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G20 a Venezia, accordo sulla global tax: aliquota minima al 15% contro i paradisi fiscali

Il G20 economico di Venezia ha trovato l’accordo sulla Global tax, ovvero l’aliquota minima che le multinazionali devono pagare in qualsiasi Paese: si tratta di un’iniziativa che ha l’obiettivo di smantellare i paradisi fiscali in cui le grandi aziende pagano tasse bassissime. L’intesa dovrebbe essere formalizzata a ottobre.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non è ancora un accordo definita, ma un’intesa c’è. Verrà ratificata, probabilmente, a ottobre e dovrebbe entrare in vigore nel 2023. Parliamo della Global tax, su cui il G20 economico di Venezia ha trovato un accordo, come si legge nel documento conclusivo del vertice: “Dopo molti anni di discussione, abbiamo raggiunto un accordo storico su una più stabile ed equa tassazione internazionale”. Di fatto vuol dire imporre un’aliquota minima per le tasse a carico delle multinazionali, valida in tutto il mondo. Va sottolineato che ci sono sette Paesi che ancora non hanno aderito, tra cui anche tre europei: Irlanda, Ungheria ed Estonia. Eppure, assicura il ministro dell’Economia, Daniele Franco, i Paesi che hanno dato il via libera rappresentano il 90% del Pil mondiale: un dato che potrebbe essere sufficiente per far desistere chi vuole ancora puntare a essere un paradiso fiscale.

Franco: accordo storico, formalizzato a ottobre

Franco parla di un “accordo storico, perché per la prima volta vengono fissate “regole per la tassazione delle grandi multinazionali”. Per il ministro dell’Economia questa tassazione dovrebbe “ridurre i margini per la concorrenza fiscale e portare a un sistema impositivo mondiale più equo e più coordinato”. Questo non vuol dire eliminare “la concorrenza fiscale, ma viene in qualche modo regolata”. I meccanismi concordati in questo summit dovrebbero essere poi formalizzati nel G20 di ottobre, spiega ancora Franco.

Cosa prevede la Global tax contro i paradisi fiscali

Di fatto il sistema è quello concordato in sede Ocse e si basa su due diversi elementi. Da una parte ci sono le grandi multinazionali, quelle con un fatturato superiore ai 20 miliardi: i loro profitti, se superiori al 10% dei ricavi, saranno tassati tra il 20% e il 30% nel Paese in cui operano. C’è poi il secondo pilastro, che riguarda le azienda con un fatturato di almeno 750 milioni: in questo casi i profitti devono essere tassati almeno al 15%. L’obiettivo è quello di rendere meno convenientie per le multinazionali, dirottare gli utili nei paradisi fiscali. La riforma dovrebbe entrare in vigore dal 2023, anche se ancora mancano alcuni dettagli che andranno definiti in questi mesi. Uno dei punti principali potrebbe riguardare le aliquote, che potrebbero essere modificate e, secondo gli auspici di qualcuno, anche leggermente aumentate.

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