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Matteo Messina Denaro

Giancarlo Caselli a Fanpage.it: “Cosa Nostra dopo Messina Denaro si nasconderà nell’ombra”

L’ex Procuratore Capo di Palermo: “Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro probabile che si continui con la tattica inaugurata da Bernardo Provenzano, quella del ‘cono d’ombra’, con l’obiettivo di rendere invisibile l’organizzazione, di inabissarla. In questo modo Cosa Nostra ha cercato – riuscendovi – di dissimulare il suo volto più feroce, per recuperare e sviluppare sempre più spazi di intervento”.
Intervista a Giancarlo Caselli
Ex Procuratore Capo di Palermo
A cura di Davide Falcioni
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Il 15 gennaio del 1993 Giancarlo Caselli era appena arrivato a Palermo per insediarsi a capo della Procura del capoluogo siciliano quando, durante un incontro con i giornalisti al Palazzo di Giustizia, venne raggiunto da una notizia eclatante: pochi minuti prima era stato infatti catturato Totò Riina, il mafioso più ricercato d'Italia perché a capo di Cosa Nostra.

Erano trascorsi una manciata di mesi dalle stragi di Capaci e via D'Amelio che avevano spazzato via le vite di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e degli uomini e donne delle rispettive scorte; lo Stato decise di affidarsi a un magistrato di lungo corso per guidare la lotta alla mafia. Caselli giunse a Palermo dopo una lunga stagione passata a combattere il terrorismo a Torino al fianco del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

A trent'anni di distanza Giancarlo Caselli è un uomo che si gode la pensione. Ma quando lunedì scorso, 16 gennaio, ha appreso dell'arresto di Matteo Messina Denaro ha vissuto la sensazione di un déjà-vu. Caselli era a procuratore capo di Palermo quando venne emessa la prima misura cautelare nei confronti di Matteo Messina Denaro, era là quando venne sciolto nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, c'era anche quando furono commesse le stragi di via dei Georgofili a Firenze e di via Palestro a Milano, per le quali Messina Denaro è stato condannato. Sapere "U Siccu" in manette è stato come chiudere un cerchio. Caselli ha spiegato a Fanpage.it come potrebbe evolversi ora Cosa Nostra.

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Dottor Caselli, cosa risponde a chi dice che Matteo Messina Denaro si "è fatto catturare" dopo una trattativa e dopo il raggiungimento di un accordo. È un’ipotesi verosimile?

È una lettura che mi sembra più che altro appartenere alla categoria dei dubbiosi a prescindere, che in crescendo comprende anche i prevenuti, gli ostili, i complottisti: tutti quelli che in modo o nell’altro, anche se le indagini sono appena iniziate, "sentono" puzza di marcio senza che neppure si affacci alla loro mente una possibile presunzione di non colpevolezza degli "accusati". Per parte mia il racconto del Procuratore di Palermo e degli uomini del ROS mi è sembrato convincente. E voglio ringraziarli ancora una volta.

Perché sono serviti 30 anni per arrestare il boss?

Trent’anni sono più di Riina e meno di Provenzano. Ovviamente sono tanti e non possono non stupire. Va comunque tenuto ben presente che le associazioni di tipo mafioso non operano nel vuoto. Sono inserite in un sistema di rapporti di complicità che coinvolgono professionisti, imprenditori, amministratori pubblici, uomini politici, massoni… soggetti che affiancano i capi della mafia e formano la "borghesia mafiosa" o "zona grigia". È proprio questa a costituire la vera spina dorsale del potere mafioso. In sostanza, la mafia è forte non solo per la sua organizzazione interna ma anche per le alleanze e gli appoggi esterni, e sono questi che ne spiegano la resilienza nel tempo, oltre a favorire le lunghe latitanze.

Quali segreti potrebbe svelare Matteo Messina Denaro? Quanto è importante trovare il suo archivio e i suoi documenti?

Archivio o meno, Messina Denaro è certamente depositario di conoscenze che – se rivelate – farebbero scoprire pezzi importanti, forse decisivi di un quadro che tuttora è incompleto. È la speranza di tutti, in particolare dei familiari delle vittime, che continuano a soffrire un dolore profondo dell’anima anche per la mancanza di completa verità e giustizia.

Con l'arresto di Matteo Messina Denaro l’era dei corleonesi è davvero finita?

Non si deve dimenticare che Cosa Nostra, tutte le mafie in verità, non sono soltanto una banda di gangster. Esse sono anche e soprattutto un’organizzazione criminale strutturata. Arrestare i singoli componenti dell’ associazione criminale è molto importante, più se ne arrestano ovviamente meglio è, ma l’organizzazione in sé può resistere ad una certa emorragia di affiliati, anche eminenti.

 Si rischia una scia di sangue per individuare un nuovo capo di Cosa Nostra?

Certezze non se ne possono avere ma mi sembra probabile che si continui con la tattica inaugurata da Bernardo Provenzano, cui Matteo Messina Denaro si è accodato. È la tecnica del "cono d’ombra", con l’obiettivo, appunto, di rendere invisibile l’organizzazione, di inabissarla. In questo modo Cosa Nostra ha cercato – riuscendovi – di dissimulare il suo volto più feroce, per recuperare e sviluppare sempre più spazi di intervento e per rafforzare i meccanismi di accumulazione di capitale illecito (che è da sempre il suo obiettivo principale).

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