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Cos’è il bostrico, l’insetto che sta distruggendo i boschi italiani

Nelle aree alpine del nord-est italiano già colpite dalla tempesta Vaia, ha già attaccato 2 milioni di abeti rossi, favorito da caldo anomalo e disponibilità di tronchi abbattuti.
A cura di Valeria Aiello
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La vitalità degli abeti rossi delle Alpi meridionali è minacciata dal bostrico, un piccolo coleottero che, in situazioni di normalità, è in equilibrio con l’ambiente boschivo ma che, a causa delle conseguenze dell’uragano Vaia dell’ottobre 2018, ha trovato in quelle stesse foreste le condizioni ideali per proliferare e diffondersi in modo incontrollato. Le precedenti esperienze dei Paesi a Nord delle Alpi, in passato interessati da estesi danneggiamenti di boschi, avevano fatto prevedere un incremento della diffusione del bostrico per circa 5-6 anni. Tuttavia, l’estate calda e siccitosa che ci siamo appena lasciati alle spalle ha favorito ulteriormente la “pullulazione” di questo insetto, portando gli esperti a ritenere che entro qualche anno la devastazione sarà addirittura superiore a quella della stessa tempesta Vaia. Il trend di crescita della popolazione dell’insetto è confermata dai monitoraggi più recenti e che, ad esempio, in Trentino, hanno mostrato un aumento medio del 22% delle catture rispetto al 2021. A favorire il bostrico sarebbero state anche le temperature miti dello scorso inverno, che hanno portato a una bassa mortalità delle colonie e una veloce ripresa degli attacchi nella successiva stagione primaverile.

Cos’è il bostrico e quando diventa una minaccia per i boschi

Come premesso, il bostrico – più precisamente bostrico tipografo (Ips typographus), conosciuto anche con il nome di bostrico dell’abete rosso– è un insetto che naturalmente è presente negli ecosistemi forestali. In condizioni normali (fase endemica) svolge un ruolo ecologico importante, perché attacca le piante deboli oppure giunte alla fine del loro ciclo vitale, favorendo la degradazione degli alberi in sostanza organica. Tuttavia, come spiegato dal professor Andrea Battisti del dipartimento DAFNAE dell’Università di Padova, che fa parte del Gruppo di lavoro sul bostrico e ha seguito sin dall’inizio il rischio fitosanitario legato alle conseguenze dell’uragano Vaia, quando subentrano fenomeni che turbano l’equilibrio dell’ecosistema boschivo – caldo anomalo favorevole alla proliferazione delle popolazioni e una disponibilità senza precedenti di tronchi abbattuti, il bostrico approfitta della situazione, passando a una fase epidemica.

Gli alberi che sono già indeboliti per motivi climatici o a causa di fenomeni estremi, come è stato nel caso della tempesta Vaia che ne ha ribaltati molti, diventano particolarmente suscettibili – ha affermato il professor Battisti – . In condizioni di normalità gli attacchi tendono a rimanere circoscritti perché il bostrico penetra prevalentemente all'interno di piante già abbattute o indebolite. Il problema è che adesso l’insetto ha cominciato ad insediarsi anche nella corteccia degli alberi sani, colpendo così superfici molto estese”.

Le piante attaccate dal bostrico (principalmente abeti rossi) subiscono un cambiamento di colore, che generalmente avviene in maniera piuttosto veloce. Da verde, la chioma diventa di colore rosso scuro, e col tempo diventa grigia, perdendo gli aghi. “Facendo gallerie sotto la corteccia, il bostrico porta all’interruzione del flusso dei liquidi all’interno della pianta e quindi l’albero cambia colore rapidamente e muore – ha aggiunto Battisti – . In quelle stesse gallerie nascono le larve delle nuove generazioni che continuano poi a diffondersi, rendendo sempre più difficile ogni tentativo di contenimento delle popolazioni”.

Milioni di alberi uccisi su tutto l’arco alpino meridionale

Il danno causato dal bostrico si misura in superficie boschiva – ettari di bosco (1 ettaro sono 10.000 metri quadrati, dove ci possono essere da centinaia a migliaia di alberi) – oppure in metri cubi di legname (circa 2 metri cubi per ogni abete rosso maturo). Secondo i dati aggiornati al 2021, a tre anni da Vaia, il bostrico ha già attaccato settemila ettari di foresta e circa 3 milioni di metri cubi di legname (1,5 milioni di abeti rossi), ai quali si sommano le prime stime dei danni della prima metà 2022, che si aggirano intorno a 500-700mila alberi uccisi.

Nell’intero periodo di pullulazione (in media 5-6 anni), gli esperti di Etifor, società di ricerca partecipata dall’Università di Padova, stimano che entro il 2026 i metri cubi di legname bostricato, quindi inutilizzabile o di scarso valore, supereranno gli 8,7 milioni già abbattuti da Vaia, con un danno economico per la filiera del legno pari a circa 350 milioni di euro. A tutto questo vanno poi aggiunte le ricadute negative sull'ambiente visto che le foreste morte rilasceranno 11 milioni di CO2, senza considerare quella che non verrà più catturata.

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