slaughter Age”, ovvero “Porre fine all'Era della Macellazione”. In parole semplici, si tratta di una raccolta firme ufficiale – un atto legale, non una semplice petizione – che ha come obiettivo l'esclusione degli allevamenti dai sussidi europei PAC (Politica Agricola Comune) destinati all'industria zootecnica, per convogliare tali fondi verso alternative più ecologiche e sostenibili che non prevedono l'uccisione degli animali, come l'agricoltura cellulare e la produzione di alimenti a base vegetale. L'avvio dell'ICE, considerata dall'UE legalmente ammissibile poiché soddisfa tutti i criteri stabiliti con il trattato di Lisbona del 2012, avverrà domenica 5 giugno. La data è stata scelta dal comitato organizzatore poiché collima con quella del National Animal Rights Day, una giornata dedicata alla sensibilizzazione sui diritti degli animali che si celebra la prima domenica di giugno.

L'organizzazione internazionale End The Slaughter Age, presieduta dall'attivista italiano Nicolas Micheletti, punta a raccogliere almeno 1 milione di firme da sette Stati membri dell'Unione Europea entro un anno, l'obiettivo minimo necessario per far smuovere la Commissione europea. Superata tale soglia sarà infatti tenuta ad agire, decidendo se portare avanti o meno l'iniziativa e suffragare la decisione con motivazioni chiare ed esaustive. Poiché l'impatto dei cambiatici climatici è sempre più drammatico e l'industria zootecnica è tra i principali catalizzatori delle emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra, ci si aspettano decisioni rapide e nette anche nel favorire regimi alimentari principalmente basati su prodotti di origine vegetale, ritenuti decisamente più sostenibili.

Basti pensare che secondo il recente studio “Rapid global phaseout of animal agriculture has the potential to stabilize greenhouse gas levels for 30 years and offset 68 percent of CO2 emissions this century” pubblicato su PloS Climate, se tutti fossimo vegani ci sarebbe un significativo calo delle emissioni di CO2, che verrebbero bloccate per un trentennio. Non a caso il rapporto “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021” messo a punto dalle organizzazioni Friends of the Earth International” (FOEI) ed Heinrich Böll Stiftung ha rilevato che venti grandi aziende produttrici di carne provocano più emissioni di CO2 e metano di grandi Paesi industrializzati, come la Germania e la Francia. Le cinque più grandi aziende zootecniche emettono invece quanto una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo.

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Secondo i calcoli dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), circa il 15 percento delle emissioni globali è legato agli allevamenti di bestiame. Di queste emissioni, il 50 percento deriva dalla produzione e dalla lavorazione dei mangimi, che necessitano di ingenti quantità di acqua e terreni occupati per essere coltivati. Complessivamente le emissioni degli allevamenti di bestiame rappresentano circa il 60 percento di tutte quelle derivate dal settore alimentare. Non c'è da stupirsi che seguire una dieta principalmente vegetale sia considerata una delle migliori scelte personali a tutela del pianeta.

In questo contesto va anche considerato il futuro ruolo della cosiddetta agricoltura cellulare, che attraverso appositi bioreattori permette di ottenere carne e altri prodotti di origine animale semplicemente coltivando cellule in laboratorio, senza far male ad alcun animale. Recentemente la startup britannica Primeval Foods ha annunciato che inizierà a produrre prodotti di animali esotici come “hamburger di leone” e “sushi di zebra”, ottenuti proprio attraverso la coltivazione di cellule in laboratorio. Sono invece molte le aziende che si stanno lanciando sulla carne coltivata basata su cellule di animali più tipici dell'industria zootecnica, come maiali, polli e bovini.

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L'iniziativa di End The Slaughter Age punta proprio ad agevolare queste alternative etiche, sostenibili e salutari a beneficio di tutti: degli animali, dell'essere umano e del pianeta. “La carne vegetale e la carne coltivata producono oltre il 90 percento di emissioni serra in meno, a parità di carne prodotta, e richiedono altrettante risorse in meno, cioè terra, acqua etc”, ha dichiarato il presidente dell'organizzazione Nicolas Micheletti.

Il Climate Clock, l'orologio dell'Apocalisse Climatica basato sui dati scientifici – come quelli del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) dell'ONU – ci ricorda che mancano solo 10 anni al punto di non ritorno, ovvero al superamento di 1,5° C di temperatura media rispetto all'epoca preindustriale. Ciò determinerà conseguenze catastrofiche e sofferenze indicibili per l'umanità. Per tutte queste ragioni, anche se gli allevamenti intensivi di bestiame non verranno eliminati, sarà comunque fondamentale dare sempre più spazio ad alternative alimentari più sostenibili ed ecologiche. Un segnale forte può arrivare proprio da iniziative come quella di End The Slaughter Age.

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