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Papà dona tendine al figlio 15enne per salvare il sogno di diventare calciatore. Prima volta in Italia

Per la prima volta in Italia è stata eseguita la ricostruzione del legamento crociato mediante trapianto da un essere vivente a un altro. È avvenuto a Pinerolo (Torino), dove Alessandro ha donato il tendine del ginocchio a suo figlio 15enne per consentirgli di continuare a giocare a calcio senza un alto rischio di nuovi infortuni.
A cura di Chiara Daffini
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Il primo trapianto di tendine da padre a figlio in Italia. La storia di Alessandro e Lorenzo ha commosso ed emozionato il Paese, tanto per l'amore dimostrato da un papà quanto per il coraggio e la professionalità dei medici che hanno portato a compimento l'operazione. Fanpage.it è stata a Piacenza, dove Lorenzo sta facendo riabilitazione.

Lorenzo è un adolescente di 15 anni, con le idee già chiare sulle sue passioni fin da piccolissimo: "La mia prima parola – dice a Fanpage.it – è stata gol. Ho iniziato a giocare a calcio a 4 anni in una squadretta di Piacenza e non ho più smesso".

Fino allo scorso anno, quando Lorenzo si infortuna proprio sul campo: "Stavamo giocando la semifinale del nostro campionato – continua il ragazzo – e per controllare una palla ho appoggiato male il ginocchio, capendo subito che qualcosa era andato storto".

Lorenzo guarda l'allenatore in panchina, viene soccorso e successivamente portato al pronto soccorso, ma serviranno accertamenti ulteriori per avere una diagnosi: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio.

"Dovevo tornare in campo il prima possibile"

"I primi giorni sono stati davvero duri – ricorda Lorenzo – il calcio era la mia passione ma anche la mia valvola di sfogo, senza mi sentivo perso e le ore sembravano non passare più. Ma dopo lo sconforto iniziale ho deciso di rimboccarmi le maniche per tornare a giocare il prima possibile".

La soluzione è ricostruire il legamento crociato anteriore del ginocchio, intervento di solito eseguito con due modalità: "O si prende il tendine di una persona morta – spiega a Fanpage.it Simone Perelli, il chirurgo ortopedico che ha operato Lorenzo – ma il risultato è sempre meno soddisfacente rispetto a utilizzare tessuto ancora vascolarizzato. Oppure si ricorre al tendine della stessa persona infortunata".

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Anche quest'ultima opzione presenta in alcuni casi dei problemi: "In pazienti pediatrici sotto i 16 anni – continua Perelli – spesso non si è raggiunta la piena maturità ossea e muscolare, il che significa che i tendini in questi soggetti sono ancora piccoli e potenzialmente insufficienti per costruire un legamento abbastanza forte da non rompersi più".

La prima volta in Italia

Per questo a Lorenzo viene proposta una terza alternativa: "La ricostruzione del legamento utilizzando il tendine di un'altra persona in vita – precisa il chirurgo – è stata fatta per la prima volta negli Stati Uniti nel 2008. L'idea è venuta a un papà, il cui figlio 15enne si era rotto per la seconda volta il crociato".

Nel nostro Paese però nessuno l'aveva mai fatto. "Non è una questione tecnica – dice Perelli, che da anni lavora all'Istituto catalano di traumatologia dello sport di Barcellona – quanto piuttosto burocratica, organizzativa e di costi, visto che significa ottenere diversi nullaosta e impegnare contemporaneamente due sale operatorie e due équipe chirurgiche e anestesiologiche".

Ma il dottor Perelli, insieme al collega dell'ospedale di Pinerolo, Mario Formagnana, tentano l'impresa: "L'iter è stato abbastanza lungo – racconta il medico – ma non abbiamo incontrato particolari ostacoli burocratici".

Alessandro Chirico, papà di Lorenzo
Alessandro Chirico, papà di Lorenzo

"Mi è sembrata una cosa bella"

"Quando me l'hanno proposto – ammette Alessandro Chirico, papà di Lorenzo – all'inizio ero un po' titubante, poi mi sono informato e affidato ai medici. Ho pensato che fosse una cosa bella e alla paura si è sostituita la speranza che mio figlio potesse riprendere a fare quello che ama senza l'alto rischio di infortunarsi di nuovo".

"L'operazione – racconta Chirico – è durata poco più di un'ora, poi ho aspettato Lorenzo e quando anche lui è arrivato in stanza e abbiamo capito che stavamo entrambi bene e l'intervento era riuscito, quello è stato il momento migliore".

"Problemi – assicura il papà – non ne ho avuti, solo qualche leggerissimo fastidio passeggero". E anche il decorso di Lorenzo, spiega Perelli "sta andando esattamente come previsto, anche se per un bilancio definitivo sarà necessario attendere circa un anno e vedere quando Lorenzo riprenderà a fare sport".

"Non un'operazione per tutti"

"Questo tipo di intervento – ci tiene a precisare Simone Perelli – è però necessario solo per una ristretta percentuale di pazienti pediatrici, casi da valutare con esami opportuni. Tutti gli altri possono ottenere risultati soddisfacenti anche con la tecnica tradizionale".

Nel frattempo Lorenzo sogna di rincorrere al più presto il pallone: "Qualche volta ho giocato anche con mio papà – ricorda – eravamo in squadre avversarie e ci prendevamo in giro. Magari lo faremo ancora".

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