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ReTro, la scimmia rhesus clonata in Cina è la prima a sopravvivere più di due anni

L’esemplare è stato clonato dagli scienziati cinesi utilizzando un approccio leggermente diverso dalla tecnica impiegata per creare la pecora Dolly: è la prima scimmia rhesus clonata ad aver raggiunto i due anni. L’esperimento descritto su Nature Communications.
A cura di Valeria Aiello
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La scimmia rhesus clonata, chiamata ReTro, è la prima a sopravvivere fino all'età adulta / Credit: Qiang Sun
La scimmia rhesus clonata, chiamata ReTro, è la prima a sopravvivere fino all'età adulta / Credit: Qiang Sun

Una scimmia rhesus clonata è riuscita per la prima volta a raggiungere l’età adulta, sopravvivendo per più di due anni. Lo hanno annunciato gli scienziati cinesi che hanno utilizzato un approccio leggermente diverso da quello impiegato per creare la pecora Dolly e altri mammiferi, compresi i macachi dalla coda lunga, i primi primati ad essere clonati. L’esemplare di Macaca mulatta – questo il nome scientifico della specie, nota come macaco rhesus e colloquialmente chiamata scimmia rhesus – è stato ottenuto sostituendo la placenta dell’embrione clonato con quella prodotta da un diverso tipo di embrione per ridurre i problemi di sviluppo che possono influenzare la sopravvivenza, utilizzando meno embrioni e madri surrogate.

Gli scienziati ritengono che questa nuova tecnica possa essere adottata per produrre primati clonati da utilizzare nei test farmacologici e nella ricerca comportamentale. “Potremmo produrre un gran numero di scimmie geneticamente uniformi da impiegare nei test sull’efficacia dei farmaci” ha affermato Mu-ming Poo, direttore dell’Istituto di Neuroscienze dell'Accademia cinese delle Scienze di Shanghai, in un articolo apparso su Nature.

Scimmia rhesus clonata in Cina sopravvive per più di due anni

La scimmia rhesus clonata è un esemplare maschio di Macaca mulatta, che gli scienziati cinesi hanno chiamato ReTro. Per la clonazione, descritta nel dettaglio in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica nota come trasferimento nucleare di cellule somatiche (SCNT), nella quale il nucleo di una cellula corporea viene trasferito in una cellula uovo il cui nucleo è stato rimosso.

In precedenza, l’impiego di questa tecnica aveva però mostrato tassi di nascita e sopravvivenza particolarmente limitati nei primati – in un esperimento del 2018 nei macachi dalla coda lunga, su 109 embrioni clonati, di cui quasi tre quarti impianti in 21 scimmie surrogate, si erano instaurate appena sei gravidanze, con solo due scimmie sopravvissute alla nascita. Successivamente, utilizzando la stessa tecnica in un esperimento del 2022, i ricercatori erano riusciti a clonare una scimmia rhesus ma l’animale era sopravvissuto per meno di 12 ore

Sulla base di queste esperienze, i ricercatori hanno provato a ottimizzare la tecnica di clonazione, sostituendo i trofoblasti dell’embrione in via sviluppo (lo strato esterno di cellule che successivamente costituiranno maggior parte della placenta) con quelli ottenuti da embrioni prodotti iniettando direttamente una cellula spermatica in un ovulo, una tecnica nota come iniezione intracitoplasmatica dello sperma (ICSI). Secondo Zhen Liu, coautore dello studio e neuroscienziato dell’Accademia cinese delle Scienze, questa sostituzione ha comportato lo sviluppo di una “placenta naturale mentre il feto è “rimasto un feto clonato”.

Mediante questo approccio, i ricercatori hanno creato 113 embrioni clonati di scimmia rhesus, impiantandone 11 in sette madri surrogate e dando luogo a due gravidanze. Da una madre surrogata è nato ReTro, che ha raggiunto l’età adulta, sopravvivendo finora per più di due anni. L’altra madre surrogata, che portava avanti una gravidanza gemellare, ha invece perso entrambi i feti dopo 106 giorni di gestazione.

Il risultato ottenuto con ReTro “fornisce preziose informazioni sul meccanismo di riprogrammazione dell’SCNT nelle scimmie e introduce una strategia promettente per la clonazione dei primatihanno sottolineato i ricercatori, osservando come, con un efficienza di clonazione di 1 feto vivo su 11 embrioni trasferiti, l’approccio di sostituzione dei trofoblasti abbia il potenziale per “migliorare i tassi di successo, svolgendo un ruolo cruciale nelle prime fasi dello sviluppo e dell’impianto embrionale”.

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