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Jack The Smoker e la rivalsa in Sedicinoni: “Non volevo abbandonare il rap senza un mega classico”

Jack The Smoker e Big Joe, lo scorso 19 aprile, hanno pubblicato Sedicinoni. Il disco contiene le collaborazioni di Massimo Pericolo, Salmo, Nerone, Ensi, ma anche Gemitaiz, Luis Dee, Shari e Conway The Machine, ex componente della Griselda Records. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Jack The Smoker, foto di Comunicato Stampa
Jack The Smoker, foto di Comunicato Stampa

Il ritorno alla golden-era dell'hip hop italiano ha – dallo scorso venerdì 19 aprile – un nuovo capitolo che accomuna Jack The Smoker e Big Joe. Si tratta di Sedicinoni, un album che vede al suo interno autori come Massimo Pericolo, Salmo, Nerone, Ensi, ma anche Gemitaiz, Luis Dee, Shari e Conway The Machine, ex componente della Griselda Records. Un rap che si affaccia e che tende la mano proprio alla rinascita di quell'etichetta e a quel modo di intendere il rap, che hanno reso negli anni Jack The Smoker una delle penne tecnicamente più preparate in Italia. Ma l'incontro tra Jack The Smoker e Big Joe racconta anche aspetti umani come la perdita, il cerchio della vita che si apre e chiude con Spine, brano in collaborazione con Shari. Ma anche sulle origini, sul vuoto della città, Milano, ma anche della provincia, come con Massimo Pericolo in Quadrato. Nel brano viene fotografata l'urgenza musicale con cui i protagonisti del disco hanno convissuto, dopo aver iniziato con il rap. Qui l'intervista a Jack The Smoker e Big Joe.

Come nasce Sedicinoni?

Jack The Smoker: Noi ci conosciamo da anni, ci siamo chiamati nei rispettivi dischi già dal 2011, per esempio nel mio Game Over Mixtape.

Big Joe: Ci siamo conosciuti alla serata di presentazione del disco Vendetta di Ensi nel 2008.

Jack The Smoker: Mi faceva impazzire che dei ragazzi di Palermo, come lui o Johnny Marsiglia e Luis Dee, avessero questo stile così figo pur essendo nell'era pre-internet. Uno stile americano, sembravano proprio marziani.

Quando avete capito che avreste fatto un disco assieme?

Jack The Smoker: Dopo aver fatto Ho fatto tardi e finito lo sbattimento del Covid, lui mi ha mandato un beat che sarebbe diventato No Problema.

Big Joe: Ci siamo presi benissimo, infatti dopo No Problema è diventata una discesa continua, perché ci stavamo divertendo a fare il disco.

Invece il titolo Sedicinoni?

Jack The Smoker: È venuto fuori man mano che andavamo avanti con la scrittura e la produzione. Avevamo un po' le atmosfere dei beat, poi la mia scrittura è sempre stata vivida, in questo disco ancora di più con alcune immagini. Ci sembrava di star vivendo all'interno di un film, però realistico.

Un disco che suona alla Griselda, e non solo per la presenza dell'ex membro Conway Tha Machine. Con il ritorno di tutto questo rap, credete che il pubblico sia più pronto, rispetto al recente passato, a un progetto del genere?

Jack The Smoker: È finita un po' quell'era 2016 della monoproposta, dove il rap aveva un po' stancato il pubblico. Più che il sound, adesso i progetti che stanno in piedi, vengono apprezzati. Che siano classici o moderni.

Big Joe: Sta anche sparendo questa cosa di dare una categoria alla musica.

Jack The Smoker: Secondo me adesso i progetti che raccontano qualcosa possono funzionare. Nulla impedisce a un disco del genere di arrivare alle orecchie delle persone che vivono la realtà quotidiana, di quartiere, ma anche dei rapporti umani che vengono descritti.

Nel racconto del disco, si sente molto la questione del riscatto sociale, soprattutto in Quadrato con Massimo Pericolo. Se dovessi definire adesso quale sia il tuo riscatto?

Jack The Smoker: Nella mia carriera musicale, ho sempre mantenuto un certo livello di fame interiore, di voglia di di mettermi sempre alla prova, di non stare sulla formula, di studiare sempre nuove soluzioni. Il riscatto per me è tirare fuori dei fantasmi, che negli scorsi dischi non avevo approfondito e alzare un po' la posta dell'importanza delle cose che dico.

In cosa pensi si sia evoluta maggiormente la tua scrittura?

Jack The Smoker: C'è stato un lungo periodo dove invece mi andava solo di fare dei pezzi tecnicamente potenti che fossero degli sfoggi metrici, perché a me piace questo rap. Però chiaramente qua c'è una tensione comunicativa molto maggiore.

Qual è l'obiettivo di un disco come Sedicinoni?

Jack The Smoker: C'è un discorso di riscatto per cui non volevo lasciare questa roba senza aver fatto un mega classico. Secondo me questo disco è veramente forte da quel punto di vista.

Big Joe: Un disco pregno.

Pregno anche dal punto di vista della storia che racconti in brani molto personali come 0-18, ma anche P.I.M.P e Spine. Com'è stato approcciare a questo tipo di intimità?

Big Joe: Ho cercato di mettere me stesso anche nelle produzioni più intime, Jack poi ha completato l'opera aggiungendo le sue liriche, di cose che ha vissuto nel percorso umano. I brani che hai citato, sia nei suoi che nelle barre, creano un concept all'interno del disco.

Jack The Smoker: In quest'album ho aggiunto elementi di racconto, che vanno anche oltre il mio mondo. Ho sempre avuto una gran resistenza a essere troppo intimo, perché odio il gossip personale, le storie strappalacrime fine a se stesse. Ho cercato in questo disco di raccontare le cose intime senza essere retorici. C'è tanta anima e c'è tanta ciccia in questo disco che viene fuori in maniera naturale.

Produzione preferita del disco?

Big Joe: Per quanto mi riguarda Da 0-18, sono legato a quel pezzo e alle perle che ha scritto Jack perché mi ci rivedo in tutto.

Jack The Smoker: Credo Quadrato, anche perché sembra una base dei Moob Deep, però nel 2024.

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