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A Stonehenge scoperti migliaia di misteriosi pozzi preistorici

Identificati dagli archeologi dell’Università di Birmingham (Regno Unito) e dell’Università di Ghent (Belgio), sono la più antica traccia di uso del suolo nel sito inglese.
A cura di Valeria Aiello
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Il sito archeologico di Stonehenge è da secoli tra i più studiati al mondo, ma una nuova scoperta ha rivelato di un’inaspettata attività preistorica nell’area. Lo testimoniano le centinaia di pozzi più grandi e migliaia di più piccoli identificati dagli archeologi dell’Università di Birmingham che, insieme ai colleghi dell’Università di Ghent (Belgio), hanno condotto la prima vasta indagine di induzione elettromagnetica del sito, arrivando al sorprendente risultato. Questa tecnica, che sfrutta la conduttività elettrica del suolo per risalire alle sue caratteristiche e visualizzare ciò che è sepolto sotto la superficie, è stata combinata con le informazioni geoarchelogiche, come dettagliato in uno studio sul Journal of Archaelogical Science, aiutando gli studiosi a mappare un’area di 2,5 km2 intorno a Stonehenge.

Migliaia di misteriosi pozzi scoperti a Stonehenge

Nell’area sono stati scoperti più di 400 potenziali grandi pozzi (ciascuno di oltre 2,5 metri di diametro), di cui sei riportati alla luce nel corso del progetto – datati dal primo Mesolitico (circa 8.000 a.C.) alla media età del bronzo (1.300 a.C) – , e diverse migliaia di più piccoli. Il pozzo più grande (largo oltre 4 metri e profondo 2) è scavato nella roccia calcarea e risale all’8.200-7.800 a.C., rappresentando non la più antica traccia di uso del suolo a Stonehenge, migliaia di anni prima che fossero erette le prime pietre, ma anche il pozzo mesolitico più grande nell’Europa Nord-occidentale. Non sappiamo ancora a cosa servisse, ma le dimensioni e la forma hanno portato gli studiosi a pensare che sia probabilmente stato scavato come trappola di caccia per selvaggina di grossa taglia, come uri, cervi e cinghiali.

Il pozzo più grande, largo oltre 4 metri e profondo 2, scavato nella roccia calcarea, è la più antica traccia di uso del suolo mai scoperta a Stonehenge / Credit: Università di Birmingham
Il pozzo più grande, largo oltre 4 metri e profondo 2, scavato nella roccia calcarea, è la più antica traccia di uso del suolo mai scoperta a Stonehenge / Credit: Università di Birmingham

La mappatura del sito ha inoltre mostrato che i pozzi più grandi sono raggruppati in un’area che è stata ripetutamente rivisitata nel corso dei millenni, in particolare sulle alture a Est e a Ovest, suggerendo interessi simili in luoghi che consentivano ampie vedute sul sito.

Quello che stiamo vedendo – ha spiegato il professor Paul Garwood dell’Università di Birmingham – non è un’istantanea di uno specifico periodo temporale. Le tracce che vediamo nei nostri dati abbracciano millenni, come indicato dal lasso di tempo di settemila anni tra i pozzi preistorici più antichi e quelli più recenti. Dai primi cacciatori-raccoglitori dell’Olocene ai successivi abitanti di fattorie e sistemi di campi dell’età del bronzo, l’archeologia che stiamo rilevando è il risultato di un’occupazione complessa e in continua evoluzione del sito”.

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