La storia di Ambra Battilana, da Berlusconi a Weinstein: “In Italia mi chiamavano prostituta, negli Usa ero un’eroina”
C'è un filo conduttore nella storia di Ambra Battilana Gutierreza, la modella italiana che ha denunciato lo scandalo del Bunga Bunga di Silvio Berlusconi e quello del caso Weinstein. Dall'ex primo ministro italiano all'ex produttore americano, la sua vita si è intrecciata con quella di due uomini molto potenti, in vicende che lei ha denunciato in circostanze diverse.
"In Italia mi sentivo bloccata, non potevo fare un casting da Mediaset, ho perso questi anni della mia vita qui" racconta a Fanpage.it Ambra Battilana, che dopo essere stata una serata ad Arcore e aver assistito alle famose feste nella villa di Silvio Berlusconi, si è costituita parte civile nel processo Ruby Bis, raccontando ai magistrati tutto quello a cui aveva assistito. Ma questa denuncia l'ha portata a finire nel tritacarne mediatico e giudiziario: "In Italia non sono stata creduta, mi hanno definita una prostituta, una persona che cercava fama, ma che fama è quella di vittima di molestie? Credete davvero che qualcuno possa voler diventare famosa per questo motivo?".
Dopo quella vicenda Ambra Battilana decide di trasferisi negli Stati Uniti, pensando di lasciarsi alle spalle quel mondo. Ma è qui, a New York, che finisce per incontrare Harvey Weinstein, potentissimo produttore cinamtografico e fondatore della Miramax, un colosso del cinema internazionale. Nel marzo del 2015, durante un provino in ufficio, i fatti denunciati dalla modella italiana: "Mi ha molestato, ha cercato di violentarmi, poi ero in ufficio, dove lui lavorava, con tanta gente fuori, e magari quello mi ha dato la possibilità di salvarmi, a differenza di tante altre donne". Dopo quell'episodio Ambra si reca subito alla Polizia, si scoprirà che lei è la prima a rivolgersi alle autorità, mentre decine di testimonianze di abusi emergeranno in seguito.
Il suo caso viene affidato alla "Special Victims Division" che inizia un'operazione sotto copertura in cui la modella indossando un registratore nascosto deve incontrare di nuovo Weinstein. In questo secondo incontro il produttore ammette di averla molestata e aggiunge “I’m use to that”, cioè “sono abituato a quello”, riferendosi ai palpeggiamenti durante i casting. Quella che sembrava la prova regina non basterà a farlo incriminare. Weinstein riesce a mettere a tacere tutto con un accordo da un milione di dollari, ma Battilana non cancella tutte le prove. L'audio di quell'incontro finirà anni dopo nelle mani del giornalista Ronan Farrow e il caso esploderà in maniera dirompente con l’inizio del MeToo. Il produttore verrà condannato a 23 e poi a 16 anni di carcere.
"Quando è uscita la verità, rispetto a quello che avevo fatto, le persone hanno iniziato a chiamarmi ‘eroe', è cambiata completamente la percezione di quello che avevo fatto, oggi mi impegno a livello sociale per far cambiare le leggi sulla prescrizione con i politici americani, per aiutare le donne a denunciare sempre", conclude Ambra Battilana.