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La rabbia aumenta il rischio di infarto e ictus: studio rileva gli effetti sui vasi sanguigni

Un team di ricerca statunitense ha scoperto che la rabbia influisce negativamente sulla funzionalità dei vasi sanguigni, aumentando il rischio di eventi cardiovascolari. Tristezza e ansia non hanno il medesimo effetto.
A cura di Andrea Centini
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Quando una persona di nostra conoscenza appare arrabbiata in genere si tende a calmarla sottolineando che “potrebbe sentirsi male”. Non si tratta di un semplice luogo comune; la rabbia, infatti, potrebbe effettivamente sfociare in un grave evento cardiovascolare. A dimostrarlo vi è un nuovo studio, che ha valutato come questa e altre due emozioni negative (tristezza e ansia) influiscono sulla funzionalità dei vasi sanguigni, più nello specifico sulla loro capacità di dilatarsi. Lo studio “Integrin-Dependent Cell–Matrix Adhesion in Endothelial Health and Disease” pubblicato da scienziati del Centro Medico dell'Università di Amsterdam aveva determinato che compromettere il rilassamento dei vasi sanguigni può catalizzare il rischio di aterosclerosi, l'accumulo di placche di grasso che irrigidisce e restringe il lume delle arterie. Questa malattia è notoriamente associata al rischio di infarto e ictus. La nuova ricerca ha determinato che gli scatti di rabbia – anche brevi – sono in grado di compromettere la capacità dei vasi di rilassarsi, pertanto questa emozione può realmente innescare una patologia cardiaca, in particolar modo nelle persone con malattia coronarica e simili.

A determinare che gli scatti di rabbia possono scatenare un evento cardiovascolare (come un ictus o un infarto) è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati dell'Università Columbia di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra essi l'Università di St. John; il Dipartimento di Intelligenza Artificiale e Salute Umana della Scuola di Medicina Icahn Mount Sinai, la Scuola di Medicina dell'Università di Yale e altri. I ricercatori, coordinati dal professor Daichi Shimbo, docente presso il Centro Medico Irving dell'ateneo newyorchese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto un apposito esperimento con circa 300 persone, con un'età media di 26 anni e senza storia pregressa di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e altre condizioni mediche. Erano tutti sani ed equamente divisi in uomini e donne. I partecipanti sono stati invitati a eseguire (casualmente) quattro compiti emotivi volti a suscitare rabbia, tristezza, ansia o un'emozione neutra. Nel primo caso sono stati invitati a ricordare episodi della propria vita che li hanno fatti arrabbiare; nel secondo hanno letto una serie di frasi e storie in grado di provocare tristezza; nel terzo hanno rievocato episodi che hanno innescato l'ansia; nel quarto hanno contato fino a 100.

Il professor Shimbo e colleghi hanno valutato funzionalità delle cellule che rivestono i vasi sanguigni, danno cellulare, pressione arteriosa, ridotta capacità di riparazione cellulare e altri parametri attraverso esami del sangue e analisi con appositi dispositivi eseguiti a intervalli regolari, prima e dopo lo svolgimento di ciascun compito (a 3 minuti, 40 minuti, 70 minuti e 100 minuti). È stato utilizzato uno specifico protocollo che gli scienziati chiamano PUME, acronimo di "Meccanismi putativi alla base dell'insorgenza e delle emozioni dell'infarto miocardico". Il flusso sanguigno è stato rilevato sul braccio non dominante con apposite sonde digitali, inoltre sono state registrate le concentrazione di biomarcatori che indicano danno cellulare. Dai risultati è emerso che solo la rabbia era in grado di compromettere temporaneamente la capacità dei vasi sanguigni di rilassarsi / dilatarsi (il danno era rilevabile fino a 40 minuti dopo l'episodio scatenante), mentre ansia e tristezza non hanno fatto lo stesso, sebbene altre indagini passate avevano associato queste emozioni al rischio di infarto del miocardio.

“Questo studio attuale mostra in modo molto eloquente come la rabbia possa avere un impatto negativo sulla salute e sulla funzione dell’endotelio vascolare, e sappiamo che l’endotelio vascolare, il rivestimento dei vasi sanguigni, è un attore chiave nell’ischemia miocardica e nella cardiopatia aterosclerotica. Sebbene non siano stati chiariti tutti i meccanismi su come gli stati psicologici e la salute influiscono sulla salute cardiovascolare, questo studio ci porta chiaramente un passo avanti verso la definizione di tali meccanismi”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Glenn Levine. “La funzionalità vascolare compromessa è collegata a un aumento del rischio di infarto e ictus”, gli ha fatto eco il professor Shimbo. I dettagli dello studio “Translational Research of the Acute Effects of Negative Emotions on Vascular Endothelial Health: Findings From a Randomized Controlled Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of American Heart Association.

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