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Barcellona Pozzo di Gotto, picchiati e sequestrati dalla famiglia adottiva: condannati i genitori

Un uomo e una donna di 46 e 41 anni sono stati condannati per maltrattamenti sui due figli adottivi. Stando a quanto rilevato dalle forze dell’ordine, i due picchiavano e umiliavano i ragazzini, segregandoli in spazi angusti e costringendoli a mangiare a terra.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Un uomo e una donna rispettivamente di 46 e 41 anni, residenti nell'hinterland di Barcellona Pozzo di Gotto, sono stati arrestati per maltrattamenti su due dei tre figli adottivi. Una storia agghiacciante che ha sconvolto l'intero comune del Messinese. I maltrattamenti si sarebbero verificati tra il 2016 e il 2020 ai danni di due dei tre figli, un maschio e una femmina, all'epoca dei fatti ancora minorenni.

Prima di far scattare i provvedimenti del caso, sono state però necessarie due denunce arrivate in seguito alla fuga dei due bambini maltrattati. Un'inchiesta era infatti stata archiviata dopo la fuga del primo figlio adottivo che era scappato di casa ed era successivamente stato riaffidato a una comunità di Barcellona Pozzo di Gotto.

È stata la fuga della seconda figlia adottiva, avvenuta appena qualche mese dopo, a riaccendere i riflettori sulla vicenda. La ragazzina è stata trovata scalza e terrorizzata da un carabiniere fuori servizio in una frazione del comune. A lui ha confidato di essere fuggita dai maltrattamenti dei genitori che spesso la picchiavano, umiliavano e segregavano per giorni in un'intercapedine ricavata tra una persiana e gli infissi sulla veranda.

La piccola ha raccontato in caserma quanto subito in 4 anni insieme al fratello, dettagliando per filo e per segno la tristezza dei pasti consumati a terra, i giorni di segregazione e la loro disperazione ripresa da alcune telecamere piazzate in casa dai familiari adottivi. Proprio le immagini registrate dalla coppia hanno dato un assist all'inchiesta che ha finalmente dato i suoi frutti con il fermo del 46enne e della consorte 41enne. Lei sconterà 4 anni di reclusione, mentre l'uomo 3 anni e 12 mesi per aver scelto il rito abbreviato.

I due ragazzini maltrattati venivano tenuti a debita distanza dalla terza figlia che viveva in ambienti sperati della stessa casa. Gli "spazi" nei quali i due minori erano costretti a vivere erano costantemente monitorati dalle telecamere.

Durante la perquisizione in casa e il sequestro delle telecamere, la 41enne condannata ha ammesso di tenere separata l'ultima figlia dai due adolescenti, affermando perfino di aver chiuso per ore i figli dentro l'intercapedine tra la porta-finestra e la persiana per "punizione".

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