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Spagna, filmare donne che urinano e postarle su siti porno non è reato: proteste per la decisione del giudice

Un’ondata di protesta ha travolto la Spagna dopo la decisione di un giudice di archiviare il caso che vede vittime 80 donne che sono state filmate mentre urinavano in strada e poi postate su siti porno. La vicenda iniziata nel 2019 in occasione della Festa di Maruxaina ha visto il suo epilogo nei giorni scorsi: nessun reato secondo il giudice e nessuna violazione dell’integrità morale delle donne coinvolte perché, spiega, sono state riprese mentre erano in un luogo pubblico.
A cura di Chiara Ammendola
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In Spagna è conosciuto come il caso Maruxaina, che altro non è che il nome di una celebre festa che si tiene ogni anno in Galizia, nel piccolo comune di San Ciprián, a Lugo. La vicenda riguarda 80 donne e quanto avvenuto nel 2019, in quel secondo sabato d'agosto nella cittadina galiziana che celebra il mare e le sirene: 80 donne filmate mentre urinavano e i video poi postati, a loro insaputa, su siti porno. Nei giorni scorsi un giudice ha deciso di archiviare l'intera vicenda non riconoscendo alcun reato: le donne sarebbero state filmate in strada, in un luogo pubblico, e per questo non sarebbe stata violata la privacy di nessuno né la loro integrità morale. Una decisione che ha scatenato un'ondata di proteste in tutto il Paese dove migliaia di donne sono scese in piazza per chiedere giustizia e una legge che le tuteli mentre online è nata la campagna con l'hashtag #XustizaMaruxaina (Giustizia Maruxaina).

"Ho parlato con molte delle donne vittime di questa vicenda e la sensazione per tutte è di delusione, umiliazione e vergogna – ha spiegato la presidentessa della Confederación Nacional de Mujeres en Igualdad, María del Mar Fraga – ci sentiamo ancora più umiliate dopo la decisione del giudice perché quanto accaduto è qualcosa che ci riguarda tutte come donne". Il caso è finito in tribunale nel 2020 quando numerose donne hanno scoperto che su diversi siti porno, alcuni dei quali a pagamento, circolavano video che le riprendevano mentre urinavano in strada: i loro volti e i loro organi genitali erano ovunque e senza consenso. Quelle immagini erano state girate l'anno precedente, nel 2019, proprio durante la Festa di Maruxaina: in quell'occasione, hanno poi raccontato le donne coinvolte, c'erano tante persone e i bagni messi a disposizione dagli organizzatori non erano abbastanza, per questo tantissime persone sono state costrette a urinare all'aperto. Qualcuno però ha deciso di riprenderle e di postare quei video su piattaforme che vendono al pubblico contenuti pornografici. A quel punto sono iniziate le denunce fatte sia singolarmente dalle vittime che in gruppo, denunce che però non hanno portato a nulla.

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Lo scorso marzo infatti il fascicolo è finito nelle mani del tribunale di Viveiro che si era già espresso sulla vicenda sottolineando come non ci fosse un reato effettivo visto che le donne erano state filmate in strada, in un luogo in cui avrebbero potuto essere viste da chiunque. Decisione che il giudice Pablo Muñoz Vázquez, ha confermato nei giorni scorsi, optando per l'archiviazione del caso: il tribunale dunque non procederà col processo perché alla base dell'accaduto non vi è "nessuna intenzione di violare la resistenza fisica o morale" delle donne coinvolte. "Fondamentalmente così facendo ci stanno dicendo che va bene se qualcuno ti registra per strada e poi pubblica quelle immagini su un sito porno e ci guadagna anche – spiega una delle vittime – solo perché sei in uno spazio pubblico, ciò non significa che filmare immagini intime e poi distribuirle non sia un crimine, qui si tratta di diritti fondamentali".

L'ordinanza del giudice ha generato una cascata di reazioni. Il ministro della Pari Opportunità, Irene Montero ha affermato su Twitter che "fotografare una donna senza il suo consenso e diffondere le immagini è violenza sessuale". Anche il PSdeG della provincia di Lugo ha espresso "il suo pieno sostegno alle donne che sono state violate nella loro privacy a San Cibrao" durante la Maruxaina del 2019 e la Xunta ha chiesto di regolamentare contro comportamenti che ledono la dignità femminile.

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