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L’acqua in bottiglia contiene molte più nanoplastiche di quanto pensiamo

L’allarme lanciato dai ricercatori della Columbia University di New York: “In ogni litro possono esserci fino a 370.000 microscopiche particelle di plastica, di cui il 90% sono nanoplastiche”.
A cura di Valeria Aiello
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Per tanti, bere acqua in bottiglia di plastica è un’abitudine, in Italia e nel mondo. Negli ultimi anni, però, al problema dell’enorme quantità di rifiuti plastici (quasi 70 milioni di bottiglie di plastica al giorno) da smaltire, si sono aggiunte preoccupazioni per la salute umana, per il rischio che le bottiglie possano rilasciare minuscole particelle di plastica nell’acqua. In particolare, una nuova ricerca appena pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science (PNAS), ha messo in luce che in ogni litro di acqua in bottiglia ci sono dalle 110mila alle 370.000 minuscole particelle di plastica, di cui il circa il 90% sono nanoplastiche di dimensioni inferiori a 1 micrometro (µm).

La nuova stima, ottenuta utilizzando una tecnologia recentemente perfezionata, è dalle 10 alle 100 volte superiore rispetto alle precedenti, che prendevano in esame le sole particelle di dimensioni comprese tra 1 e 5 µm (microplastiche). Per avere un’idea dell’ordine di grandezza di queste particelle, possiamo pensare che il diametro di un globulo rosso è pari a 8 µm: ciò significa che le nanoplastiche sono così piccole che, con molta più facilità delle microplastiche, possono passare attraverso l’intestino e i polmoni direttamente nel flusso sanguigno e da lì viaggiare verso gli organi, tra cui cuore e cervello, invadendo le singole cellule oppure penetrando nella placenta delle donne in gravidanza, fino ad arrivare negli organi del feto, con impatti non ancora completamente compresi.

Nuove crescenti prove mostrano che queste minuscole particelle di plastica possono avere conseguenze sugli ormoni sessuali, quindi contribuire al calo dei tassi di fertilità, oppure indurre cancerogenesi, come suggerito da un recente studio, che ha rilevato che microplastiche possono causare danni alle cellule umane, simili a quelli indotti dalle particelle di inquinamento atmosferico, già note per essere causa di milioni di morti precoci ogni anno.

Acqua in bottiglia, un litro può contenere fino 370mila particelle di plastica

Il problema delle microplastiche nell’acqua in bottiglia è diventato evidente nel 2018, dopo che un primo studio ha rilevato una media di 325 particelle per litro. Studi successivi hanno però mostrato che anziché centinaia, le particelle per litro possono arrivare ad essere migliaia, tenendo tuttavia conto solo di quelle di dimensioni superiori a 1 micrometro (µm).

Per spingersi oltre, un team di ricerca della Columbia University di New York hanno messo a punto una tecnica basata sulla microscopia a diffusione Raman stimolata, che comporta il sondaggio dei campioni con due laser simultanei sintonizzati per far risuonare molecole specifiche. Così, lavorando su sette tipi di plastica comune, i ricercatori hanno creato un algoritmo basato sui dati per interpretare i risultati. “Una cosa è rilevare, ma un’altra è sapere cosa stai rilevando” ha precisato Wei Min, co-autore del nuovo studio e co-sviluppatore della nuova tecnica analitica.

Nell’indagine, gli studiosi hanno testato tre famose marche di acqua in bottiglia vendute negli Stati Uniti, ricercando le particelle di plastica fino a 100 nanometri di dimensione. Hanno individuato dalle 110.000 alle 370.000 particelle di plastica per litro, di cui il 90% erano nanoplastiche. Il team ha anche determinato da quale dei sette tipi di plastica specifici derivavano: una comune nanoplastica era il polietilene tereftalato o PET.

“Ciò non sorprende, poiché è di questo che sono fatte molte bottiglie d’acqua – hanno osservato i ricercatori – . (Il Pet, ndr) viene utilizzato anche per bibite in bottiglia, bevande energetiche per sportivi e prodotti come ketchup e maionese. Probabilmente entra nell’acqua perché le particelle si staccano quando la bottiglia viene spremuta o viene esposta al calore”. Un recente studio ha inoltre suggerito che molte particelle entrano nell’acqua quando si apre o si chiude ripetutamente il tappo, che frantumandosi rilascia piccole particelle.

Il PET non era però il tipo di plastica più abbondante: il più alto numero di nanoplastiche per litro era di poliammide, un tipo di nylon. “Ironicamente – ha detto Beizhan Yan, un chimico ambientale dell’Osservatorio terrestre Lamont-Doherty della Columbia Climate School e co-autore dello studio – ciò probabilmente deriva dai filtri di plastica utilizzati per purificare l’acqua prima che venga imbottigliata”. Altre plastiche trovate dai ricercatori comprendevano polistirene, polivinilcloruro e polimetilmetacrilato, tutte utilizzate in vari processi industriali.

Ciò che però è ancora più inquietante è che i sette tipi di plastica presi in esame dai ricercatori rappresentavano circa il 10% di tutte le nanoparticelle trovate nell’acqua. “Se fossero tutte nanoplastiche, significherebbe che sono decine di milioni per litro. Ma potrebbero essere qualsiasi altra cosa” hanno evidenziano gli autori dello studio che, oltre ad approfondire la questione dell’acqua in bottiglie di plastica, ora prevedono di esaminare il nanomondo anche del’acqua del rubinetto, per la quale è già nota la contaminazione da microplastiche.

C’è un mondo enorme di nanoplastiche da studiare” ha aggiunto Wei Min, osservando che, in termini di massa, le nanoplastiche sono inferiori alle microplastiche, ma “non sono le dimensioni che contano. Sono i numeri, perché più le cose sono piccole e più facilmente riescono a entrare dentro di noi”.

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