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“Vivere nello Spazio ha cambiato il mio corpo”: l’astronauta Whitson racconta cosa succede in orbita

Con i suoi 675 in orbita Peggy Whitson è l’astronauta che è rimasta più tempo nello Spazio di sempre. In una recente intervista ha raccontato come il suo corpo è cambiato durante i suoi soggiorni spaziali: dalla perdita di densità muscolare alla difficoltà di orientarsi, alla crescita in altezza sperimentata durante i propri soggiorni spaziali.
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ASTRO_PEGGY | Foto dal profilo Instagram di Peggy Whitson
ASTRO_PEGGY | Foto dal profilo Instagram di Peggy Whitson

Nessuno come lei conosce lo Spazio. Peggy Whitson, classe 1960, è l'astronauta che ha trascorso più tempo in orbita della storia: per l'esattezza 675 giorni, quasi due anni. A maggio 2023 è partita e tornata dalla sua ultima missione. Un anno dopo ha raccontato in una video intervista alla Bbc come vivere nello Spazio per così tanto tempo ha influenzato il proprio corpo.

D'altronde, gli effetti della microgravità sulla salute degli astronauti che, come Whitson trascorrono anche mesi nello Spazio, sono da sempre argomento di grande interesse. Innanzitutto perché conoscere i rischi per gli astronauti è fondamentale per rendere possibile l'esplorazione spaziale, ma anche perché lo Spazio può offrire condizioni inedite per studiare il comportamento cellulare e diventare un laboratorio dalla grandi potenzialità per la ricerca di nuove terapie anti-tumorali.

L'esperienza di Peggy Whitson

"Gravity really does suck" ("La gravità fa davvero schifo"). A differenza di quanto ci potremmo aspettare noi affezionati abitanti della Terra, per Peggy Whitson i mesi trascorsi sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) e nelle altre missioni spaziali a cui ha partecipato vivere "senza gravità" – o meglio a livelli di gravità molto inferiori rispetto a quelli a cui siamo abituati sulla superficie terrestre – non è così terribile. "Vale la pena – ha detto alla Bbc – correre questi piccoli rischi per andare nello Spazio".

Gli effetti dello Spazio sul fisico umano possono essere diversi, alcuni meno fastidiosi, altri più importanti e alcuni possono perdurare anche una volta tornati sulla Terra. Whitson ha raccontato che uno degli effetti che più l'ha divertita è stato l'aumento in altezza, sebbene solo temporale: "Quando si va nello Spazio, senza la gravità terrestre, la colonna vertebrale si rilassa. Io ero cresciuta di circa mezzo centimetro, ma poi tornata sulla Terra l'ho perso nelle prime 24 ore".

Gli effetti della microgravità sulle ossa e muscoli

In realtà, gli effetti dello Spazio sul corpo degli astronauti possono essere anche più importanti, soprattutto se non si fa nulla per contrastarli, primo tra tutti la perdita di densità ossea e della massa muscolare: "In orbita, perdiamo l'1% della nostra massa ossea in un mese, se non facciamo nulla al riguardo", ha raccontato Whitson. Ecco perché è fondamentale fare degli esercizi fisici mirati: "A differenza di quello che succede sulla Terra, dove si utilizzano i pesi, nello Spazio, a quei livelli di microgravità, è inutile utilizzarli, quindi bisogna lavorare contro la propria resistenza", spiega l'astronauta.

Il Centro di Medicina spaziale del Baylor College of Medicine spiega che "gli astronauti subiscono una diminuzione della massa muscolare, della forza e della resistenza perché muoversi richiede una riduzione del lavoro dalle gambe e dalla schiena". Queste particolari condizioni implicherebbero il rischio che i muscoli possano man mano indebolirsi fino ad atrofizzarsi ed è proprio per contrastare questa eventualità che gli astronauti dell'Iss devono sottoporsi a un rigoroso regime di esercizi".

In gioco anche la vista e il sistema neurologico

Il cambiamento nei livelli di gravità a cui si è sottoposti può causare anche una serie di effetti alla vista. Esiste anche una sindrome specifica che può colpire gli astronauti, la "Space-Associate Neuro-ocular Syndrome (SANS)", che determina gonfiore nella parte posteriore dell'occhio. Non è ancora chiaro cosa predispone il verificarsi o meno di questi eventi avversi. Whitson lo ha vissuto in prima persona: "Alcuni subiscono un peggioramento della propria vista o vedono a chiazze. Io, dopo il mio ultimo viaggio spaziale di lunga durata, sono tornata con una vista migliore. Di solito la situazione si risolve rapidamente, ma a volte si tratta di cambiamenti permanenti".

Sempre l'astronauta racconta del disorientamento che si prova tornando sulla Terra dopo diversi giorni o mesi trascorsi in orbita. "Quando muovevo la testa molto velocemente, mi sentivo instabile e nauseata". Questo succede – spiega il Centro di Medicina – perché il cervello risponde a un complesso sistema di circuiti neurali, che in assenza di gravità, ricevono imput dai muscoli e dagli organi interni diversi da quelli a cui è abituato. Questo può causare disorientamento, rendendo difficili le azioni più scontate, sia in orbita che una volta tornati sulla Terra. Lo ha confermato  la stessa Whitson, e se lo dice lei, non possiamo far altro che crederle.

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