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Le alternative vegane della carne non sempre hanno le qualità nutrizionali che ti aspetti

Lo dimostrano i risultati di un nuovo studio sui principali prodotti “plant based” in commercio: “Contengono alti livelli di fitati, anti-nutrienti che inibiscono l’assorbimento dei minerali”.
A cura di Valeria Aiello
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Tantissime persone, probabilmente pensando di consumare cibi più salutari, oppure perché spinte dalla consapevolezza di scelte alimentari più rispettose del mondo animale o dell’ambiente, sempre più spesso optano per diete vegetariane o addirittura vegane, limitando o eliminando del tutto il consumo di carne e di alimenti di origine animale, compresi latte e uova. Non sempre però, le alternative a base vegetale, come i sostituti della carne che stanno guadagnando sempre più spazio nei banchi alimentari e sulle tavole di ristoranti e fast food, hanno la qualità nutrizionali che ci aspettiamo. Lo dimostra un nuovo studio della Chalmers University of Technology di Göteborg, in Svezia, che ha rilevato come molti prodotti “plant based” in commercio contengano alti livelli di fitati che interferiscono negativamente nell’assorbimento dei minerali.

Veg sì, ma attenzione ai fitati

I fitati, considerati dei fattori anti-nutrizionali a causa della forte azione complessante dell’acido fitico, si trovano naturalmente nei fagioli e nei cereali: tuttavia, durante l’estrazione delle proteine vegetali per l’utilizzo nei sostituti della carne, i fitati si accumulano in grandi quantità e, quando ingeriti, interferiscono con il normale assorbimento dei minerali presenti nei cibi. Questo perché, una volta arrivati nel tratto gastrointestinale, i fitati formano composti insolubili con alcuni minerali alimentari essenziali – soprattutto con il ferro non eme (ferro presente negli alimenti vegetali) e lo zinco, ma anche con magnesio e calcio, che una volta complessati non vengono assorbiti nell’intestino.

L’analisi, pubblicata nel dettaglio sulla rivista scientifica Nutrients, ha preso in esame 44 diversi sostituti della carne venduti in Svezia (prodotti realizzati principalmente a partire da proteine di soia e di piselli, ma anche a base di semi di soia fermentati – tempeh – e micoproteine, cioè proteine dei funghi) riscontrando “un’ampia variazione nel loro contenuto nutrizionale e di quanto possano essere sostenibili dal punto di vista della salute – ha spiegato Cecilia Mayer Labba, autrice principale dello studio – . In generale, l’assorbimento stimato di ferro e zinco dai prodotti è stato estremamente basso, perché questi sostituti della carne contenevano alti livelli di fitati”.

Anche il ferro e lo zinco si accumulano durante l’estrazione delle proteine vegetali con cui sono prodotti i sostituti della carne. “Questo è il motivo per cui alti livelli di questi minerali sono spesso indicati tra gli ingredienti di questi prodotti – ha aggiunto Mayer Labba – . Tuttavia, questi minerali sono legati ai fitati, e non possono quindi essere assorbiti e utilizzati dall’organismo” .

In altre parole, il cibo a base vegetale, importante per la transizione verso una produzione alimentare sostenibile, non sempre ha le qualità nutrizionali che vengono dichiarate. “Ciò significa che non possiamo limitarci a guardare l’elenco degli ingredienti – ha precisato Ann-Sofie Sandberg, c-autrice dello studio e professoressa di scienze dell’alimentazione e della nutrizione presso la Chalmers Unversity of Technology – . In alcuni casi, i prodotti che abbiamo analizzato erano addizionati di ferro, che è ancora inibito dai fitati. Pertanto riteniamo che fornire indicazioni nutrizionali basate solo sui nutrienti che possono essere realmente assorbiti dall’organismo possa essere un incentivo per l’industria a migliorare tal prodotti”.

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