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Stare davanti allo schermo anche poco tempo può compromette i sensi dei bambini: lo studio

Un nuovo studio su circa 1.500 bambini ha rilevato che qualsiasi forma di esposizione agli schermi sotto il primo anno di vita li espone a un elevato rischio di sviluppare “elaborazione sensoriale atipica”.
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Stai preparando la cena, dopo una giornata frenetica trascorsa tra l'ufficio e altri mille impegni, sei stanco, ma tuo figlio non smette di piangere. Alla fine cedi e lo lasci guardare il suo cartone preferito davanti la tv o sul tuo smartphone. Nessuno penserebbe che sei un cattivo genitore, eppure se tuo figlio ha meno di due anni, quella di lasciarlo davanti a uno schermo è un'abitudine che dovresti interrompere subito, per non compromettere il corretto sviluppo del tuo bambini. Nessuna predica o giudizio morale, lo dice la scienza.

I pericoli per la salute dei bambini nei primi anni di vita associati all'esposizione quotidiana agli schemi di tv, tablet o smartphone sono ormai noti da tempo. Riguardano il corretto sviluppo cognitivo, motorio e sociale. Ora, un nuovo studio della Drexel University, Philadelphia (Usa), ha rilevato che per i bambini sotto un anno qualsiasi esposizione agli schermi di tv, tablet o smartphone implica una probabilità maggiore del 105% rispetto a qualsiasi esposizione di sviluppare problemi di elaborazione sensoriale. Si tratta di un'anomalia che può manifestarsi sotto forma di disinteresse verso attività quotidiane, ma anche di difficoltà nel recepire gli stimoli esterni o, all'opposto, di un'eccessiva sensibilità rispetto ad essi.

Gli effetti dell'esposizione agli schermi

Il team di ricercatori ha analizzato i dati raccolti tra il 2011 e il 2014 dal National Children's Study a livello nazionale per valutare l'effetto dell'esposizione – di qualsiasi durata – nei bambini sotto i due anni dopo 33 mesi. È emerso che il rischio di sviluppare "elaborazione sensoriale atipica" è maggiore nei primi mesi di vita, per poi diminuire progressivamente dopo il primo anno, pur rimanendo presente.

Il dato più interessante e allarmante riguarda i bambini sotto il primo anno di vita: a 12 mesi quelli che trascorrono del tempo davanti a uno schermo hanno una probabilità maggiore del 105% di sviluppare questo tipo di disturbi rispetto ai bambini non esposti a schermi.

Dopo i rischi restano, ma diminuiscono progressivamente. A 18 mesi, ogni ora in più davanti agli schermi implica un aumento del 23% di sviluppare disturbi nella normale gestione degli stimoli sensoriali. La percentuale si riduce, ma di poco, al 20%, per i bambini di 24 mesi.

Come si manifestano i disturbi sensoriali

In concreto questi problemi nell'elaborazione sensoriale possono manifestarsi in modi diversi e perfino opposti. Ad esempio, nei bambini con i disturbi dello spettro autistico possono verificarsi allo stesso tempo ricerca di stimoli più forti, perché i bambini che ne sono affetti fanno fatica registrare quelli normali, e ipersensibilità. Questi problemi sensoriali possono causare irritabilità, iperattività, difficoltà a mangiare e dormire, nonché a problemi sociale.

Nei bambini con deficit dell'attenzione o iperattività difficoltà a regolare i propri sensi possono invece implicare problemi di funzione esecutiva, ansia e minore qualità della vita.

Un possibile legame con l'autismo

L'elaborazione sensoriale atipica è uno stato che può manifestarsi nei disturbi dello spettro autistico o nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), motivo per cui i risultati di questo studio – spiegano i ricercatori – potrebbero indicare un'associazione tra esposizione agli schermi e l'insorgenza di questi disturbi.

Secondo gli scienziati questi risultati potrebbero far ipotizzare che il tempo trascorso davanti agli schermi durante le prime fasi di vita potrebbe avere un ruolo nell'alimentare l'iperconnettività cerebrale sensoriale riscontrata nei disturbi dello spettro autistico. Ipotesi che dovrà però essere verificata con ulteriori studi.

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