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Gheddafi, idee di fuga nella mappa degli esiliati eccellenti

Il regime del Raìs è veramente agli scoccioli, tante ipotesi sul futuro unite a tanta incertezza. Esilio, arresto o morte?
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Libia: continuano le proteste contro il regime di Gheddafi

La situazione in Libia appare ogni giorno sempre più caotica e incerta, sotto ogni punto di vista. Incerta per i ribelli che, mentre assediano Tripoli, rivedono Saif al Islam, figlio del Raìs, esultare armi alla mano con i suoi combattenti; incerta perché non è del tutto chiaro quale sia il futuro del popolo libico. Incerto è lo stesso destino riservato a Muammar Gheddafi che ha davanti a sé, sostanzialmente, tre scelte: combattere, morire o esiliare.

IL MONDO VUOLE L'ESILIO – Sul Colonnello pende un Mandato di Cattura Internazionale per crimini contro l'umanità e per le innumerevoli morti e persecuzioni durante la guerriglia ma la possibilità che il Raìs e la sua famiglia punti a negoziare il suo esilio non è affatto esclusa. Eppure il Mandato di Cattura è stato ratificato a marzo scorso, una scelta estrema del Consiglio di Sicurezza Nato che, attraverso la Corte penale, sperava di dissuadere il dittatore libico dal compiere altri crimini efferati. Una scelta che, però, evidentemente non ha pagato e, adesso che la resa sembra cosa certa, si può ulteriormente aprire ai negoziati a patto che si eviti quel proclamato bagno di sangue che Gheddafi ha promesso. Arginare la perdita di vite umane va oltre qualsiasi desiderio di giustizia ed è un obiettivo al quale tutti aspirano, ribelli compresi.

Inoltre la strada dell'esilio sembra quella più auspicabile per il Colonnello, oltre a quella di restare e morire combattendo, ipotizzata fortemente dai servizi d'Intelligence americani. Se Gheddafi si consegnasse, probabilmente non sarebbe condannato a morte ma resterebbe in carcere fino al resto dei suoi giorni e appare scontato che al Raìs questa è soluzione poco gradita.

Infografici del giorno

VENEZUELA O SUDAFRICA – Un'ulteriore ipotesi sarebbe quella di negoziare un arresto per poi essere favorito nell'esilio, una situazione analoga a quanto accaduto per Ben Ali, il dittatore tunisino. Dove può esiliare Gheddafi? Posto che Saif al Islam ha trasferito ben 250 milioni di dollari in conti venezuelani, tutto lascerebbe intendere che il Colonnello possa raggiungere il paese di Chavez, suo vecchio amico, e rimanerci a vita. Ma alcuni fonti vicine al Regime dicono che siano stati fatti dei sondaggi, e dall'entourage e da Gheddafi in persona, per cercare ospitalità nelle vicine Marocco ed Algeria. Una soluzione poco gradita alla Comunità internazionale che preferirebbe vedere Muammar Gheddafi fuori dall'Africa. Intanto ogni giorno che passa, c'è il rischio che quel "bagno di sangue" possa verificarsi, non è da escludere invece che qualche collaboratore vicino alla "tenda" del Colonnello possa tradire e risolvere la questione con quello che, in gergo, viene chiamata "la pallottola d'argento", cioè l'uccisione di Muammar per mano di un fedelissimo.

Manuel Noriega

NORIEGA, SESE SEKO & CO – Tanti i casi di dittatori in esilio, come ci mostra l'infografica che avete visto all'inizio. Il più recente, Zine El-Abidine Ben Ali, è stato appunto arrestato per essere poi favorito ad esiliare in Arabia Saudita. Il regime autoritario di Ben Ali cessa il 14 gennaio 2011 con la sua fuga verso Jedda, lasciando il paese in preda agli scontri di una sanguinosa rivolta popolare. Sese Seko era il Presidente della Repubblica Democratica del Congo, in seguito trasformato in Zaire. Oggi è chiamato di nuovo Repubblica Democratica del Congo. Sese Seko. morto nel 1997, diventò impopolare agli occhi dell'opinione pubblica per  i suoi metodi brutali e l'assenza totale di ogni rispetto per la dignità umana. Fu costretto ad esiliare in Marocco nel 1996, visto dopo aver trascinato lo Zaire in uno Stato di profonda crisi economica. Manuel Noriega era invece il generale di Panama, inizialmente supportato dalla CIA poi successivamente in conflitto con gli Stati Uniti per le accuse mosse contro di lui sul commercio di droga. Fu arrestato nel 1990 e condannato nel 1992 a 40 anni di reclusione per spaccio di droga e violazione dei diritti umani. Dal 1999 Noriega ha cercato l'estradizione ottenuta solo nel 2007: voleva tornare in patria, a Panama, ma gli è stato impedito. Attualmente è in Francia dove sta scontando un'ulteriore condanna inflittagli dal tribunale francese.

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