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Covid 19

Ritirato studio che dubitava dell’efficacia del lockdown nel ridurre i morti per Covid

A marzo era stato pubblicato uno studio che metteva in dubbio l’efficacia del lockdown nel prevenire i morti da Covid. Ora è stato ritirato: ecco perché.
A cura di Andrea Centini
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Uno studio che criticava l'efficacia del lockdown e delle altre restrizioni alla mobilità personale nel contenere il numero di morti per COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, è stato ritirato a causa dell'approccio metodologico utilizzato dai ricercatori, considerato inadeguato per rilevare tale associazione. La ricerca, condotta da scienziati brasiliani del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell'Universidade Federal do Rio Grande do Sul in collaborazione con i colleghi del Programma di laurea in informatica applicata dell'Università di Vale do Rio dos Sinos (UNISINOS), nei mesi scorsi era balzata spesso agli onori della cronaca più volte per sbandierare “l'inutilità delle chiusure” da parte di chi ne aveva interesse, inoltre è stata citata centinaia di migliaia di volte sui social network e negli ambienti negazionisti. Ora lo studio è stato ritirato perché appunto considerato fallace.

La pandemia di COVID-19 ha avuto – e sta avendo tuttora – un impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti non solo per l'infezione potenzialmente mortale, ma anche e soprattutto per le misure draconiane introdotte dai governi per arginare la diffusione del SARS-CoV-2. Tra le più severe figurano indubbiamente il lockdown a livello nazionale e le zone rosse locali, in cui è permesso uscire dalla propria abitazione solo per motivi di lavoro, urgenze e necessità primarie (dalla spesa a una visita sanitaria). Poiché il virus si trasmette attraverso le goccioline respiratorie grandi e piccole (droplet e aerosol) e dunque è legato alla vicinanza tra le persone, è indubbio che, limitando i contatti sociali, la circolazione virale diminuisce e di conseguenza si riducono anche contagi e decessi. Nonostante si tratti di un'affermazione intuitiva, lo studio “Stay-at-home policy is a case of exception fallacy: an internet-based ecological study” pubblicato su Scientific Reports (rivista del circuito Nature) la metteva in discussione.

Combinando i dati sulla mobilità di Google, quelli di ourworldindata.org e del Ministero della Salute brasiliano, il professor RS Savaris della Scuola di Medicina dell'ateneo di Porto Alegre e i colleghi erano giunti alla conclusione che non era possibile spiegare se “restando a casa” si riduceva la mortalità per COVID-19. Gli scienziati hanno analizzato i dati di Paesi più di 100 decessi (tra la settimana 9 e 34 della pandemia) e quelli con un determinato livello di assistenza sanitaria. Attraverso una regressione lineare hanno messo a confronto i dati sulla mortalità di Paesi con restrizioni più o meno severe, giungendo alla conclusione che solo in 63 casi (1,6 percento dei 3.741 confronti regionali analizzati) il “restare casa” era associato a una riduzione della mortalità. In parole semplici, nel 98 percento dei casi analizzati dagli scienziati, non era possibile confermare l'associazione positiva tra lockdown e riduzione dei morti per COVID-19.

I risultati dello studio, pur avendo ricevuto alcune “ammonizioni” da parte dei revisori/editore e critiche da altri esperti, come indicato sono stati spesso sbandierati sul web per sottolineare l'inefficacia del restare a casa per contenere la mortalità da Covid. Lo studio fu pubblicato il 5 marzo 2021, ma dopo 10 mesi di dibattito e revisioni Scientific Reports ha deciso di ritirarlo, con la seguente giustificazione: “A seguito della pubblicazione di questo articolo sono state sollevate preoccupazioni circa l'approccio metodologico utilizzato dagli Autori per valutare l'impatto delle politiche del restare a casa sulla riduzione dei decessi correlati alla COVID-19. In particolare, Meyerowitz-Katz e e colleghi mostrano che l'approccio non riesce a rilevare alcun segnale quando viene testato su un set di dati sintetico in cui è nota la condizione reale e in casi specifici di sottoinsiemi di dati. Inoltre, Meyerowitz-Katz e colleghi non sono riusciti a replicare i risultati originali utilizzando un set di dati sintetico. Questi suggeriscono che il tasso di falsi negativi dell'approccio è incredibilmente alto per permettere di trarre conclusioni significative sull'impatto delle politiche del restare a casa sui tassi di mortalità COVID-19. I risultati di Meyerowitz-Katz et al. sono ulteriormente confermati da Góes, il quale, attraverso un'analisi di pura correlazione, mostra che i coefficienti di impatto delle politiche sul restare a casa secondo l'approccio metodologico sviluppato dagli Autori possono essere nulli anche con indici diametralmente opposti. Alla luce di queste preoccupazioni, i redattori non hanno più fiducia che le conclusioni presentate siano adeguatamente supportate”.

I ricercatori brasiliani si sono opposti al ritiro dello studio e lo contestano. Il professor Savaris, autore principale dello studio, ha scritto a retractionwatch.com che quella dell'editore “è stata una decisione terribile”, aggiungendo che “il presupposto per il ritiro si è basato su dati simulati, hanno cambiato la metodologia e i revisori”. Il professor Gideon Meyerowitz-Katz, che analizza a fondo i risultati degli studi legati alla pandemia, d'altro canto ha sottolineato che l'approccio metodologico utilizzato dagli autori dello studio non sembra in grado di rilevare l'effetto del restare a casa sulla mortalità, “anche se ne esistesse uno”.

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