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Perché i bambini odiano i lunghi viaggi in macchina, secondo la scienza

Lo rivela la ricerca su come i più piccoli percepiscono lo scorrere del tempo e l’influenza delle azioni sulla sensazione della temporalità.
A cura di Valeria Aiello
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Per i genitori di bambini piccoli, i lunghi spostamenti in auto, come quelli che milioni di italiani stanno affrontando in questi giorni di rientro dalle vacanze estive, possono rappresentare un vero e proprio incubo, non solo per il traffico intenso e le code su strade e autostrade. Chi viaggia con i bambini sa bene che il tragitto in loro compagnia richiede una maggiore organizzazione e una buona dose di pazienza, specialmente se il trasferimento si protrae per più di qualche ora. Ma perché i bambini odiano i viaggi lunghi in macchina? E cosa possiamo fare per evitare che i nostri spostamenti risultino troppo faticosi per i più piccoli?

Il motivo per cui i bambini non sopportano i lunghi viaggi in auto

Premesso che in auto, secondo la normativa in vigore, i bambini fino a 12 anni o ai 150 cm di altezza devono essere assicurati al seggiolino – che, per la loro sicurezza, purtroppo limita la libertà di movimento – a chiarire i motivi per cui un viaggio in macchina può sembrare interminabile agli occhi dei più piccoli è la psicologa inglese Ruth Ogden della John Moores University di Liverpool che da circa un decennio studia la percezione del tempo negli umani e come le nostre azioni vadano a influire sulla sensazione di temporalità. In particolare, in un articolo pubblicato su The Conversation, l’esperta ha chiarito alcuni degli aspetti chiave del modo in cui, a seconda dell’età, ciascuno di noi può ritenere un evento (in questo caso, la fine di un viaggio in auto) più o meno lontano nel tempo.

Prima di entrare nel dettaglio, Ogden ha però voluto precisare che, uno dei motivi per cui la nostra percezione del tempo cambia con l’avanzare dell’età è dovuto all’età stessa: un fenomeno che si traduce, ad esempio, con la sensazione per cui, con il passare degli anni, ci sembra che il tempo scorra più rapidamente. “Si pensa che il tempo passi più rapidamente con l’età perché, con il suo avanzare, qualsiasi durata del tempo diventa una proporzione minore della nostra vita fino ad oggi – afferma l’esperta – . Per capirci, all’età di 7 anni, un anno è il 14,3 percento della vita intera, mentre a 70 anni è solo l’1,43 percento della vita”.

In quanto tale, un viaggio in macchina di cinque ore può sembrare più lungo per un bambino di 5 anni rispetto a un adulto di 55 anni, semplicemente perché la durata del viaggio stesso rappresenta una percentuale maggiore della vita di un bambino di 5 anni.

Oltre a questo fenomeno, un altro motivo alla base di questa diversa percezione del tempo è legata alla conoscenza delle distanze e della geografia. “Ciò ci fornisce indicatori e spunti che utilizziamo per capire quanto del viaggio è stato fatto e quanto ci rimane – prosegue Ogden – . Ad esempio, durante un viaggio da Manchester a Devon, so di essere più o meno a metà strada quando avremo passato Birmingham, e questa conoscenza mi aiuta a strutturare il tempo trascorso. Ho anche accesso al navigatore satellitare, che fornisce un orario di arrivo e mi avverte di imminenti ritardi. L’assenza di questa conoscenza nei bambini significa che sono più dipendenti dal chiedere agli adulti informazioni circa il tempo mancante per poter giudicare l’andamento del viaggio”.

L’incertezza dei bambini su quanto tempo sia passato e quanto tempo rimanga è inoltre aggravata dalla loro mancanza di controllo sul viaggio stesso. “Sono gli adulti a scegliere in quale stazione di servizio fermarsi e quale percorso prendere – indica l’esperta – . Questo può anche contribuire alla percezione del tempo di viaggio per i bambini […] che può essere ulteriormente rallentato. Da adulti, molti di noi sperimentano un’esperienza simile quando, ad esempio, siamo su un treno che viene inspiegabilmente fermato fuori a una stazione, oppure quando al ritiro bagagli dopo un volo non sappiamo esattamente quando arriverà la nostra valigia. Il non sapere esattamente quando arriveremo in stazione o quando avremo il nostro bagaglio rende questi momenti di attesa più lunghi”.

Quando c’è incertezza sul tempo, accade inoltre che prestiamo molta più attenzione al tempo stesso, il che si traduce nella sensazione che trascorra molto più lentamente. “Nei bambini, il tempo è più frequentemente incerto, per cui senza qualcosa con cui distrarsi, si focalizzeranno sulla durata del viaggio – ha aggiunto Ogden – . Il tempo in macchina può quindi dilatarsi ulteriormente, semplicemente perché non possono fare altro che guardare dal finestrino. Pertanto, il consiglio per i genitori è di fare scorta di giochi per fornire un flusso costante di distrazione ai propri figli. Ed evitare che il nostro viaggio in auto diventi un'esperienza interminabile ed odiosa per i nostri bambini”.

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