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Sanità, CGIA: “Regioni indebitate per 24 miliardi di euro”

Uno studio della CGIA di Mestre svela i debiti accumulati dalle regioni nei confronti dei fornitori: 24 miliardi di euro, un quarto dei quali nel solo Lazio .
A cura di Davide Falcioni
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Ventiquattro miliartdi di euro: a tanto ammontano i debiti accumulati dal sistema sanitario italiano nei confronti dei fornitori. I dati, forniti da una ricerca della CGIA di Mestre, sono riferiti al 2013 e secondo l'associazione potrebbero essere ampiamente sottostimati. Nel conteggio, infatti, non sono stati calcolati i mancati pagamenti delle Asl di Toscana e Calabria, mentre la sanità regionale più indebitata è quella laziale, con 5,9 miliardi di euro, quasi un quarto del totale. Alle spalle del Lazio ci sono Campania, Lombardia e Piemonte, rispettivamente con 3,8 e 2,2 miliardi di euro, mentre il Veneto deve sborsare ancora 2 miliardi. Il calcolo in rapporto alla popolazione residente svela che il il primato spetta al Molise, con 1.416 euro pro capite. Seguono il Lazio, con 1.017 euro pro capite, la Campania con 660 euro pro capite e il Piemonte, con 510 euro per ogni residente.

"Sebbene negli ultimi anni l'andamento dello stock del debito sanitario risulti in calo – dice Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – è verosimile ritenere che il dato riferito al 2014 non si dovrebbe discostare moltissimo da quello relativo al 2013. Ovviamente, le politiche messe in atto dagli ultimi Governi attraverso le anticipazioni di liquidità sono proseguite anche l'anno scorso. Tuttavia – aggiunge -, tenendo conto del fatto che nel corso del 2014 dovrebbe essersi accumulata una nuova quota di debito sanitario e aggiungendo i mancati pagamenti della Toscana e della Calabria, il debito complessivo non dovrebbe allontanarsi di molto dal risultato emerso nella rilevazione del 2013″.

Secondo Bortolussi l'indebitamento è causato da un lato dalle Asl che pagano con molto ritardo: "E' anche ormai noto che in molti casi le forniture vengono acquistate ad importi superiori ai prezzi di mercato e con forti differenze a livello regionale. Se, come ha avuto modo di denunciare nel novembre scorso il ministro Beatrice Lorenzin, nella sanità si annidano circa 30 miliardi di euro di sprechi – aggiunge -, è verosimile ritenere che una parte dei ritardi nei pagamenti sia in qualche modo riconducibile a questa criticità. In altre parole, non è da escludere che tra le parti avvengano degli accordi non scritti per cui le Asl o le case di cura impongano ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi, ma a prezzi superiori rispetto a quelli, ad esempio, praticati nel settore privato".

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