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L’Alzheimer potrebbe non essere solo una malattia del cervello

Lo suggerisce una nuova teoria formulata da un team di ricerca canadese, secondo cui l’Alzheimer sarebbe un disturbo del sistema immunitario.
A cura di Valeria Aiello
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Da anni gli scienziati stanno concentrando i loro sforzi nella ricerca di una cura per l’Alzheimer, una forma di demenza molto temuta perché uccide progressivamente le cellule nervose, soprattutto in quelle aree del cervello che regolano i processi di apprendimento e memoria. La strada finora percorsa ha tentato di prevenire la formazione delle cosiddette placche beta-amiloidi che caratterizzano la malattia, ma da questi approcci non è purtroppo ancora emerso alcun farmaco o una terapia realmente efficaci. Ciò ha fatto nascere la necessità di ripensare ai meccanismi che innescano la malattia, quale priorità assoluta per la comprensione delle cause e quindi l’identificazione di percorsi molecolari alternativi che portino alla formulazione di nuove ipotesi sul ruolo della proteina beta-amiloide nell’Alzheimer.

Una nuova teoria, in particolare, sembra armonizzare più ipotesi divergenti in un’unica spiegazione, proponendo l’Alzheimer come malattia autoimmune. “Sulla base dei nostri ultimi 30 anni di ricerca, non pensiamo più all’Alzheimer come a una malattia del solo cervello. Piuttosto, crediamo che l’Alzheimer sia principalmente un disturbo del sistema immunitario all’interno del cervellospiega a The Conversation Donald Weaver, professore di Chimica e direttore del Krembil Research Institute dell’Università di Toronto, in Canada – . Il sistema immunitario è un insieme di cellule e molecole che lavorano in armonia per aiutare a riparare le ferite e proteggere dagli agenti estranei. Quando una persona inciampa e cade, il sistema immunitario aiuta a riparare i tessuti danneggiati. Quando qualcuno sperimenta un’infezione virale o batterica, il sistema immunitario aiuta nella lotta contro questi invasori microbici”.

Questi stessi identici processi – prosegue l’esperto – sono presenti nel cervello. Quando c’è un trauma cranico, il sistema immunitario del cervello si mette in moto per aiutare a riparare. Quando i batteri sono presenti nel cervello, il sistema immunitario è lì per reagire”.

L’Alzheimer come malattia autoimmune

Secondo il professor Weaver, che insieme ai colleghi ha dettagliato la teoria in un articolo pubblicato sulla rivista Alzheimer's & Dementia, la beta-amiloide non sarebbe una proteina prodotta in modo anomalo, ma una molecola che fa normalmente parte del sistema immunitario del cervello. “Quando si verifica un trauma cerebrale o quando i batteri sono presenti nel cervello, la beta-amiloide contribuisce in modo determinante alla risposta immunitaria cerebrale. Ed è qui che inizia il problema – precisa Weaver – . A causa delle sorprendenti somiglianze tra le molecole di grasso che costituiscono sia le membrane dei batteri sia le membrane delle cellule cerebrali, la beta-amiloide non è in grado di distinguere tra i batteri invasori e le cellule cerebrali ospiti, e attacca erroneamente proprio le cellule cerebrali che dovrebbe proteggere”.

Ciò porterebbe alla una perdita cronica e progressiva della funzione delle cellule cerebrali, culminando alla fine nella demenza, tutto perché “il sistema immunitario del nostro organismo non è in grado di distinguere tra batteri e cellule cerebrali”.

In diverse altre malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide, in cui gli autoanticorpi svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo della malattia, le terapie a base di steroidi possono essere efficaci. Ma, nel caso dell’Alzheimer, i ricercatori ritengono che le stesse non possano funzionare. “Il cervello è un organo molto speciale e distintivo, riconosciuto come la struttura più complessa dell’Universo – evidenzia Weaver – . Nel nostro modello di Alzheimer, la beta-amiloide aiuta a proteggere e rafforzare il nostro sistema immunitario, ma sfortunatamente svolge anche un ruolo centrale nel processo autoimmune che, a nostro avviso, può portare allo sviluppo dell’Alzheimer”. In tal senso, conclude l’esperto, anche se i farmaci usati convenzionalmente nel trattamento delle malattie autoimmuni non saranno utili contro l’Alzheimer, “crediamo fermamente che mirare ad altri percorsi di regolazione immunitaria nel cervello ci porterà a nuovi ed efficaci approcci terapeutici per la malattia.

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