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Calano Pil e produzione industriale in Italia, il ministro Urso: “Segnali di allarme”

Secondo le stime ISTAT, a luglio la produzione industriale italiana è calata dello 0,7% rispetto a luglio. Intanto, l’Ue ha rivisto le previsioni di crescita: l’Italia passa dall’1,2% allo 0,9%.
A cura di Andrea Miniutti
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L'economia italiana continua ad arrancare. Dopo i dati sulla contrazione del Pil dello 0,4% nel secondo trimestre di quest'anno, l'Istat ha registrato una flessione nella produzione industriale dopo un bimestre in positivo. Infatti, si stima che nel mese di luglio ci sia stato un calo dello 0,7% rispetto a giugno e del 2,1% rispetto al luglio dell'anno scorso. Tuttavia, il secondo trimestre ha comunque registrato un segno positivo, forte della crescita nei mesi di maggio e giugno, dando speranza ad una ripresa nei prossimi mesi.

L'unico settore in crescita è quello dei beni strumentali, che riportano una crescita del 3%, mentre sono calati i beni di consumo (-3,7%), l’energia (-4,0%) e i beni intermedi (-4,5%). Invece, gli unici settori di attività economica che registrano numeri positivi sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). Al contrario, a registrare la maggiore contrazione c'è l’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%) e l’attività estrattiva (-10,1%).

A commento di questi dati, Adolfo Urso ha parlato di "segnali di allarme, anche se in qualche misura aspettati". Secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy questa situazione è causa di alcuni fenomeni economici internazionali: "Il primo fattore è l'aumento del prezzo del petrolio, perché in primavera Arabia Saudita, Opec e Russia ha deciso dei tagli alla produzione per approprio del brand, tagli che sono stati confermati e prolungati per fine anno. Tale aumento ha inciso sul sistema produttivo perché aumenta il costo dell'energia". Il secondo fattore ad incidere sulla nostra economia sarebbe la recessione della Germania perché – essendo le nostre imprese strettamente collegate a Berlino – "quando si arresta la Germania, contestualmente si arresta il sistema produttivo italiano".

A peggiorare il quadro è stato l'annuncio dell'aggiornamento delle stime di crescita annuale. Questa mattina la Commissione Europea ha presentato le nuove previsioni economiche e quelle sull'Italia sono state riviste al ribasso: la crescita non sarà più dell'1,2%, bensì dello 0,9%. Paolo Gentiloni, Commissario all'Economia, ha commentato durante la presentazione del report:

Dobbiamo avere fiducia e fiducia nel futuro dell'economia europea. C'è molto che possiamo fare per sostenere una crescita sostenuta e sostenibile. L'efficace attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza rimane una priorità fondamentale. Dovrebbero essere perseguite politiche fiscali prudenti e favorevoli agli investimenti, in sintonia con gli sforzi continui delle nostre banche centrali per domare l'inflazione.

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