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Il piano di Bersani per governare: “No all’austerity, dimezzamento dei parlamentari”

Il leader del Partito Democratico proporrà al Capo dello Stato di guidare il governo, puntando tutto su pochi punti qualificanti: riduzione delle politiche di austerity, taglio dei costi della politica, sostegno alle imprese.
A cura di Davide Falcioni
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Elezioni Politiche 2013, conferenza Pierluigi Bersani

In una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica Pierluigi Bersani ha sciolto i primi importanti nodi, dopo l'esito delle elezioni e il rincorrersi di voci di ogni tipo sulle alleanze. "Chiamatelo come volete – ha spiegato Bersani – governo di minoranza, governo di scopo, non mi interessa. Mercoledì prossimo lo proporrò in direzione, poi al Capo dello Stato: io lo chiamo un governo del cambiamento, che mi assumo la responsabilità di guidare, che propone sette o otto punti qualificanti e che chiede in Parlamento la fiducia a chi ci sta". Il leader del Pd appare molto più battagliero della mesta conferenza stampa post voto, e spiega quali sono i punti sui quali chiederà la fiducia delle camere. "Il primo tema è l'Europa. Voglio che il prossimo governo ponga una questione dirimente, di cui ho parlato al telefono con Hollande l'altroieri: l'austerità da sola ci porta al disastro. In sede europea, tutti devono mettersi in testa che il rientro dal debito e dal deficit è un tema che va spostato nel medio periodo: ora c'è un'altra urgenza assoluta, il lavoro. Il secondo tema è quello sociale. Il disagio è troppo forte, i comuni devono poter aprire sportelli di sostegno, bisogna sbloccare subito i pagamenti della PA alle imprese e introdurre sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali. Il terzo tema è la democrazia. Il nuovo governo, immediatamente, deve dimezzare il numero dei parlamentari, abbattere gli stipendi al livello di quelli dei sindaci, varare leggi che regolino la vita dei partiti e non solo per í finanziamenti, che inaspriscano drasticamente le norme anticorruzione e che regolino finalmente i conflitti di interessi. Ciascuno di questi punti si tradurrà in un specifico disegno di legge, che giorno dopo giorno farò pubblicare in rete già da giovedì mattina. Questo mi offrirà la gradevole opportunità di rilanciare anche qualche vecchia idea, come la creazione di un ministero per lo Sviluppo Sostenibile, visto che l'economia verde deve essere il cuore del nuovo governo che ho in testa".

Bersani, dunque, appare molto più deciso: certe posizioni non le aveva sostenute neppure in campagna elettorale e certe altre, come il via libera all'austerity, le aveva votate durante il governo Monti. Il segretario del Pd, a proposito, parla anche della campagna elettorale condotta, a detta di molti osservatori troppo fiacca. "Ne vedo tanti di dotti, medici e sapienti che sdottoreggiano col senno di poi. Io non ho mai pensato che se non vinciamo la colpa è degli italiani che non ci capiscono. E neanche penso che quel che è avvenuto sia riconducibile a errori della campagna elettorale che possono sempre esserci. Si sono fronteggiati una destra che proponeva soluzioni fiscali oniriche e Grillo che proponeva la palingenesi. Mi vuol far dire che avremmo dovuto coltivare anche noi un messaggio che si inserisse tra l'impossibile e l'irrazionale? Avremmo dovuto essere un po' meno ‘realisti'? Non sono convinto di questo. In campagna elettorale ho sempre detto che il cuore della crisi italiana nasceva dai temi sociali, dall'impoverimento e dall'allargamento della forbice delle disuguaglianze". Infine Bersani ha aperto alla cessione delle alte cariche istituzionali a Pdl o Movimento 5 Stelle: "Chi arriva primo non ha l'esclusiva sulle cariche istituzionali. Ma ci sono due aspetti che mi preme sottolineare. Il primo: l'emergenza non si affronta con i vecchi schemi da cittadella assediata della politica. Il secondo: quando ci sono in ballo le istituzioni sono aperto a tutte le ipotesi, ma quando si parla di governo non possono esserci ambiguità…".

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