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Covid 19

Due dosi di vaccino Covid non bastano: la terza aumenta di 100 volte gli anticorpi contro Omicron

Due nuovi studi mostrano che due dosi di vaccino Covid non bastano contro la variante Omicron, ma il richiamo o booster (terza dose) la contrasta efficacemente.
A cura di Andrea Centini
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Che la variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 sarebbe stata particolarmente problematica lo si era capito sin da quando è stata identificata in Sudafrica alla fine di novembre. Le oltre 30 mutazioni sulla proteina S o Spike – il gancio utilizzato dal patogeno per agganciarsi e infettare le cellule umane, oltre che bersaglio privilegiato dei vaccini anti Covid – suggerivano una potenziale elusività verso gli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale che quelli legati alla vaccinazione. I primi dati epidemiologici e i test di neutralizzazione condotti in laboratorio hanno purtroppo confermato i timori degli scienziati; non a caso la variante Omicron, classificata come “variante di preoccupazione” (VOC) a tempi record dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sta ora guidando la catena dei contagi in numerosi Paesi, travolti da picchi di positivi che non si erano mai visti durante la pandemia. In Italia, Francia e Regno Unito i record si susseguono di giorno in giorno, catalizzati anche dai contatti sociali per le festività natalizie. Nonostante la nuova variante sia in grado di "aggirare" almeno in parte le difese immunitarie indotte dalle due dosi di base (che restano comunque protettive dalla COVID-19 grave), abbiamo comunque un'arma molto preziosa per contrastarla: la terza dose. Sempre più studi stanno infatti dimostrando che il richiamo o booster ha un'efficacia significativa nel neutralizzarla, come evidenziato da questo simpatico “cinguettio” condiviso su Twitter dal profilo ufficiale dell'Università Johns Hopkins, nel quale si scimmiotta una celebre sequenza del film “Mamma ho perso l'aereo”.

A confermare l'efficacia del richiamo c'è il nuovo studio “mRNA booster immunization elicits potent neutralizing serum activity against the SARS-CoV-2 Omicron variant” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Nature Medicine, nel quale gli scienziati hanno valutato la capacità di neutralizzazione del siero (contenente anticorpi) ottenuto dal sangue di individui vaccinati e convalescenti dall'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. È stata valutata anche l'attività degli anticorpi monoclonali sfruttando saggi di neutralizzazione con pseudovirus. A condurre l'indagine un team di ricerca tedesco guidato da scienziati dell'Istituto di virologia dell'Ospedale universitario e dell'Università di Colonia, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi delle università Freie e Humboldt di Berlino, del Bernhard Nocht Institute for Tropical Medicine del Centro Medico Universitario Hamburg-Eppendorf e di altri istituti.

Nella prima parte dello studio gli scienziati coordinati dal professor Florian Klein, docente presso il Laboratorio di Immunologia Sperimentale dell'ateneo di Colonia, hanno analizzato i campioni di sangue di 30 persone vaccinate con il Comirnaty, il vaccino anti Covid a mRNA di Pfizer-BioNTech. Nei test condotti in laboratorio è stata verificata la capacità neutralizzante degli anticorpi contro il virus "selvatico" di Wuhan e diverse altre varianti, osservando un'elevata efficacia contro il ceppo cinese e una riduzione contro le varianti Alpha, Delta e Beta. Quando i campioni sono stati testati contro la variante Omicron, solo il siero di otto dei vaccinati (il 27 percento) ha mostrato attività di neutralizzazione, con risultati sensibilmente inferiori alla variante Beta, riconosciuta fino alla comparsa della Omicron come la “più elusiva”. L'attività di neutralizzazione del siero contro la variante Omicron dopo le due dosi di vaccino anti Covid di Pfizer è rimasta bassa, con meno del 40 percento dei campioni che mostrava una capacità neutralizzante rilevabile. Tuttavia il discorso è cambiato totalmente quando è stato testato il siero di chi aveva ricevuto il booster (terza dose). Grazie ad esso, infatti, l'attività di neutralizzazione contro la Omicron è aumentata di 100 volte ed era rilevabile in tutti e 30 i partecipanti. Il professor Klein e i colleghi hanno anche osservato che la variante Omicron ha un'elevata capacità di aggirare gli anticorpi neutralizzanti dei convalescenti / guariti dalla COVID-19, inoltre hanno determinato che “l'attività neutralizzante di diversi anticorpi monoclonali è notevolmente ridotta contro la variante di Omicron e può limitare le opzioni di trattamento per la COVID-19 indotta dalla Omicron”.

I risultati dello studio tedesco, citati su Twitter dal professor Eric Topol dello Scripps Research Translational Institute di La Jolla, sono affini a quelli dello studio “mRNA-based COVID-19 vaccine boosters induce neutralizing immunity against SARS-CoV-2 Omicron variant” pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Cell, in cui è stato dimostrato che due dosi di vaccino anti Covid a mRNA (il Comirnaty di Pfizer-BioNTech e lo Spikevax di Moderna) determinano una scarsa neutralizzazione della variante Omicron, mentre con la terza dose si ottiene una “potente neutralizzazione incrociata delle varianti, Omicron compresa”. Lo studio è stato condotto da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Ragon Institute of MGH del Massacusetts Institute of Technology (MIT) e dell'Università di Harvard, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro per il programma di ricerca sull'AIDS in Sudafrica di Durban, dello University Medical Center Eppendorf di Amburgo, del Massachusetts General Hospital e di numerosi altri istituti. Gli scienziati hanno verificato la capacità di neutralizzazione dei sieri ottenuti da tre gruppi di vaccinati: 88 con lo Spikevax di Moderna, 111 col Comirnaty di Pfizer e 40 con l'Ad26.COV2.S di Johnson & Johnson. I test sono stati condotti con uno pseudovirus del ceppo originale di Wuhan e pseudovirus delle varianti Delta e Omicron. Gli scienziati hanno valutato sia coloro che avevano completato il solo ciclo vaccinale di base che quelli immunizzati con la terza dose. “Sorprendentemente – scrivono gli autori dello studio – la neutralizzazione di Omicron non era rilevabile nella maggior parte dei vaccinati”, tuttavia coloro che avevano ricevuto un booster con vaccino a mRNA “hanno mostrato una potente neutralizzazione di Omicron”. Essa è stata valutata soltanto “4-6 volte inferiore rispetto al ceppo selvatico” del coronavirus SARS-CoV-2. Ciò, spiegano gli scienziati, suggerisce una maggiore reattività crociata delle risposte anticorpali neutralizzanti. I ricercatori hanno anche scoperto che la variante Omicron infetta le cellule in modo più efficiente rispetto alle altre varianti, dettaglio che può spiegare la sua estrema contagiosità (oltre cinque volte quella della variante Delta) e l'enorme diffusione in questa fase della pandemia. Il consiglio degli esperti è dunque quello di sottoporsi quanto prima al richiamo, che in Italia viene offerto a quattro mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale di base.

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