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Come si distinguono i veri frutti dai falsi frutti e perché non ci sono vespe morte nei fichi

In botanica la definizione di frutto è molto precisa e riserva alcune sorprese: mele, pere e fragole, ad esempio, non sono veri frutti, mentre lo sono le zucchine e i pomodori. Ecco per quale ragione.
A cura di Andrea Centini
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Non tutta la frutta che acquistiamo al supermercato o dal fruttivendolo è realmente tale, dato che spesso si tratta di qualcosa di molto differente. Un vero frutto, infatti, dal punto di vista squisitamente botanico deriva dall'ingrossamento dell'ovario di un fiore dopo la fecondazione, che si trasforma in una massa deputata alla protezione e al nutrimento del seme. In molte specie di interesse commerciale che chiamiamo normalmente frutta, tuttavia, la parte edibile coinvolge anche altri elementi della pianta, come ad esempio il ricettacolo, la corolla, i sepali, il calice e così via. Ciò da vita a quelli che tecnicamente vengono definiti “falsi frutti” o “frutti aggregati”. Come specificato dal botanico Samanthi Udayangani in un articolo dedicato alle differenze, i veri frutti sono solo quelli che derivano dalla trasformazione della parete dell'ovario fecondato.

I falsi frutti sono molto più comuni di quel che si possa immaginare: le fragole sono tra gli esempi più calzanti. La parte rossa, carnosa e appariscente rappresenta infatti il ricettacolo ingrossato di un'infiorescenza, mentre i veri frutti sono i semini gialli (acheni) che costellano la superficie. Anche mele, pere e nespole sono falsi frutti; il pomo è il ricettacolo fiorale ingrossato, mentre la parte derivata dalla fecondazione è solo il torsolo, paradossalmente proprio quello che noi non mangiamo. Le more, definite come un'infruttescenza, sono invece formate da minuscole drupe fuse le une alle altre derivate da corolla e calice del fiore. Anche in questo caso siamo innanzi a falsi frutti. La polpa gialla dell'ananas origina invece dai sepali e dunque non è un vero frutto. Curiosamente tra i veri frutti, oltre a ciliegie, pesche, albicocche e olive, troviamo molti fra quelli che normalmente chiamiamo verdure e ortaggi, come pomodori, zucchine, cetrioli, melanzane, zucche e peperoni. Sono veri frutti perché tutti contengono i semi e derivano dall'ovario. I frutti possono essere suddivisi anche in indeiscenti  e in deiscenti; i primi tendono a rimanere chiusi, come le ghiande e le noci, i secondi si aprono e lasciano liberi i semi.

Per quanto concerne i frutti carnosi, una ulteriore distinzione può essere fatta tra la drupa, la bacca, l'esperidio, il peponide e altre forme di frutti. Una bacca tipica è un frutto carnoso e acquoso privo della parte lignea all'interno, che invece si trova nelle drupe. Tra le bacche troviamo il mirtillo e il kiwi, ma lo è anche la banana (definita apirena perché senza semi). Tra le drupe si annoverano prugne, ciliegie, albicocche, mango e olive, tutte caratterizzate dalla parte lignea all'interno. Le more, come indicato, sono drupe fuse (polidrupe) che derivano da altre parti del fiore e non dall'ovario. L'esperidio è invece il frutto carnoso delle piante appartenenti alla famiglia delle Rutacee (agrumi), come il limone, l'arancio e il bergamotto, mentre il peponide è tipico delle Cucurbitaceae, alla stregua di zucche e cetrioli.

Vespe morte nei fichi, facciamo chiarezza

Un caso interessante di falso frutto riguarda quello del fico, che è una peculiare infiorescenza. I piccoli fiori sono contenuti proprio all'interno del bulbo carnoso che mangiamo (chiamato siconio), come se fossero rivoltati all'interno. È per questo motivo che non vediamo fiorellini variopinti sbocciare dagli alberi di fico. Ma se i fiori sono all'interno, come avviene l'impollinazione? Questo ruolo è ricoperto da minuscole specie di vespe; ce n'è una specifica per ciascuna delle oltre 600 piante di fico conosciute (in quello nostrano è coinvolta la vespa del fico Blastophaga Psenes). Vespe e piante si sono coevolute nell'arco di decine di milioni di anni dando vita a un'alleanza perfetta. Il ciclo riproduttivo di questi imenotteri e della pianta sono infatti intimamente connessi e legati da un meccanismo biologico chiamato mutualismo obbligato. Hanno assolutamente bisogno l'uno dell'altra per sopravvivere e prosperare come specie. Ma come avviene l'impollinazione?

Come specificato dallo US Forest Service, le vespe femmina entrano in una piccolissima apertura del fico maschio (che noi non consumiamo) dove depongono le uova; il tunnel nel siconio è talmente stretto che durante l'operazione la vespa perde ali e antenne, finendo per morire all'interno. Ma la missione è compiuta. Dalle uova deposte emergono larve che si svilupperanno in maschi e femmine; solo queste ultime riusciranno a uscire dal fico – in tunnel scavati dai maschi, privi di ali – ricoperte di polline. Quando una di queste vespe femmina entra in un fico femmina (quello che mangiamo) non può deporre le uova, ma lascia il polline. Anche qui è destinata a morire, ma il suo corpo non resta all'interno del "frutto" che consumiamo; viene infatti digerito dagli enzimi della pianta e il risultato non è dissimile dalla concimazione naturale delle piante con gli animali morti nel sottosuolo. Ecco perché non mangiamo l'insetto quando consumiamo i fichi. Va comunque tenuto presente che molto spesso i fichi di interesse commerciale non sono fecondati dalle vespe, ma vengono prodotti attraverso una procedura chiamata partenocarpia.

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