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Ultime notizie su Sara Pedri, ginecologa scomparsa a Trento

Tre anni dalla scomparsa di Sara Pedri, a che punto è il processo per i maltrattamenti in reparto

Tre anni dopo la scomparsa di Sara Pedri continua il processo per maltrattamenti sul luogo di lavoro nei confronti di Saverio Tateo e Liliana Mereu, primario e viceprimaria del reparto di Ginecologia di Trento.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sono trascorsi ormai tre anni dalla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa di Forlì scomparsa a Cles lo scorso 4 marzo 2021 a causa del mobbing e delle vessazioni subìte sul lavoro. La giovane lavorava nell'ospedale Santa Chiara di Trento come infermiera. Per i maltrattamenti sul luogo di lavoro è in corso un processo a carico del primario del reparto di Ginecologia Saverio Tateo e della sua vice Liliana Mereu.

Dopo la scomparsa di Sara Pedri, infermieri e medici del reparto di Ginecologia hanno fornito testimonianza di presunti maltrattamenti e di un forte stato di ansia per i lavoratori all'interno dell'ospedale di Trento. A dare il via alle testimonianze, la giovane ginecologa di Forlì che il 4 marzo 2021 si era allontanata in auto, una Volkswagen T-Roc dopo aver spento il cellulare.

L'ex primario e la vice Mereu  saranno chiamati a comparire in aula i prossimi 18 marzo e 19 aprile davanti al Giudice dell’udienza preliminare (Gup). I loro legali  hanno chiesto il rito abbreviato in aula il 12 gennaio scorso.

Sara Pedri e la sorella Emanuela
Sara Pedri e la sorella Emanuela

La scomparsa di Sara Pedri e le testimonianze degli altri colleghi

Prima di sbarazzarsi dello smartphone, la ginecologa aveva effettuato alcune ricerche sul web per raggiungere il ponte di Mostizzolo. Sul posto fu ritrovata solo la Volkswagen. Di Sara Pedri, però, nessuna traccia. Le acque del lago di Santa Giustina non hanno mai restituito il corpo ai vigili del fuoco della zona, nemmeno un frammento dei suoi vestiti.

La sua scomparsa aveva aperto una breccia nel muro di silenzi (come lei stessa scriveva nella sua agenda) del reparto ospedaliero, dando così il via a una serie di denunce sul clima che si respirava nell’ospedale di Trento. La carriera di Pedri era appena iniziata e le sue prospettive professionali, stando al parere dei tanti professionisti che negli anni avevano lavorato con lei, erano di grande respiro. La giovane era inizialmente destinata all’ospedale di Cles, dove aveva preso un appartamento, ma poi per questioni relative all’organizzazione nel periodo di pandemia, era stata trasferita nel reparto di ginecologia del nosocomio di Trento.

In poche settimane, stando a quanto raccontato anche dalla sorella Emanuela, l’entusiasmo di Sara Pedri era stato spento e pochi giorni dopo la giovane è scomparsa nel nulla.

Sara Pedri
Sara Pedri

Processo per maltrattamenti in reparto

È in corso il processo per maltrattamenti a carico dell’allora primario del reparto di Ginecologia Saverio Tateo e della sua vice Liliana Mereu, ma del corpo di Sara Pedri non è mai stata trovata traccia. In questo giorno, tre anni dopo la sua scomparsa, la famiglia della ginecologa si riunisce nella parrocchia Santa Maria Ausiliatrice della Cava a Forlì. “In questi tre anni – ha raccontato la sorella Emanuela – ho capito che il pensiero che nasce dal cuore ha la stessa potenza ed energia della presenza fisica. A volte risulta anche più forte”.

In occasione dei tre anni dalla scomparsa della ginecologa, i familiari della 31enne hanno annunciato un’iniziativa di beneficenza per sabato 9 marzo. Si tratta di uno spettacolo di beneficenza che si terrà al teatro Piccolo di Forlì. Il nome della rappresentazione teatrale è “Le foglie non si riposano mai” e mette insieme musica, prosa e corografie. Nello spettacolo, vengono portate in scena Sara Pedri, la sorella Emanuela e la madre Mirella Sintoni.

In concomitanza del terzo anniversario della scomparsa della ginecologa, nasce inoltre l’Associazione nazionale Anti-Mobbing Nostos aps.“Nostos è un dono – ha fatto sapere la sorella Emanuela sui social – che vuole dare un senso alla nostra perdita. Se riusciremo a salvare anche solo una vita ne sarà valsa la pena e sono convinta che questo sia già successo grazie a Sara e a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare il mobbing, diventando importanti testimoni per gli altri”.

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