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Perché paghiamo così tante tasse? Il nuovo episodio di Direct, il podcast del direttore

Come ogni anno, quando arriva il momento della dichiarazione dei redditi, ci chiediamo come mai in Italia si pagano così tante tasse. Proviamo a fare chiarezza, partendo dai numeri.
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DIRECT è il Podcast in cui cerchiamo di analizzare le cose che accadono, assieme, partendo dalle domande che mi arrivano. È dedicato agli abbonati di Fanpage (ci si abbona qui). ma abbiamo reso alcuni episodi disponibili per tutti su Spotify a questo link.

Partiamo come sempre, dalle domande. Oggi dalla domanda di Silvia:

“Perché paghiamo tutte queste tasse?”

Domanda legittima, visto che siamo nel periodo delle dichiarazioni dei redditi. E come ogni anno, un sacco di gente si chiede come mai le tasse in Italia sono così alte.
Ma intanto: in Italia paghiamo davvero più tasse rispetto agli altri Paesi?

Sì, siamo tra i Paesi europei dove si pagano più tasse.

Facciamo così: prendiamo tutte le entrate fiscali e rapportiamole al prodotto interno lordo, che è la misura della ricchezza di un Paese. Quel che otteniamo, mettendo in forno assieme questi ingredienti è la cosiddetta “pressione fiscale”. Una misura perfetta per capire in quali Paesi si pagano più tasse.

I campioni d’Europa non siamo noi. La Francia infatti taglia il traguardo del Paese più tassato d’Europa, con una pressione fiscale pari al 43,8%. Al secondo posto c’è la Danimarca con il 43,4%. L’Italia è comunque sul podio, con una pressione fiscale pari al 42,8%. Davanti ad Austria, Belgio, Finlandia, Norvegia, Svezia e a tutti gli altri Paesi europei. Ecco: diciamo che se prendiamo in esame tutta la cosiddetta area Ocse, le trentotto economie più avanzate del pianeta, la pressione fiscale media è pari al 33,9%. Quindi se la nostra ricchezza è 10, gli altri in media pagano 3. E noi paghiamo 4.

Ok, ma noi chi? Chi paga queste tasse? Le pagano tutti allo stesso modo?

Stavolta la risposta è no. In Italia le tasse vengono prevalentemente pagate dai lavoratori dipendenti e dai consumatori. Se le entrate fiscali totali fossero pari a 100, 30 di quei 100 arriverebbero dai contributi della previdenza sociali, 25 dal reddito delle persone fisiche, 16 dall’Iva, cioè da una tassa su quel che compriamo e 11 da altre imposte sui consumi. Le imposte sul reddito delle società non arrivano nemmeno a 7, invece, e le imposte sulla proprietà nemmeno a 6.

Piccola, ulteriore, curiosità. Dove vanno a finire tutti questi soldi che diamo allo Stato?
Togliamo per un attimo la spesa per interessi sul debito pubblico e concentriamoci sulla spesa primaria. Di quel 100 che lo Stato raccoglie, 16 finiscono in pensioni, 7 e mezzo in sanità, 4 e mezzo in istruzione, 3 nell’ordine pubblico e 2 nella difesa, come abbiamo raccontato più volte. In relazione a tutti queste voci, il 96% sono spese correnti: stipendi, prestazioni erogate, eccetera. E solo 4 sono investimenti.

Poi, come dicevamo c’è la spesa per gli interessi sul debito. E qui non c’è Francia che tenga. Perché l’Italia è storicamente il Paese che paga più interessi sul proprio debito pubblico. Sia in termini assoluti sia in percentuale sul proprio prodotto interno lordo. Sono interessi che paghiamo un po’ con le tasse, un po’ facendo altro debito. Perché ogni anno, nonostante le tasse siano così alte, quel che spendiamo è comunque un po’ di più di tutto quel che lo Stato incassa

Comunque: è un dato Eurostat del 2022, l’ultimo disponibile, l'Italia ha pagato interessi sul proprio debito pubblico pari al 4,4 per cento del Pil, davanti all’Ungheria (3 per cento), alla Grecia (2,7 per cento) e alla Spagna (2,4 per cento). La spesa media in interessi sul debito dei 27 Paesi Ue è invece molto più bassa, pari all’1,7 per cento. Di fatto, paghiamo più interessi sul debito di quanto ci costi tutto il nostro sistema di istruzione.

La spesa per interessi sul debito è anche la prima risposta alla domanda di Silvia: perché paghiamo così tante tasse?

Per l’appunto, primo motivo: perché abbiamo un debito pubblico molto molto alto, rispetto al PIL. Quindi tassi d’interesse più alti degli altri. E quindi una spesa per interessi sensibilmente maggiore rispetto agli altri Paesi.

Ma non è solo questo: ci sono altri quattro motivi, almeno.

🎧 Ascolta l'episodio 26 per l'approfondimento completo.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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