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Violenza omofobica a Milano: “Spintoni e pugni e nessuno che ci ha aiutato”

Il racconto di Paolo Micera, ragazzo di 35 anni (compiuto proprio sabato, giorno della violenza) aggredito insieme al compagno, William, in pieno centro in Via Torino a Milano: “Erano tre e poi sono diventati tanti. Perché tanta violenza? Perché non c’era nessuno a intervenire?”
A cura di Biagio Chiariello
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il racconto di paolo micera aggredito col compagno in pieno centro

Una aggressione in pieno centro a Milano. Ma non si tratta di uno scippo o di una rapina. E' una brutta storia di violenza omofobica in Via Torino, avvenuta tra la gente affaccendata a fare compere e i negozi addobbati per Natale. A raccontarla è Paolo Micera in una lettera da lui stesso inviata a Repubblica.

Sono le 19.30 di sabato 19 novembre. Il ragazzo passeggia fianco a fianco al suo compagno, William, per le strade del centro. Non è una giornata come tutte le altre. Paolo, infatti, compie 35 anni proprio quel giorno e ha deciso di passarlo insieme alla persona che ha scoperto di amare. Ma non è una giornata come le altre, anche perchè altrimenti non saremmo stati qui a parlarne. All'improvviso si scatena la violenza, la brutalità senza ragione «di una banda di ragazzi minorenni forse filippini, forse sudamericani, non so e non conta neanche tanto.

Erano tre e poi sono diventati tanti. Spintoni e pugni, tanti pugni. In quel momento non capisci bene cosa stia accadendo. Pensavo solo “copri il volto, copri il volto”. L’ho fatto e sono finito contro una serranda. Poi ho aperto gli occhi, c’era William che mi diceva di stare tranquillo, che era tutto finito. Aveva un occhio nero e sangue ovunque che gli scendeva dal naso. Ma era in piedi. Tanta gente intorno a noi ma nessuno aveva chiamato la polizia. Ci hanno raccontato che a salvarci è stato un ragazzo di colore, forse anche lui non proprio in regola visto che al momento dell’arrivo dell’ambulanza è fuggito via. Forse non aveva il permesso di soggiorno e secondo me lo meriterebbe. Ero lì contro la serranda aspettando che finissero. Non c’era nessuno ad aiutarci; forse le tante persone accanto a noi avevano le mani impegnate a reggere le borse del loro scintillante shopping.

“ Erano tre e poi sono diventati tanti. Spintoni e pugni, tanti pugni. ”
Paolo Micera
Spaventati e insanguinati i due ragazzi vengono prima medicati in ambulanza e poi si recano in caserma. Qui viene spiegato loro di essere stati vittime dell'ennesimo episodio di bullismo da parte di ragazzini. Quindi il fotorinoscimento «tantissimi ragazzi minorenni, senza guida. Erano tanti, tutti liberi, tutti fuori, tutti in giro in tante Via Torino. E, sorpresa, c’erano italiani, filippini, africani, cinesi, italiani, inglesi, sudamericani e ancora italiani. Perché in fondo la violenza, purtroppo, non ha nazionalità.»

Ci sono tante domande in tutta questa storia. Perché tanta violenza? Perché non c’era nessuno a intervenire? Come è possibile in pieno centro a Milano essere aggrediti così? Dove sono le autorità che dovrebbero vigilare? Qualche ora al Policlinico, Tac, radiografia e visita neurologica. Tante persone in gamba, professionali. Io intanto guardavo il mio William, che mi sorrideva con il labbro rotto, ed era un modo per dirmi «cisiamoancora». Oggi, the day after, i lividi sono più viola, la testa batte un po’ di più, ma soprattutto ci sono quegli attimi di violenza, quel lampo in mezzo a una passeggiata che non vogliono andare via. Andranno via presto, lo so. Ma non dovrebbero. Non se prima non riusciamo qc ottenere una città più sicura, a cambiare in noi stessi quell’atteggiamento di indifferenza e paura. Paura nel dire, nel fare, nel denunciare.


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