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Guerra in Ucraina

Perché Severodonetsk rischia di diventare la nuova Mariupol

La città di Severodonetsk rischia di diventare una nuova Mariupol, ormai in mano ai russi. Per Putin la conquista del centro potrebbe essere un obiettivo strategico, una porta d’accesso che spianerebbe la strada per il Donbass.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una nuova Mariupol. Questo è il rischio per Severodonetsk, secondo quanto ha denunciato il governatore della Regione di Luhansk Serhii Haidai, che all'AdnKronos dice: "Severodonetsk è più piccola di Mariupol, in tempo di pace contava 120mila abitanti. Ma come Mariupol è bersagliata dai russi con lo stesso odio e pari accanimento. Ho visto corpi di bambini, anche piccolissimi, dilaniati dalle schegge delle bombe. Non dimentico. Non dimenticherò mai". La città è una degli ultimi punti strategici in mano agli ucraini nelle regioni dell'Est, e e dunque è un obiettivo imprescindibile per Mosca.

La conquista di quell'area potrebbe essere considerata dai russi come un trofeo da sventolare, come è stata anche Mariupol, città della costa settentrionale del mar d'Azov, ormai presa dai russi. Per questo Severodonetsk da giorni è bombardata costantemente, notte e giorno, ed è nel mirino dell'artiglieria russa, che non dà tregua. Se la città cadesse i russi avrebbero accesso facile al Donbass, composto dalle regioni di Donetsk e Luhansk, che fin dall'inizio delle operazioni militari russe era nei piani del Cremlino.

"Putin – spiega Haidai – deve riuscire a vendere al suo popolo una sorta di vittoria e questa sarebbe l'unica possibile. Gli attacchi sono quotidiani, cercano di distruggere con tutte le armi possibili, dall'artiglieria ai missili, la città di Severodonetsk, cittadina chiave per la conquista da parte russa della regione, e la strada attraverso la quale vengono evacuate le persone". Ma non c'è solo l'importanza geografica della città: Putin in sostanza ne ha bisogno perché ha bisogno di galvanizzare le truppe, dopo il mancato assedio di Kiev, per settimane annunciato e rimandato, e la perdita di Kharkiv.

Gli ultimi episodi sembrano andare in questa direzione. Sabato le truppe russe hanno distrutto un ponte su Severodonetsk, rendendo più difficile far fuggire i civili e portare rifornimenti. Adesso è rimasto solo un ponte, come unica via di collegamento con l'esterno: se anche quello verrà distrutto la città resterà isolata e priva di rifornimenti, che renderanno molto difficile resistere a lungo all'assedio. Ma per Haidai anche se Severodonetsk è una battaglia decisiva, non vale l'intera guerra: se anche cadesse il costo dell'intera operazione graverebbe anche sull'esercito russo.

Come dice ancora il governatore all'AdnKronos si rischia anche per portare in salvo 5 civili, "ma continueremo a portar via la gente da qui finché ne avranno bisogno". E allo stesso modo la resistenza ucraina non si ferma: "Noi resisteremo fin quando sarà necessario, anche se l’esercito russo dovesse prendersi più città sarà una brutta situazione ma non una tragedia, perché tra un mese scatterà la controffensiva".

Secondo Haidai in questo momento ogni negoziato è irrealistico: "Un accordo di pace con la Russia è impossibile, è un Paese che ha sempre mentito e mente con gli altri, basti pensare alla Georgia, alla Siria, alla Cecenia, alla Moldavia e, appunto, all'Ucraina. Se guardiamo indietro e andiamo a riascoltare le vecchie dichiarazioni di Putin, fa strano sentirlo parlare allora di rispetto dell’indipendenza dell’Ucraina, dei suoi confini amministrativi. Ed è anche da questo che si capisce come l’unica possibilità di fermare la Russia sia distruggere completamente l'esercito russo: se le truppe non saranno fermate in Ucraina andranno avanti nei Paesi Baltici, in Germania, in Spagna, in Italia, fin quando le loro mire non saranno arginate”.

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