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Conflitto Israelo-Palestinese

A Gaza più di 60.000 donne incinte soffrono di malnutrizione per la scarsità di cibo

Nella Striscia di Gaza almeno 60.000 donne incinte patiscono fame e disidratazione nonostante siano in gravidanza. Secondo il reportage realizzato dal New York Times, molte donne hanno dovuto partorire in condizioni igienico-sanitarie precarie e fanno fatica a trovare cibo nutriente per loro e per i loro figli.
A cura di Gabriella Mazzeo
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A Gaza migliaia di donne incinte patiscono la fame dal 7 ottobre scorso. A raccontare la storia delle donne palestinesi e dei loro figli è il New York Times, che con un report realizzato da una cronista sul posto ha riportato le storie di diverse donne, costrette alla fame anche se incinte. Sono almeno 60.000 le donne incinte che soffrono di malnutrizione e disidratazione. Almeno 5.000 donne a Gaza partoriscono ogni mese in condizioni durissime e pericolose a causa dei bombardamenti e della scarsa capacità degli ospedali di fornire cure.

Altre 9.000 donne dal 7 ottobre sono state uccise nei bombardamenti: tra loro, migliaia di madri e donne incinte. Chi riesce a sopravvivere, invece, non riesce a ricevere le cure adeguate nel percorso pre parto e in quello postparto. A testimoniare è Deborah Harrington, dottoressa che lavora come ostetrica presso l'ospedale Al Aqsa. Secondo il medico, le future mamme e le neo mamme sue pazienti non sono riuscite ad ottenere le cure pre e post parto necessarie, mettendo così a rischio la propria vita e spesso anche quella dei propri bambini.

Moltissime sono state costrette a partorire per strada, nei rifugi durante i bombardamenti o nelle auto. Centinaia di donne non sono riuscite a raggiungere in sicurezza un ospedale in tempo e hanno dovuto arrangiarsi. Le donne che sono riuscite a dare alla luce i propri figli, hanno poi dovuto fare i conti con le difficoltà a reperire il cibo per sfamarli. Secondo le Nazioni Unite, infatti, almeno 25 persone (la maggior parte bambini) sono morte per malnutrizione negli ultimi giorni.

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Per il Global Nutrition Cluster, il 90% dei bambini sotto i 2 anni nel nord di Gaza e nella città meridionale di Rafah, stanno affrontando una gravissima situazione di carestia. L'impossibilità di accedere agli aiuti umanitari rende qualsiasi acquisto alimentare ancora più complicato. "Durante la gravidanza avevo il forte desiderio di pomodori – ha raccontato una giovane mamma al New York Times – sono pochissimi nel nord di Gaza e si comprano a peso d'oro. Nel giorno del mio compleanno, a novembre, mio marito Saleh è uscito per trovarmene un po' ed è tornato con un sacchetto di pomodori. Li aveva pagati tantissimo. Io ero più felice di quando, lo scorso anno, mi regalò un anello d'oro".

Per le donne incinte di Gaza è quasi impossibile accedere a frutta e verdura, così come spesso è difficile ottenere acqua potabile. Le mamme che patiscono la carestia e la fame a Gaza, mettono al mondo bimbi fragili che molto spesso non riescono a sopravvivere al primo mese di vita. Moltissime neo-mamme hanno contratto malattie infettive durante la gravidanza a causa delle condizioni igienico-sanitarie precarie.

"Cerchiamo solo cibo salutare da mangiare e acqua pulita adesso – ha raccontato una donna incinta -. La mia più grande paura è che mio figlio possa avere problemi di salute perché mancano cibo e acqua potabile, Quello che sto mangiando non è salutare. Ho altri 4 figli, ma nessuno di loro riesce ad accedere a cibo buono. Non c'è niente nei mercati adesso, né pollo né pesce. Non c'è cibo adatto a una donna incinta o a un bambino".

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