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Grecia, 48 ore al voto: sondaggi, alleanze e programmi di Tsipras e Samaras

A due giorni dalle elezioni che potrebbero cambiare il volto della Grecia e dell’Europa ecco la situazione: sondaggi, alleanze di governo e programmi di Syriza e Nea Dimokratia, i due principali partiti.
A cura di Davide Falcioni
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Quando gli amplificatori fanno partire "Bella Ciao", uno dei canti della resistenza italiana, le migliaia di persone che affollano piazza Omonia, nel cuore di Atene, esplodono in un boato. Il comizio di chiusura della campagna elettorale di Syriza, a due giorni dalle elezioni che potrebbero cambiare il volto della Grecia e dell'Europa, ha lanciato verso una vittoria quasi certa – almeno stando ai sondaggi – il giovane leader Alexis Tsipras: 41 anni, comunista, l'ellenico si appresta a diventare il prossimo premier di un paese massacrato dalle politiche di austerity dando la priorità assoluta alle esigenze della classe più povera del paese dopo quattro anni di governi moderati che hanno prodotto un disastro sociale senza precedenti: la disoccupazione ha raggiunto il 25,8%, i salari sono scesi del 10,27% e il debito pubblico è cresciuto raggiungendo il 176% del Pil. Nel frattempo sono stati smantellati i servizi sociali: proprio con il pretesto del taglio del debito scuola, sanità è trasporti sono stati ridotti al lumicino, mentre migliaia di lavoratori pubblici sono stati licenziati.

Tsipras: "Non rispetteremo le misure di austerity"

A 48 ore dal voto Alexis Tsipras ha annunciato: "Un governo Syriza non rispetterà gli accordi firmati dal suo predecessore. Il nostro partito rispetta gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee. Ma l'austerità non fa parte dei trattati di fondazione dell'Ue". Il candidato premier ha aggiunto: "Il vero dilemma è tra la continuazione della tragedia e dei sacrifici senza fine o il ritorno alla speranza, allo sviluppo, alla normalità e alla democrazia". Le frasi di Tsipras non sono piaciute, come era ampiamente prevedibile, al ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeubl, che da Davos ha commentato: "La Grecia non può fare parte del programma di quantitative easing a meno che non resti all'interno del piano di riforme concordato".

I sondaggi: Syriza saldamente in testa (ma cosa faranno gli indecisi?)

In questo quadro il divario tra Syriza e Nea Dimokratia (il principale sfidante, di centrodestra) è aumentato negli ultimi giorni attestandosi al 6%, secondo un sondaggio condotto da Gpo: Tsipras dovrebbe ottenere il 32,5% delle preferenze, mentre il primo ministro uscente Samaras il 26,5. Molto distanti tutti gli altri: To Potami (Il Fiume, di centro-sinistra) avrebbe il 5,8%, Alba Dorata il 5%, il Partito Comunista di Grecia (Kke) il 5%, il Pasok (socialista) il 4,4%, Greci Indipendenti, il 3,4%, e il partito Movimento dei Socialisti Democratici (Kidiso) – fondato di recente dall'ex premier socialista Giorgos Papandreou – il 3%. L'incognita è tuttavia rappresentata dall'affluenza alle urne, che alle elezioni del 2012 fu del 62%. Gli indecisi, dunque, potenzialmente sono molti e potrebbero polarizzarsi su Syriza o Nea Dimokratia.

La formazione del Governo: a Tsipras nessun "soccorso rosso"

Questi i dati dei sondaggi. Per quanto riguarda la formazione del governo il vincitore potrebbe non avere vita facile: la legge elettorale ellenica, infatti, assegna un "premio di maggioranza" di 50 seggi al partito che arriva primo. I restanti 250 seggi (su un totale di 300) vengono distribuiti con metodo proporzionale e soglia di sbarramento al 3%. Ciò vuol dire che se Syriza – pur vincendo le elezioni – non dovesse conquistare 151 seggi necessari non avrebbe la maggioranza per formare un governo monocolore e sarebbe costretta ad aprire una discussione con eventuali alleati. La priorità di Alexis Tsipras è quella di formare un esecutivo forte, capace di reggere alle pressioni che certamente arriveranno da Bce, Unione Europea e Fondo Monetario, ma da destra e da sinistra la disponibilità a collaborare è poca. Per Tsipras un problema non da poco. Come scrive Il Manifesto, il leader greco è "a favore di alleanze con «forze poli­ti­che che si svin­co­lano dai memo­ran­dum», ma anche con per­so­na­lità pro­ve­nienti da altre aree ideo­lo­gi­che. Invece Pana­jo­tis Lafa­za­nis, capo­gruppo par­la­men­tare di Syriza e lea­der della com­po­nente Ari­stero Revma, si è schie­rato con­tro «qual­siasi col­la­bo­ra­zione con le forze e le per­sone con­si­de­rati respon­sa­bili degli accordi con la troika». L’«alleanzista» Tsi­pras, insomma, si pre­senta più aperto nei con­fronti di chi ha cam­biato rotta nei con­fronti della troika, men­tre l’«incoalizzabile» Lafa­za­nis non vor­rebbe avere alcun rap­porto con i socia­li­sti pentiti".

Molti si domandano se il soccorso possa arrivare dai "compagni" del Par­tito comu­ni­sta di Gre­cia (Kke) o dai trotz­ki­sti di Antar­sya. I primi hanno risposto picche: "Dicono (Syriza, ndr) che vor­reb­bero fare la rivo­lu­zione, ma discu­tono con i rap­pre­sen­tanti della City e del Bil­der­berg Group". In realtà il nodo centrale sarà rappresentato dall'approccio che Tsipras avrà e dalla capacità di conciliare le molte anime di Syriza: sotto lo stesso tetto convivono infatti culture politiche di sinistra sensibilmente differenti, dagli ambientalisti ai comunisti più radicali. C'è chi crede che la Grecia debba essere governata senza trattare con nessuno e chi, al contrario, concepisce la moderazione come un "male necessario".

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Syriza – Nea Dimokratia, i programmi

Come detto, benché Syriza sia saldamente in testa, non si può escludere il "pericolo" di Nea Dimokratia, partito di centrodestra dell'attuale premier, Samaras. Le differenze di programma sono abissali. Tsipras punterà in primis su una rinegoziazione del debito pubblico e su una “Conferenza europea del debito” simile a quella che cancellò il 90% del debito tedesco dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Previsto anche un grande "piano di ricostruzione nazionale" che preveda la fornitura di elettricità gratis alle circa 300.000 famiglie povere del Paese (costo stimato 59 milioni di euro), la costruzione di case popolari, la restituzione della tredicesima ai pensionati più poveri e la fornitura assistenza sanitaria gratuita ai disoccupati non assicurati.

Nea Dimokratia invece punta su un programma di "compatibilità" con le richieste dell'Europa: nessuno scossone, dunque, ma la prosecuzione di un percorso già avviato, moderato, che garantisca ai creditori il mantenimento degli impegni in materia economica fino a una graduale uscita dall'emergenza. Contrariamente a Siriza (Tsipras è stato paragonato a Kim Jong un) Samaras intende tagliare la spesa pubblica e puntare maggiormente sul "privato": "Nea Dimokratia vuole una Grecia normale, senza deficit e debiti", ha detto l'attuale premier. Una Grecia normale come quella affamata di questi anni?

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