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È malato e si cura con la marijuana. Condannato dal tribunale, Mattarella concede la grazia

Si è conclusa con la grazia da parte del Presidente della Repubblica la vicenda giudiziaria di un 63enne trentino, condannato in Cassazione a 5 mesi di reclusione per aver coltivato delle piantine con l’unico scopo di curarsi per sconfiggere il dolore.
A cura di Biagio Chiariello
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Era stato trovato in possesso di due piante di marijuana che coltivava per uso personale, per lenire i dolori atroci dei mali che lo affliggevano, sofferenze postume permanente di un grave incidente stradale. La Corte di Appello di Trento l’aveva condannato alla pena di mesi 5 e giorni 10 di reclusione e della multa di euro 800. Non era state trovate prove di spaccio, né del coinvolgimento di terzi. Il 63enne trentino coltivava le sue piantine e fumava la sua marijuana solo per curarsi. Per attenuare gli spasmi, divenuti anzi insopportabili anche con la somministrazione di antidolorifici. E alla fine la sua battaglia giudiziaria si è conclusa con la grazia da parte del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.  "Alla fine è arrivata”, è stato il primo commento soddisfatto dell'avvocato Fabio Valcanover, che dall’inizio ha seguito la vicenda dell’uomo. Anche la radicale Rita Bernardini ha pubblicato sul proprio profilo Facebook la notizia della grazia concessa dal Presidente della Repubblica al 63enne di Trento, con tanto di documento firmato.

I tribunali condannano, Mattarella dà la grazia

L’uomo era stato assolto inizialmente, quando gli era stato riconosciuto il diritto alla salute come prioritario rispetto all'illegalità della pianta. Ma poi la Corte di Appello aveva ribaltato la sentenza di primo grado condannandolo per il reato di produzione e detenzione di stupefacenti. L'avvocato Valcanover aveva quindi portato il caso di fronte alla Cassazione basando la strategia di difesa sull'impossibilità, all'epoca dei fatti (primavera 2014), di procurarsi legalmente la cannabis, poi legalizzata per uso terapeutico. Ma anche i giudici supremi avevano riconosciuto la rilevanza penale della condotta del trentino: 5 mesi e 10 giorni di reclusione e multa di 800 euro. Ma la difesa non si è data per vinta ed ha deciso quindi di appellarsi alla grazia del presidente Mattarella, finalmente concessa nei giorni scorsi, a più di un anno di distanza dalla condanna.

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