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News sull'omicidio di Alice Scagni a Genova

Fascicolo omissioni su Scagni, a giorni decisione su archiviazione. La madre: “Mia buona memoria li agita”

Il giudice si è riservato la decisione sull’eventuale archiviazione del fascicolo bis nei confronti di 112 e Salute Mentale per il caso di Alberto Scagni, condannato invece a 24 anni per l’omicidio della sorella Alice. La madre del 42enne a Fanpage.it: “Doloroso ricordare l’abbandono della società, la mia memoria limpida e coerente li preoccupa. Non sono tranquilli sul lavoro svolto”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
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Sulla possibile archiviazione del fascicolo "bis" per omissioni nel quale sono coinvolti gli agenti del 112 e il centro di Salute Mentale di Genova, il giudice si è riservato la decisione dopo l'udienza tenutasi oggi, martedì 5 marzo. La decisione sull'indagine bis relativa all'omicidio di Alice Scagni e al mancato intervento (richiesto telefonicamente dai genitori) per il killer e fratello della vittima, il 42enne Alberto, arriverà entro qualche giorno. 

Nella giornata di oggi, invece, il legale Fabio Anselmo e i genitori del 42enne giudicato seminfermo mentalmente per l'omicidio della sorella Alice, si sono recati in aula per la discussione sull'eventuale archiviazione del fascicolo relativo all'intervento del 112 e della dottoressa della Salute Mentale, che i familiari del 42enne avevano già incontrato e che Alberto avrebbe dovuto vedere il 2 maggio, un giorno dopo il delitto.

Secondo i legali di Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice, le registrazioni degli interrogatori fatti ai due agenti del 112 che raccolsero la telefonata dei coniugi mostrerebbero gravi contraddizioni. Stando a quanto riferito da uno degli agenti interrogati, il capoturno del 1 maggio 2022 "non aveva ricollegato l'identità di Alberto Scagni al 42enne che aveva dato fuoco alla porta di casa della nonna il giorno prima". Dall'analisi del suo stesso verbale, invece, risulta che l'agente avesse trascritto nome e cognome dell'uomo (ripetuto appena 24 ore dopo dai genitori per chiedere aiuto), riferendosi a lui come "nipote psichiatrico della vittima". Per la difesa, la definizione avrebbe dovuto essere un'indicazione sulla procedura da eseguire immediatamente per evitare un tragico epilogo, prontamente verificatosi sotto casa di Alice Scagni.

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Presenti in aula nella giornata di oggi anche Graziano Scagni e Antonella Zarri. A Fanpage.it, Zarri ha raccontato gli attimi trascorsi in aula. "Eravamo in Tribunale – ha raccontato – ed è stato devastante rivivere l'abbandono di quei giorni da parte della società. Gli indagati avevano come unica difesa l'accusa nei nostri confronti, in particolare nei mei. Comprendo che la mia memoria coerente e limpida possa far temere, non essendo tranquilli per il lavoro svolto. La Procura naturalmente ha dimostrato negli interrogatori la splendida sintonia con gli indagati e ben si è guardata dal farsi domande logiche oltre il ‘minimo sindacale’. Come hanno svolto il loro ruolo di prevenzione i due agenti intervenuti 24 ore prima a casa di mia suocera? Perché hanno omesso di far partire la denuncia per estorsione nei confronti di Alberto quando la nonna ha chiaramente dichiarato che la porta di casa era stata incendiata dopo il rifiuto di fornirgli denaro? La pm si è astenuta anche di chiedere se fosse vero che in italiano del tutto comprensibile avessi manifestato la paura che avevamo di nostro figlio e la richiesta di non farci finire come i genitori di Benno Neumair".

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