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Matteo Messina Denaro

Messina Denaro e il selfie scattato in ospedale da latitante: “Senza malattia non mi prendevate”

“Nel momento in cui vai in un ospedale ti chiedono il telefonino. Sapevo che sarei andato a sbattere perché ho abbassato di molto le mie difese”. Matteo Messina Denaro racconta di come sia stato “costretto” all’uso della tecnologia, dopo la scoperta della malattia.
A cura di Roberto Marrone
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Nelle quasi due ore di interrogatorio, a cui  Matteo Messina Denaro viene sottoposto dai procuratori di Palermo Maurizio De Lucia e Paolo Guido, sono diversi gli argomenti trattati. Quello che più volte viene riproposto è il periodo riguardante la sua malattia. Come spiega il boss, il 3 novembre 2020 a seguito di una colonscopia fatta per un’occlusione intestinale, scopre di avere un tumore. Da lì inizia il suo indebolimento non solo fisico, ma anche legato alla sua latitanza. È un narrazione che lo stesso Messina Denaro tenta di costruire. “Allora ascolti – dice l'ex latitante a uno dei procuratori – non voglio fare né il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la malattia: senza la malattia non mi prendevate.”

Una "provocazione" che però non restituisce la profondità delle indagini degli investigatori, che hanno portato all'arresto di uno dei più ricercati latitanti degli ultimi anni. Secondo il boss ad averlo "indebolito" sarebbe stato proprio l'uso di tecnologia e cellulari.

“La tecnologia con la caverna veda che non si potranno mai incontrare e vivevo da caverna, telefonini non ne avevo  non avevo niente e non ne avevo per davvero, perché sapevo che appena nasceva un telefonino e se mi metto con la modernità vado a sbattere in un 3×2 anche perché la nostra generazione non è che aveva il telefonino da giovane, quindi sapevamo vivere anche senza il telefonino.”

C'è un momento, però, durante l'interrogatorio, in cui il Procuratore fa riferimento a una foto: “Però lei i selfie se li faceva, le cose moderne le faceva…” Il Procuratore fa riferimento al famoso selfie, uscito qualche giorno dopo l’arresto, in cui si vede Matteo Messina Denaro insieme a un medico della Clinica “La Maddalena” di Palermo, dove era in cura per il suo tumore. È proprio il boss a spiegare come sarebbe nato quello scatto.

“No le spiego, il selfie con il medico lo sa com’è nato? Perché poi uno deve pagare dazio – lui è stato uno di quelli che mi operò, il primo aiuto al fegato, io ci andavo ogni mese perché lui mi doveva visitare la ferita, me la curava lui perché era una ferita abbastanza pesante. Ad un tratto mi alzo ci salutiamo perché avevamo un rapporto… ci davamo pure del tu, abbracci, bacio, eh, sto per girarmi e mi fa così: Ce lo facciamo un selfie assieme?” che dico di no? Cioè nascevano cose che poi uno è costretto a fare.”

Messina Denaro, che secondo le ricostruzioni investigative si presentava alla clinica con il nome di Andrea Bonafede, continua dicendo che aveva raccontato al medico che il suo mestiere era quello dell’imprenditore agricolo e che produceva olio di oliva.

Il boss, dopo aver raccontato il perché della sua reticenza all'uso della tecnologia, poi aggiunge:

“Allora io sono stato costretto al telefonino perché nel momento in cui si va in un ospedale o anche al cinema la prima cosa che chiedono è nome, cognome, telefonino. Allora mi sono fatto il telefonino però soltanto per la malattia, infatti sapevo che andavo a sbattere, non sapevo quando ma lo sapevo perché ho abbassato di molto le mie difese. La Maddalena veda che a me mi telefonava decine di volte durante la settimana per curarmi anche da casa, come si fa senza telefonino? Ma poi nemmeno t’accettano.”

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