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In Africa c’è un “lago killer” che sembra un paradiso ma nasconde un segreto mortale

Gli alti livelli di anidride carbonica e metano intrappolati nelle profondità del lago Kivu potrebbero scatenare una catastrofica esplosione, causando una nuvola velenosa che metterebbe a rischio la vita di milioni di persone.
A cura di Valeria Aiello
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Il lago Kivu in Africa / Myriam Asmani
Il lago Kivu in Africa / Myriam Asmani

Il lago Kivu, al confine tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo, è uno degli specchi d’acqua più inquietanti dell’Africa, anche se a un primo sguardo appare come un vero paradiso. Circondato da morbide colline che lambiscono le sue acque trasparenti, il Kivu è decisamente meno tranquillo di quel che sembra, come suggerito anche dall’appellativo “lago killer” che si è guadagnato tra esperti e scienziati.

Il Kivu è infatti uno dei laghi che costeggiano la Rift Valley dell’Africa orientale, dove il continente viene lentamente dilaniato dalle forze tettoniche. Queste sollecitazioni assottigliano la crosta terrestre e innescano l’attività vulcanica che in migliaia di anni ha causato la dissoluzione di massicce quantità di anidride carbonica e metano nelle sue profondità, abbastanza da rivelarsi enormemente distruttive nel caso in cui venissero rilasciate. Se questo dovesse accadere, si verificherebbe quella che in gergo è chiamata eruzione limnica, ovvero un’enorme esplosione di gas dalle acque profonde alla superficie che potrebbe causare uno tsunami e, soprattutto, una nuvola velenosa che metterebbe a rischio la vita di milioni di persone.

Barche da pesca sul lago Kivu / Steve Evans
Barche da pesca sul lago Kivu / Steve Evans

Al mondo, esistono solo tre laghi di questo tipo, e tutti e tre sono africani: il Kivu e i laghi Nyos e Monoun nel Nord-Ovest del Camerun. Questi ultimi due hanno subito eruzioni limniche negli Anni ’80 e, nel caso del Nyos, il potenziale letale di questo lago vulcanico si è reso tragicamente evidente nell’eruzione del 21 agosto 1986. Probabilmente causata da una frana, l’esplosione provocò una rapida miscelazione dell’anidride carbonica disciolta con gli strati superiori del lago e il rilascio di una nuvola mortale che asfissiò circa 1.800 persone nei villaggi vicini. Rispetto al Nyos, che intrappola soltanto l’anidride carbonica, il lago Kivu ha il rischio aggiuntivo dovuto al metano, il cui rilascio nell’aria potrebbe causare una detonazione distruttiva.

Attualmente, più di due milioni di persone vivono nelle vicinanze del Kivu, di cui circa un milione nella città di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo. In confronto, erano circa 14.000 le persone che vivevano nell’area del Nyos al momento dell’eruzione, per cui uno stesso evento avrebbe una portata decisamente più catastrofica.

Quella di un eruzione limbica del “lago killer” non è solo una preoccupazione teorica. Le analisi della storia geologica del sito hanno infatti indicato che almeno una precedente eruzione si è probabilmente verificata tra 3.500 e 5.0o0 anni fa, e forse molte altre sono avvenute in tempi relativamente più recenti. Secondo gli scienziati, i livelli di gas intrappolati nelle profondità sarebbero ormai tali da scatenare un nuovo evento, pur non potendo prevedere esattamente quando potrebbe accadere.

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