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Matteo Messina Denaro

Beni confiscati alla mafia, boom a Trapani. Sono 327 di cui 121 riconducibili a Messina Denaro

Subito dopo la provincia di Palermo, quella di Trapani si conferma uno dei territori con più beni confiscati alla criminalità organizzata. Ad oggi ammontano a 327 (per un valore di circa 13 milioni di euro) i beni sequestrati attualmente in disuso.
A cura di Roberto Marrone
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La conferenza stampa a Trapani
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Subito dopo la provincia di Palermo, quella di Trapani in Sicilia si conferma uno dei territori con più beni confiscati alla criminalità organizzata. Per la precisione ad oggi ammontano a 327 (per un valore di circa 13 milioni di euro) i beni sequestrati ai mafiosi trapanesi e attualmente in disuso.

Nella giornata di ieri 19 aprile presso la Prefettura di Trapani ha preso avvio il ciclo 2023 di conferenze di servizi indette dall’Agenzia Nazionale per l’assegnazione di beni immobili e terreni attualmente destinabili, definitivamente confiscati alla criminalità organizzata all’esito di procedimenti penali e di prevenzione.

Alla conferenza ha partecipato il Prefetto di Trapani Filippina Cocuzza, il Prefetto Bruno Corda direttore dell’Agenzia, il sottosegretario al Ministero dell’Interno on. Wanda Ferro insieme a numerosi sindaci, associazioni no profit e forze dell’ordine del territorio.

Come sottolineato dagli organizzatori la scelta di iniziare con la Provincia di Trapani è strettamente legata al valore simbolico rappresentato dalla destinazione per fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

È emerso che sono ben 121 i beni riconducibili all'ex superlatitante Matteo Messina Denaro, di proprietà non solo di familiari, ma di vari boss locali e di suoi presunti affiliati che hanno permesso il suo mantenimento durante gli anni della latitanza.

Dopo diversi anni di attesa, saranno 288 sui 327 totali i beni che verranno immediatamente assegnati così come illustrato durante la conferenza stampa. In particolare, toccherà al comune di Castelvetrano, città natale di Matteo Messina Denaro, il numero maggiore di beni confiscati.

Nello specifico toccheranno 109 beni per un valore di 4,5 milioni: 73 terreni agricoli, 3 abitazioni, 3 appartamenti in condominio, 10 locali di deposito, 1 fabbricato in costruzione, 6 terreni, 3 box garage, 8 terreni con fabbricato rurale e 2 altri beni.

A Campobello di Mazara, dove ha vissuto il boss negli ultimi anni, toccheranno 49 beni (1,8 milioni): 10 appartamenti in condominio, 3 abitazioni indipendenti, 5 magazzini, 1 villa, 1 terreno con fabbricato rurale, 3 terreni agricoli, 2 negozi, 3 box garage, 21 terreni.

Nel prossimo futuro, una volta concluse le indagini da parte della Procura, anche le numerose abitazioni sequestrate ai recenti presunti fiancheggiatori verranno inseriti all’interno dei beni confiscati da assegnare.

A Salemi invece sono 54 i beni che verranno messi a disposizione, per un valore di 514.576 euro, A Custonaci 52 beni (per un valore di quasi 2 milioni) tra fabbricati, alberghi e pensioni. Castellammare del Golfo riceverà 49 beni (539.988 euro), a Trapani toccheranno 5 beni (23.445 euro), tre terreni agricoli (4.184 euro) andranno a Paceco. Un albergo dal valore di 3,5 milioni andrà al comune di Valderice. Un’abitazione indipendente (56.160 euro) al comune di Partanna. Un terreno agricolo (3.014 euro) a Marsala e un terreno dal valore di 5.782 euro al comune di Alcamo.

"I Sindaci – commenta il Prefetto Cocuzza – devono adesso dimostrare il valore di questi beni per la collettività". Il Prefetto Bruno Corda, direttore dell'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, aggiunge: "Siamo al momento finale di una procedura che dura anni. La perdita di questi beni da parte della mafia dimostra che la legalità ha un suo valore".

"L’esempio della presenza dello Stato che arriva sempre – ha affermato il Sottosegretario Ferro – è testimoniato dal fatto che ben 121 beni destinati sono riconducibili a soggetti legati a Matteo Messina Denaro. Ancora una volta si dimostra che gli investimenti criminali sono destinati a ritornare nelle mani dei cittadini onesti e della comunità. Infatti, come testimonia quell’arresto anche attraverso i beni in questione, chi costruisce sulla sabbia non può pensare di aver costruito sulla roccia".

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