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La storia dell’ex centralinista che ha donato l’eredità milionaria a Teatri e gruppi culturali

Una superfan dell’Opera che in vita era una centralinista in pensione ha donato un milione e mezzo ad attività culturali.
A cura di Redazione Cultura
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La Carnegie Hall (ph Scott Wintrow/Getty Images)
La Carnegie Hall (ph Scott Wintrow/Getty Images)

Si chiama Lois Kirschenbaum, centralinista dell'International Rescue Committee, un'organizzazione di aiuto umanitario, l'appassionata di Opera che ha lasciato in eredità i risparmi di una vita, ovvero un milione e mezzo di euro a svariati gruppi culturali. Scomparsa nel 2021 a 88 anni, la donna era stata un'assidua frequentatrice dell'Opera, presenziando a quanti più spettacoli possibile e diventando una presenza familiare nei teatri, tra i direttori, direttrici, ma anche per gli artisti. Kirschenbaum ha risparmiato una cifra importante, senza che nessuno potesse immaginarlo, per poi donare tutto a una serie di organizzazioni che si sono ritrovati, a sorpresa, assegni da migliaia di dollari in beneficenza, dalla New York City Opera, all'American Ballet Theatre, passando per la Carnegie Hall e il Public Theatre.

È il New York Times a raccontare questa storia di passione artistica, scrivendo di come questa ex centralinista che viveva in un appartamento ad affitto bloccato nell'East Village, senza parenti intorno, abbia vissuto una vita spartana, viaggiando con mezzi pubblici, risparmiando sull'acquisto di mobili e vestiti, e cercando di assicurarsi biglietti gratuiti ed economici per gli spettacoli, riuscendo a risparmiare oltre un milione di dollari, al punto che John Hauser, presidente della George and Nora London Foundation for Singers a cui è arrivato uno degli assegni, ha commentato: "Sono rimasto semplicemente stupito. Non avevo idea che avesse tutti quei soldi.

L'esecutrice testamentaria ha proprio parlato di "stile di vita incredibilmente frugale" per Kirschenbaum che per decenni è stata "la decana degli appassionati d'opera più irriducibili che popolavano i posti in piedi del Met" come scrive il New York Times (che alla sua morte ne tracciò un profilo) che racconta della sua cecità ma soprattutto di come fosse sempre presente alla porta del palco per incontrare gli artisti e questo l'ha portata anche a collezionare una lunga lista di cimeli, come foto, registrazioni e spartiti autografati, anzi gli autografi erano ormai una consuetudine per cantanti e artisti, alcuni dei quali le erano diventati amici, come Renée Fleming, Luciano Pavarotti e Plácido Domingo. E proprio i suoi cimeli sono stati donati alla Biblioteca pubblica per le arti dello spettacolo di New York al Lincoln Center, mentre la sua eredità è stata divisa "equamente tra 18 organizzazioni no-profit e un individuo, una donna che ha contribuito a prendersi cura di lei e di suo padre".

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