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Pensioni: oltre la metà delle donne prende meno di mille euro al mese

Secondo i dati Istat, queste forti differenze di genere rispecchiano il mercato del lavoro italiano dove il 30% delle donne occupate ha lasciato il lavoro dopo la gravidanza.
A cura di Antonio Palma
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In Italia oltre la metà delle donne pensionate prende un assegno mensile di meno di mille euro al mese. È quanto hanno segnalato oggi i rappresentanti dell'Istat durante un'audizione parlamentare alla Camera dei deputati sul sistema pensionistico italiano e il mercato del lavoro. Nel dettaglio, ben il 52,8% delle pensionate ha redditi da pensione inferiore a mille euro al mese contro appena un terzo degli uomini. I numeri riguardano gli ultimi dati disponibili cioè quelli relativi allo scorso anno. Sempre secondo l'Istituto nazionale di statistica, la differenza tra pensionati donne e uomini è ancora più evidente se si pensa che il 15,3% delle pensionate ha redditi inferiori addirittura a 500 euro mensili. Al contrario solo il 10,2% delle pensionate percepisce un reddito da pensione superiore a duemila euro contro il 23,9% dei pensionati uomini. In generale in Italia le donne percepiscono un importo medio mensile di 1.095 euro contro i 1.549 degli uomini. Una differenza di genere ancora più pesante se si tiene conto che la maggioranza dei pensionati è rappresentato invece da donne, ben il 52,9 per cento.

Una situazione che rispecchia il mercato del lavoro nostrano caratterizzato da forti squilibri di genere soprattutto col crescere delle mansioni. Tra i motivi sicuramente la scarsa attenzione di aziende e istituzioni pubbliche verso le donne lavoratrici, in particolare verso le mamme. Sempre secondo l'Istat infatti il 30% delle donne occupate ha lasciato il lavoro dopo la gravidanza. Oltre ad avere più interruzioni per motivi familiari i percorsi lavorativi delle donne inoltre sono più spesso caratterizzati da lavori atipici. Dagli anni '90 poi è progressivamente aumentato il part-time femminile con conseguenti minori livelli medi di retribuzione e importi più bassi dei contributi versati. A ciò va aggiunto che la quota delle lavoratrici irregolari è superiore a quella maschile, con un valore pari all'11,1% contro l'8,9%. Anche la crisi ha colpito le donne in maniera particolare con un tasso di abbandono passato dal 18,4% al 22,3%. "Il problema delle interruzioni del lavoro è critico per le donne perché si traducono in uscite prolungate di almeno 5 anni in almeno il 60% dei casi" ha spiegato Linda Laura Sabatini, direttore del Dipartimento Sociale ed Ambientale dell'Istat, sottolineando: " I differenziali di genere nelle pensioni non verranno colmati fintanto che non saranno superate le disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro, nell'organizzazione dei tempi di vita, e non sarà disponibile una rete adeguata di servizi sociali per l'infanzia".

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