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L’Arabia Saudita ha giustiziato 47 condannati per terrorismo

L’annuncio del ministero dell’Interno saudita: le persone messe a morte erano state condannate per aver progettato e compiuto attacchi terroristici contro civili.
A cura di Susanna Picone
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L'Arabia Saudita ha giustiziato 47 persone condannate per terrorismo. Lo ha annunciato, secondo quanto riferisce al Arabiya, il ministro dell'Interno. Si tratta delle prime esecuzioni del 2016 nel Paese, che ha giustiziato almeno 153 persone nel 2015. Le condanne sono state eseguite tramite decapitazione. Tra le persone messe a morte – tutti condannati per aver progettato e compiuto attacchi terroristici contro civili – c’è anche un alto dignitario sciita, Nimr Baqer al-Nimr, noto per le sue posizioni contro il governo saudita. Il religioso sciita era stato arrestato nel 2012 e condannato l’anno scorso per sedizione. Lo sceicco è stato uno dei leader del movimento di protesta partito nel 2011 nella provincia orientale del Qatif, dove la numerosa popolazione sciita reclamava più diritti e meno discriminazione da parte della monarchia saudita, a maggioranza sunnita. Il suo arresto provocò anche proteste di piazza represse dal regime. L'Iran aveva avvertito che Riad avrebbe “pagato cara” l'esecuzione di Nimr. Tra gli altri giustiziati ci sarebbe anche un presunto leader di al Qaeda in Arabia Saudita, Faris Zahrani. Secondo il ministero la maggior parte delle persone giustiziate erano coinvolte in attacchi attribuiti ad Al Qaeda e avvenuti tra il 2003 e il 2006 e provenivano da 12 regioni del paese.

Arabia Saudita tra i governi con il più alto numero di esecuzioni nel mondo – Secondo i dati forniti da Amnesty International, l'Arabia Saudita è tra i Paesi con il più alto numero di esecuzioni nel mondo, secondo solo da Cina e Iran. Inoltre, in concomitanza con l’aumento delle esecuzioni, è salito il numero di persone giustiziate per reati non letali, in particolare per droga, secondo Amnesty International almeno 63 fra gennaio a novembre 2015.  In un rapporto pubblicato in estate Amnesty cita il caso di al-Shammari Lafi, un cittadino saudita, senza precedenti penali che è stato giustiziato a metà 2015 per traffico di droga.

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