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Ora sappiamo che cosa sta uccidendo il pesce più grande del mondo

Lo ha scoperto un team internazionale di oltre 60 scienziati tracciando gli spostamenti di quasi 350 squali balena in tutto il mondo.
A cura di Valeria Aiello
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Una rivoluzionaria ricerca, che ha coinvolto un team internazionale di oltre 60 scienziati, ha identificato il principale motivo per cui il numero di squali balena, noti per essere i pesci più grandi del mondo, sta progressivamente diminuendo in molte località. Questa specie, che può raggiungere anche i 20 metri di lunghezza, vive in tutti mari tropicali e temperati della Terra e, nonostante sia protetta da divieti commerciali internazionali dal 2003, è classificata come “in pericolo” nella Lista Rossa delle specie minacciate dall’estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

La ragione dell’andamento decrescente della popolazione di squali balena non è del tutto chiara ma gli studiosi hanno scoperto che diversi fattori indicano che i trasporti marittimi sono una delle principali, ma nascoste, cause di morte. A mettere a rischio questa specie non sarebbero dunque le catture intenzionali o accidentali ma le collisioni che si verificano contro navi di grandi dimensioni.

Il traffico marittimo mette in pericolo lo squalo balena

Per monitorare questa minaccia, i ricercatori hanno seguito i movimenti di quasi 350 squali balena, tracciando i loro spostamenti via satellite attraverso il Global Shark Movement Project (GSMP, www.globalsharkmovement.org), una collaborazione di ricerca mondiale che utilizza tecniche di telemetria/bio-registrazione per mappare le aree a rischio per gli squali. Questi dati sono stati confrontati con le rotte utilizzate da navi mercantili, petroliere, navi passeggeri e pescherecci a livello globale, rivelando che oltre il 90% degli spostamenti degli squali balena finisce per incrociare tali percorsi. Le stime globali del potenziale rischio di collisione mortale sono state riportate in uno studio sulla rivista PNAS.

Abbiamo scoperto che il 92% dello spazio orizzontale occupato dagli squali balena e che quasi il 50% dei loro strati di profondità si sovrappongono alle attività di queste flotte – ha affermato il professor David Sims, coautore della ricerca e fondatore del Global Shark Movement Project – . In alcuni casi, quando gli squali balena che si spostano su rotte marittime, i tag di profondità mostrano che alcuni esemplari affondano lentamente di centinaia di metri, il che è un segnale di collisioni mortali”.

Gli studiosi ritengono che all’interno delle aree marittime più trafficate, come il Golfo del Messico, il Golfo Persico e il Mar Rosso, queste collisioni possano verificarsi più spesso di quanto sia stato possibile monitorare, rappresentando una minaccia sostanziale alla sopravvivenza dello squalo balena. “Alla luce del nostro studio, dobbiamo dedicare tempo ed energia allo sviluppo di strategie per proteggere questa specie in via di estinzione – ha aggiunto la ricercatrice e prima autrice della ricerca Freya Womersley – . Un’azione rapida potrebbe essere l’unico modo per far sì che il pesce più grande della Terra possa resistere a queste ed altre minacce future, incluso il cambiamento del clima oceanico”.

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